Incidenti, cinque ciclisti morti in Italia durante la prima settimana di riapertura dopo il lockdown

Oltre 50 incidenti di cui cinque mortali. È questo il drammatico (e molto parziale per quanto riguarda i sinistri) bilancio della prima settimana di ritorno in sella dopo la riapertura del lockdown e l’inizio della fase 2. In tutto il paese, con limitazioni più o meno stringenti in base a ordinanze regionali, da lunedì 4 maggio è stato possibile tornare su strada a fare attività sportiva o motoria su strada, ma inevitabilmente si registrano numerosi incidenti, purtroppo alcuni anche con decessi (e il numero delle vittime rischia di aumentare visto che alcuni dei feriti sono gravi). Nel conteggio non abbiamo inserito anche alcuni ciclisti deceduti mentre erano in bici per altre ragioni (si sono registrati alcuni malori senza cause esterne, ad esempio, oppure alcuni incidenti fuoristrada, in mountain bike), ma il dato è relativo solamente a quegli incidenti di cui è stata data notizia (mentre i dati annuali tengono conto di tutti gli incidenti denunciati).

Ricordiamo che i dati ISTAT degli ultimi anni riportano una media di decessi superiore ai 250 l’anno, con un numero di feriti che arriva a 15.000 (ovvero un morto ogni 32 ore circa e oltre 40 feriti al giorno). I numeri delle vittime sono dunque purtroppo perfettamente in linea con questo dato, ma la speranza è che con i numerosi incentivi e investimenti che le istituzioni, tanto a livello nazionale (proprio di ieri la notizia che nel nuovo decreto ci sono novità alla circolazione per favorire le bici) che locale, stanno impiegando nella mobilità dolce la situazione possa migliorare, soprattutto nelle grandi città, sulle quali si sta attualmente cercando di fare il maggior numero di interventi.

Basti ricordare che nel 2018, ultimo anno disponibile, solo nella città di Roma (dove si è registrata un’altra vittima alla vigilia della riapertura, dunque non conteggiata in questo articolo) sono oltre duecento, in linea con Bologna e Firenze nello stesso anno. Il triste record tocca invece a Milano, con ben 802 sinistri con velocipedi denunciati, con un numero di vittime solo nel capoluogo lombardo di circa 70 persone l’anno (rappresentando così circa il 20% dei decessi totali) secondo uno studio della Regione Lombardia. Non un caso che siano proprio le città più grandi ad aver già annunciato interventi alla mobilità, come l’aumento della rete di ciclabili nella capitale, ma anche interventi a modifica delle strade attuali introducendo corsie preferenziali per le bici.

4 Commenti

  1. Nonostante tanti morti,tanti infettati,gia’ si programma la seconda fase del Covid 19.Naturalmente,il pericolo maggiore rimane sempre il contatto ravvicinato delle persone.Salire sui mezzi pubblici,convivere tante ore con i colleghi,andare al cinema,al supermercato,in farmacia,al ristorante, è sicuramente piu’ rischioso che camminare o pedalare isolati.
    In questi giorni,Giuseppe Conte,Ministri ed opinionisti,in previsione che i mezzi pubblici saranno limitati nell’accesso dei viaggiatori con la conseguente invasione dell’auto privata sulle strade,insistono con lo smart working e consigliano per le brevi distanze,di recarsi al lavoro con la bicicletta,al limite elettrica.
    MERAVIGLIOSO!L’ambiente e la salute ringrazieranno.
    Purtroppo,taluni si improvviseranno ciclisti,spesso su veloci bici elettriche,in una citta’ con scarse infrastrutture ciclabili,strade gruviera e motorizzati,a dir poco irruenti verso chi pedala,senza avere, per giunta, l’esperienza e le abilita’ del caso.
    Questo mi preoccupa non poco!
    In attesa della realizzazione di piu’ infrastrutture ciclabili(Foto 2)sara’ decisivo destare subito l’attenzione dei motorizzati verso l’utenza ciclistica ,notoriamente ritenuta piu’ debole.
    Come avviene in televisione o sui mezzi pubblici delle nazioni piu’ civili,si insiste molto con la PUBBLICITA’ PROGRESSO nell’interesse di chi pedala.Di seguito alcuni esempi :

    -Il ciclista risparmia soldi-foto 3
    -Rispetta il ciclista-foto 4
    -Prestare attenzione all’apertura dello sportello auto-foto 5
    -No al telefonino quando si guida-foto 6
    -Non parcheggiare in modo incivile-foto 7

    Per i ciclisti:
    -Attenzione alle buche improvvise-foto 8
    -Ciclista,fatti notare-foto 9
    -Pedala a destra senza distrarti-foto 10
    -Segnala ogni deviazione-foto 11
    -Indossa il casco protettivo-foto 12

    Gianfranco Di Pretoro
    Presidente G.D.P.

  2. Ma perché continuate a fare articoli su quanti morti o incidenti ci sono stati? Mi sembra davvero una pessima iniziativa. Gli incidenti in bici c’erano anche prima del coronavirus e purtroppo ci saranno anche quando non sapremo neanche più cos’è il covid 19. Allora perché continuare a aggiornare questa triste statistica?

    1. Ciao Fabrizio, grazie per la domanda. In un periodo in cui si vuole dare nuova spinta alla mobilità della bicicletta, tramite incentivi all’acquisto e iniziative a livello nazionale e locale per la creazione di spazi appositi, abbiamo voluto riprendere in mano il tema della sicurezza. Crediamo che meriti particolare attenzione in questo periodo proprio per questa ritrovata sensibilità sull’argomento che in questo periodo viene annunciata e declamata. Ovviamente, la nostra è solo una piccola goccia nel mare, ma vogliamo in questo modo porre l’attenzione sull’argomento, perché crediamo sia importante avere e dare consapevolezza della questione, affinché la statistica non sia solo un numero, ma qualcosa che riguarda tutti noi. Siamo infatti al lavoro per proporre un progetto editoriale che sia più ampio e profondo di questi semplici articoli di cronaca, che comunque riteniamo doverosi e importanti come base del discorso.

    2. La vera domanda non è perchè farlo ora, ma è perchè non venisse fatto prima.
      Secondo me fanno benissimo a farlo, anzi, sarebbe bene lo facessero tutti i giornali ed i siti di informazione.
      Se ogni giorno ci facessero vedere quanta gente viene uccisa, mutilata e ferita in incidenti stradali forse ci sarebbe più coscienza ed attenzione da parte di tutti.
      Non bisognerebbe mai abituarsi all’idea che ogni giorno ci sono diversi incidenti (alcuni mortali) che coinvolgono ciclisti e pedoni

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