Pagelle Tirreno-Adriatico 2024: Jonas Vingegaard è sempre fenomenale – Ayuso ci prova, Del Toro è già una realtà – Philipsen timbra, Milan la nota italiana positiva

Jonas Vingegaard (Visma | Lease a Bike), 10 e lode: Quando la strada sale, non ce n’è per nessuno. Uno scatto e tanti saluti alla concorrenza, che sembra quasi rassegnata all’inevitabile distacco che il danese infliggerà da quel momento fino all’arrivo. La cronometro non era adatta alle sue caratteristiche e anche l’orario di partenza si era rivelato una scelta non impeccabile. Alla lunga, però, ha messo le cose a posto, portando a casa due vittorie di tappa e quella nella classifica generale. In bacheca ora, oltre a due Tour de France, al Giro dei Paesi Baschi e al Giro del Delfinato, ha anche il Tridente della Corsa dei Due Mari. In tutto i successi in carriera sono 34: alla faccia di chi dice che corre un mese all’anno…

Isaac del Toro (UAE Team Emirates), 9: Gli anni sono 20 e la classe è già notevolissima. Il neopro’ messicano chiude al quarto posto nella classifica generale dopo aver fatto eccellente mostra di sé nelle due frazioni più esigenti dal punto di vista altimetrico e dopo essere stato un validissimo supporto per il compagno di squadra Juan Ayuso. La sua stagione da matricola era iniziata molto bene in Australia e sta continuando ancora meglio, dato che il ragazzo ha confermato, in un palcoscenico di alto livello, di avere anche caratteristiche di recupero importanti in chiave corse a tappe.

Jonathan Milan (Lidl-Trek), 9: Ad eccezione delle tappe di montagna conclude le altre cinque giornate sempre nei primi dieci, con due vittorie, un podio a cronometro e un secondo posto in un arrivo difficile come quello di Gualdo Tadino. La maglia ciclamino è inevitabile conseguenza di continuità, versatilità e qualità che possono continuare a regalargli grandissime soddisfazioni.

Juan Ayuso (UAE Team Emirates), 8,5: Sfodera una brillantissima esibizione nella cronometro inaugurale, dove riporta una vittoria per certi versi sorprendente e sicuramente preziosa. Gestisce bene la situazione nei primi giorni di corsa, da capoclassifica, poi è costretto a chinare il capo di fronte allo strapotere di Jonas Vingegaard, da lui stesso indicato come “fuori categoria”. Chiude al secondo posto, riuscendo anche a metabolizzare qualche momento di difficoltà e dando prova di saper rimanere lucido quando serve.

Jai Hindley (Bora-hansgrohe), 8: È probabilmente l’unico che, quantomeno, prova a mettere in difficoltà Vingegaard, principalmente nella tappa di Monte Petrano, dove sono lui e la sua squadra a far esplodere la bagarre sulla salita finale. Alla fine, il danese si dimostra troppo superiore, ma l’australiano riesce a portare a casa il terzo posto di giornata, replicando il piazzamento del giorno prima, e grazie anche a una buona cronometro inaugurale chiude terzo anche sul podio finale.

Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck), 7,5: La vittoria di Follonica sembra aprire al nuovo dominio, invece nelle giornate successive fa fatica, complice forse anche la caduta a Gualdo Tadino, dove era in lizza per la vittoria. Comunque, resta una garanzia e il segno riesce a lasciarlo ormai praticamente sempre nelle corse a tappe.

Ben O’Connor (Decathlon Ag2r La Mondiale), 7: Conferma di stare attraversando un ottimo momento, sia fisico che per quel che riguarda il morale. Porta a termine una cronometro notevole, per i suoi livelli consueti nella specialità, e quando la strada sale rimane con i migliori (escluso Vingegaard, ovviamente…). Alla fine, il quinto posto in classifica generale, dopo il secondo all’UAE Tour, è un risultato di spessore, anche in chiave punti per la squadra.

Kévin Vauquelin (Arkéa-B&B Hotels), 7: È la grande speranza, presente e soprattutto futura, della sua squadra e il 22enne ha dato una bella prova di una maturazione in corso. Già spesso protagonista nelle corse di medio livello, il francese si è fatto rispettare anche in un contesto di alto profilo, facendo una buona cronometro, chiudendo terzo sul difficile arrivo di Gualdo e portando a termine la corsa con un ragguardevole decimo posto nella classifica generale.

Phil Bauhaus (Bahrain-Victorious), 7: Una volata perfetta a Gualdo Tadino dove conferma il suo ottimo feeling con la corsa italiane, trovando così ancora un bel successo nella massima categoria. Non sarà tra i velocisti più appariscenti, ma è solido e sa rispondere presente quando chiamato in causa.

Andrea Vendrame (Decathlon Ag2r La Mondiale), 6,5: Pronto a lavorare per i compagni, non manca inoltre di provare a giocarsi le sue carte quando ne ha l’occasione tra fughe e volate.

Axel Zingle (Cofidis), 6,5: Pluripiazzato nelle prime giornate di gara, ci prova anche in salita per aiutare la squadra, ribadendo di non essere solo un velocista. Per il 25enne transalpino un’altra prestazione importante in un periodo di grande crescita che ora non resta che scoprire dove lo porterà.

Thymen Arensman (Ineos Grenadiers), 6,5: Mai molto appariscente, il 24enne neerlandese si conferma comunque corridore piuttosto costante e, dopo il sesto posto finale del 2022, ripete lo stesso piazzamento in questa edizione. Non si mette particolarmente in evidenza, se non per una bella rimonta che gli consente di non perdere secondi preziosi nella quarta tappa, dopo essere stato vittima di un problema meccanico a pochi chilometri dall’arrivo, ed è tra i migliori nelle due tappe decisive, ben supportato anche da Pidcock.

Cian Uijtdebroeks (Visma | Lease a Bike), 6,5: Avendo in squadra Vingegaard, il suo ruolo è soprattutto quello di restare al coperto e provare a seguire gli altri uomini di classifica, cosa che gli riesce benissimo nelle giornate decisive, concludendo così con un comodo settimo posto nella generale.

Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan), 6: Alla fine, è il miglior italiano in classifica generale. Chiude infatti 14esimo, dopo aver tenuto botta nelle tappe più dure ed essere così riuscito a rimediare a una cronometro inaugurale quantomeno complicata (136esimo a più di 1′ dal vincitore Ayuso). Con un occhio al Giro d’Italia, può tutto sommato uscire dalla Corsa dei Due mari con alcune indicazioni positive.

Biniam Girmay (Intermarché-Wanty), 6: Nelle due volate alle quali riesce a prendere parte, chiude una volta terzo e una quarto, anche se entrambe sono viziate da dei cambi di direzione che, nel primo caso, portano la giuria a declassarlo all’ultimo posto del gruppo. Non porta poi a termine la corsa, ma porta comunque a casa un paio di piazzamenti buoni per il morale.

Amaury Capiot (Arkéa-B&B Hotels), 6: Altri piazzamenti per un corridore solido, che quando c’è da gettarsi nella mischia non si tira indietro raccogliendo punti preziosi per il team appena ne ha l’occasione.

Romain Gregoire (Groupama-FDJ), 6: Parte bene, poi con il passare dei giorni cede posizioni, ma non smette mai di lottare, chiudendo alla fine fuori da una top10 che avrebbe significato molto per lui. Per lui comunque un apprendistato importante in una corsa di primo piano.

Ben Healy (EF Education-EasyPost), 6: In una Tirreno senza tappe particolarmente adatte alle sue caratteristiche, si mette in evidenza andando all’attacco da lontano in un paio di occasioni.

Alexander Kristoff (Uno-X Mobility), 6: Il secondo posto nella tappa finale, oltre a confermare le sue grandi capacità tattiche per quella mossa che ha provato a mandare a segno un generoso Søren Wærenskjold (6,5), ne dimostra ancora una volta la grande solidità e resistenza. Se nelle prime giornate fa fatica, anche stavolta emerge con il passare dei giorni e della fatica. Di buon auspicio.

Lennard Kämna (Bora-hansgrohe), 6: Qualche sprazzo, un buon lavoro al servizio del team, fino a chiudere in una ottava posizione che per lui non significa moltissimo, ma è comunque sintomo delle qualità complessive di un team che ha più pedine da giocare quando serve.

Tom Pidcock (Ineos Grenadiers), 6: Con una condizione che è sembrata migliorare di giorno in giorno, chiude al nono posto della classifica generale e con un paio di discreti piazzamenti nelle tappe più esigenti dal punto di vista altimetrico. Qualche rimpianto per la tappa di Giulianova, dove una migliore gestione delle forze, e anche un supporto maggiore da parte della squadra, avrebbero potuto consentirgli quantomeno di giocarsi delle carte-vittoria.

Davide Piganzoli (Team Polti-Kometa), 6: Il primo impatto con una corsa WorldTour ricca di grandi nomi è tutto sommato piuttosto positivo. Riesce a centrare la top-20 nelle due tappe più dure e chiude così tra i primi venti anche nella classifica generale, secondo miglior italiano.

Wout Poels (Bahrain Victorious), 6: Non era qui per fare classifica, ma nelle ultime giornate si mostra in crescita e alla fine sfiora una top 10 che sarebbe stata solo l’ennesima conferma della sua longevità.

Davide Cimolai (Movistar), 6: Non era impossibile pensare che potesse ottenere qualcosa di più, ma con le poche occasioni che ha avuto il terzo posto dell’ultimo giorno è comunque un buon segnale che se gli si lascia spazio può togliersi ancora soddisfazioni importanti.

Giovanni Lonardi (Polti-Kometa), 6: Al cospetto di un parterre di assoluto livello, il corridore veronese raccoglie due top10 che con un pizzico di fortuna potevano anche essere qualcosa in più.

Ethan Vernon (Israel-Premier Tech), 5,5: Parte bene, sfiorando il podio nelle prime due giornate, poi non trova più la gamba per essere con i migliori. Sicuramente ci si aspettava qualcosa in più dopo l’ottimo inizio di stagione.

Richard Carapaz (EF Education-EasyPost), 5,5: Chiude la corsa con una caduta, fortunatamente senza gravi conseguenza, ma ormai le sue tappe erano andate. Arrivato in Europa dopo la bella prestazione al Tour Colombia, continua a non trovare la gamba che gli consente di giocarsela con i migliori, correndo ancora da battitore libero, anche senza fortuna, ma da lui ci si aspettava qualcosa in più.

Antonio Tiberi (Bahrain Victorious), 5.5: Intorno a lui c’era molta attesa, forse troppa. Comincia con una cronometro eccellente, è sempre presente nei convulsi finali di tappa di metà settimana e si presenta alla frazione di Monte Petrano fra i primi 10 della generale. La salita di Cagli però gli risulta indigesta e finisce per accusare un distacco molto ampio. Le qualità ci sono, il ciociaro si potrà sicuramente riscattare.

Tim Merlier (Soudal-QuickStep), 5,5: Un secondo posto è troppo poco per lui, che arrivava dal trionfale UAE Tour e che si presentava come l’uomo da battere. Anche sfortunato, non riesce a portare a termine l’ultima tappa che poteva essere un’altra grande occasione per lui.

Enric Mas (Movistar), 5: Era alla prima corsa stagionale ed è facile pensare che la condizione sia ancora da affinare. Sul suo terreno, la salita, rimane comunque in secondo piano rispetto ad altri corridori che paiono più brillanti e anche più combattivi. Da vedere se acquisirà brillantezza con il passare delle settimane.

Caleb Ewan (Team Jayco AlUla), 5: Sostanzialmente, non si vede. A Follonica chiude 15esimo, i traguardi di Gualdo e Giulianova, che un tempo lo avrebbero stuzzicato parecchio, lo vedono chiudere nelle retrovie e poi salta la volata di San Benedetto del Tronto per via del ritiro fatto registrare il giorno prima.

Tao Geoghegan Hart (Lidl-Trek), 5: Si presentava come papabile, almeno, per le prime posizioni della classifica finale, ma è finito parecchio indietro, respinto in maniera secca dalle salite presenti nel percorso di quinta e, soprattutto, sesta tappa. Non va dimenticato che l’inglese deve ritrovare ancora le sensazioni migliori dopo il grave infortunio della scorsa stagione, ma lui e la squadra si aspettavano comunque qualcosa in più.

Mark Cavendish (Astana Qazaqstan), sv: Sfortunato a Follonica, dove una foratura gli impedisce di partecipare allo sprint, nelle due giornate seguenti non riesce a seguire il ritmo del gruppo, palesando forse qualche problema o un affaticamento, e nella quinta tappa finisce fuori tempo massimo.

Daniel Felipe Martinez (Bora-hansgrohe), sv: Dei tre capitani Bora è il più deludente, non riuscendo a seguire i migliori nella quinta tappa. Si riscatta parzialmente il giorno seguente mettendosi a disposizione di Hindley, per poi ritirarsi a causa di un problema al ginocchio che spiega la sua corsa complicata.

Max Poole (Team dsm-firmenich PostNL), sv: Una caduta nella sesta tappa lo mette ko e lo costringe al ritiro con una frattura, ma fino a quel momento la sua gara era stata piuttosto positiva, sicuramente migliore di quella del compagno di squadra Romain Bardet (sv), anche lui fuori gara per una caduta.

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