Pagelle Giro d’Italia 2017: brillano Dumoulin e Gaviria, Quintana e Nibali ci provano, TVG e Amador deludono

Tom Dumoulin (Team Sunweb), 10: Un Giro perfetto per lui. Dopo aver dominato la prima cronometro, lotta ad armi pari con i migliori in salita, togliendosi anche la soddisfazione di vincere la tappa di Oropa. Perde terreno a Bormio per via dell’ormai noto problema fisico, riuscendo comunque a limitare i danni alla grande dopo la ripartenza, e nelle successive tappe di montagna si difende molto bene, perdendo poco terreno. Nella cronometro conclusiva ribalta la classifica e conquista una splendida maglia rosa, che senza quel problema di Bormio sarebbe stata sua già in anticipo.

Fernando Gaviria (QuickStep – Floors), 9: Per il colombiano il Giro d’Italia 2017 rappresentava l’esordio in un Grande Giro. Il bilancio finale è molto positivo, con la vittoria di ben quattro tappe e la maglia ciclamino, conquistata matematicamente quando mancavano ancora quattro tappe. Oltre alle vittorie personali, tanto lavoro al servizio della squadra, soprattutto quando Jungels indossava la maglia rosa, in frazioni non adatte alle sue caratteristiche.

Bob Jungels (QuickStep – Floors), 8.5: I sogni del lussemburghese di fare una buona classifica generale sembravano essersi infranti il giorno del Blockhaus, quando era sembrato in grande difficoltà ed aveva chiuso con un ritardo di 3’30” da Quintana. Da quel momento però il suo Giro cambia e lo chiude in crescendo, come dimostra il rendimento nell’ultima tappa in linea. Nella cronometro riesce inoltre a riprendersi la maglia bianca, conquistando così per il secondo anno consecutivo la classifica giovani, dopo aver indossato quella rosa per cinque frazioni. Nel mezzo, tanto lavoro per la squadra e una bella vittoria di tappa.

Mikel Landa (Sky), 8: Un Giro da protagonista per il basco, ma quanti rimpianti… Tra i migliori in assoluto in salita nella terza settimana, se la gioca con i big ad armi pari. Due volte secondo al termine di lunghe fughe, generoso ogni giorno all’attacco, riesce finalmente a conquistare la sua vittoria e la maglia azzurra. Ottimi risultati, che tuttavia non possono che far aumentare i se…

Vincenzo Nibali (Bahrain – Merida), 8: Il siciliano è l’unico italiano a conquistare un successo di tappa in questo Giro. Lo fa con la splendida vittoria di Bormio che fa sperare a tutti i tifosi italiani in una terza settimana super del messinese. Nibali ci prova in tutti i modi, ma alla fine le energie non sono al massimo ed è costretto ad accontentarsi di un piazzamento sul podio.

Thibaut Pinot (FDJ), 8: Le due cronometro costano caro al francese. In quelle due frazioni in molti si aspettavano ottime prove del portacolori della FDJ, ma in realtà in entrambe le occasioni paga notevolmente dazio. Proprio l’ultima cronometro gli costa il podio finale, neanche 24 ore dopo la splendida vittoria di Asiago. Qualche passaggio a vuoto, complice dei problemi fisici, che ha sempre cercato di riscattare con una grandissima grinta, dimostrandosi davvero fra i migliori in salita.

Jan Polanc (UAE Team Emirates), 8: Il successo dell’Etna non è frutto del caso. Il suo Giro d’Italia è infatti molto positivo ed alla fine si ritrova ad esser l’uomo di classifica della UAE Team Emirates. Proprio per concentrarsi sulla classifica generale lo sloveno mette da parte le ambizioni nella classifica dei GPM e questo suo “sacrificio” viene alla fine ripagato con un ottimo undicesimo posto in classifica generale, ottenuto con gambe e intelligenza.

Domenico Pozzovivo (AG2R La Mondiale), 8: Un Giro d’Italia finalmente senza nessun tipo di problema per il corridore lucano. Con la sfortuna finalmente alle spalle il portacolori della AG2R La Mondiale dimostra tutto il suo valore, ottenendo il sesto posto finale in classifica generale. Da sottolineare come nell’ultima settimana sia stato il migliore degli uomini di classifica nelle varie tappe di montagna. Peccato che a cronometro abbia pagato un po’ troppo…

Nairo Quintana (Movistar), 8: L’azione sul Blockhaus da molti viene visto come il preludio ad un dominio in salita del colombiano. In realtà, dopo quel giorno, il portacolori della Movistar sembra il lontano parente del Quintana che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Complice la febbre in alcune tappe di montagna non ha l’energia giusta per staccare tutti i suoi avversari. Nonostante ciò riesce a riprendersi la maglia rosa, perdendola solo nella cronometro conclusiva contro un super Dumoulin.

Adam Yates (ORICA – Scott), 8: Solo applausi per il corridore britannico, che dopo la caduta ai piedi del Blockhaus non si è dato per vinto ed ha lottato con le unghie ed i denti per un piazzamento in classifica. La condizione probabilmente non era la stessa del Tour dell’anno scorso, ma, nonostante tutti i problemi, riesce a centrare un piazzamento nei primi 10 e lottare per la maglia bianca fino all’ultima tappa.

Ilnur Zakarin (Katusha – Alpecin), 8: È l’unico uomo di classifica a muoversi sull’Etna, allungando nel finale dopo esser rientrato nel gruppo dei migliori per via di una caduta, e anche nelle successive tappe di montagna sembra sempre il più brillante. Ottima prova offerta nella terza settimana, con la quale si riavvicina al podio. Alla fine chiude il Giro al quinto posto, prendendosi quel piazzamento perso l’anno scorso, ma il bilancio è molto positivo.

Sam Bennett (Bora – Hansgrohe), 7.5:  Nonostante una condizione non ottimale, l’irlandese è uno dei grandi protagonisti negli sprint. Centra ben quattro podi, trovando sulla sua strada spesso e volentieri un super Gaviria. Quando le occasioni per gli sprinter finiscono non torna a casa, decidendo di restare in corsa e continuare la Corsa Rosa, arrivando fino a Milano.

Omar Fraile (Dimension Data), 7.5: Vince una tappa bellissima a Bagno di Romagna, correndo come un leone per l’intera giornata, ma il gesto più bello è sul Mortirolo, quando lascia transitare per primo Luis Leon Sanchez. Era la cima Michele Scarponi e, come tale, assegnava 70 punti nella classifica degli scalatori. Si è fatto da parte, compromettendo di fatto la sua corsa alla maglia azzurra. Alle volte, tuttavia, il valore umano di un gesto vale cento successi a livello agonistico.

Maximiliano Richeze (QuickStep – Floors), 7.5: Gaviria sarà un vero e proprio fenomeno delle volate, ma alcune delle vittorie del colombiano portano la sua firma. L’argentino è l’ultimo uomo del colombiano e in più di un’occasione lo ha lasciato al momento giusto al posto giusto per centrare il successo. Un Giro da grande protagonista per un corridore che con ogni probabilità sarebbe riuscito a vincere anche qualche frazione se avesse avuto la possibilità di correre da capitano negli sprint.

Pierre Rolland (Cannondale – Drapac), 7.5: Parte con l’unico obiettivo di centrare una tappa e lo fa capire fin dai primi giorni. Lotta come un leone, entrando in svariate fughe, ma spesso e volentieri sbaglia tattica o trova sulla sua strada qualcuno più forte. Riesce finalmente a rompere il ghiaccio a Canazei, trovando il momento giusto per piazzare la stoccata vincente. Un successo importantissimo che lo rilancia anche da un punto di vista morale, ripagandolo degli sforzi compiuti nel corso delle tre settimane.

Jan Hirt (CCC Sprandi Polkowice), 7,5: Parte in sordina, ma nell’arco delle settimane la sua crescita è notevole. Prima andando in fuga, poi giocandosela quasi alla pari con i big in montagna, il corridore ceco, con il suo ottimo piazzamento finale, salva quasi da solo la partecipazione di una squadra che altrimenti ci ha messo sì tanta volontà, ma poche gambe.

Winner Anacona (Movistar), 7: Quasi tutti si aspettavano che l’ultimo uomo in salita per Quintana sarebbe stato Amador, ma alla fine è quasi sempre il colombiano. Il corridore della Movistar è autore di un ottimo Giro, supportando il capitano sempre nel migliore dei modi quando la strada sale. Quando si porta in testa lui il cambio di ritmo si avverte notevolmente, con il gruppo che si dimezza e solo i migliori riescono a seguirlo. La giornata no nella penultima tappa non cambia il giudizio complessivo sul suo Giro, che rimane molto positivo.

Dario Cataldo (Astana), 7: Il corridore della Astana si ritrova alla fine della seconda settimana con il ruolo di capitano, dopo il ritiro di Kangert. Alla fine il risultato è abbastanza positivo visto che riesce a centrare per la terza volta in carriera un piazzamento nella Top15. Conferma anche una buona grinta provandoci in alcune circostanze.

Valerio Conti (UAE Team Emirates), 7: Quella maledetta curva a Peschici il corridore della UAE Team Emirates se la ricorderà a lungo. In quella tappa era sembrato il più pimpante fra i fuggitivi, ma la caduta lo ha costretto a dire addio alle possibilità di vittoria. Dopo quella scivolata ha qualche giorno di difficoltà, complice anche una forte febbre, prima di tornare protagonista sempre con delle fughe da lontano. In particolare, è la tappa di Canazei dove si mette in mostra lavorando alla perfezione per Rui Costa.

Silvan Dillier (BMC), 7: L’uomo che non ti aspetti a salvare la baracca nella formazione statunitense. Con i leader sottotono, lo svizzero riesce a cogliere un successo importantissimo a Terme Luigiane. Abile nell’entrare nella fuga buona, ha la capacità di gestire nel migliore dei modi un finale insidioso. Vince poco, corre da gregario, ma ha doti indiscutibili.

Roberto Ferrari (UAE Team Emirates), 7: Inizia il Giro come ultimo uomo di Modolo, ma quando il suo capitano ha dei problemi fisici si ritrova come leader per le volate. Il corridore lombardo non delude le aspettative sfiorando il successo a Tortolì, per poi centrare la Top10 in altre due occasioni.

Adam Hansen (Lotto Soudal), 7: Il corridore della Lotto Soudal porta al termine il suo diciassettesimo Grande Giro consecutivo. Già solo questa motivazione servirebbe a giustificare il voto in pagella, ma Hansen fa ancora di più visto che porta a termine la Corsa Rosa nonostante abbia corso tutta l’ultima settimana con un infortunio al polso.

Gorka Izagirre (Movistar), 7: Il basco corre un Giro d’Italia al servizio di Quintana, ma in qualche occasione riesce ad avere carta bianca e prova a mettersi in mostra con delle fughe da lontano. Una delle occasioni in cui ha libertà è nella tappa di Peschici dove coglie il risultato pieno, cogliendo il momento giusto in cui lanciare la sua volata e battere tutti gli altri fuggitivi.

Jakub Mareczko (Wilier – Selle Italia), 7: In due occasioni riesce a disputare la volata nel migliore dei modi ed in entrambe le occasioni viene battuto solo da un Gaviria super. Dimostra di poter lottare alla pari con i migliori velocisti del mondo e con ogni probabilità, se avesse potuto contare su qualche uomo in più per le volate, il primo successo italiano in questo Giro sarebbe arrivato leggermente prima. Deve comunque lavorare ancora sulla resistenza e la tenuta in salita.

Franco Pellizotti (Bahrain – Merida), 7: Giro encomiabile per il Delfino di Bibione, gregario preziosissimo per Vincenzo Nibali. Malgrado non sia più giovanissimo, lo vediamo spesso lavorare davanti, sopperendo all’assenza di Javier Moreno, squalificato dopo la tappa dell’Etna, e ad un Kanstantin Siutsou (voto 5) non brillantissimo.

Luka Pibernik (Bahrain – Merida) e Victor Campenaerts (Lotto NL – Jumbo), 7: I due vengono premiati ovviamente non per il loro rendimento sulla strada, ma per alcuni gesti che li hanno resi grandi protagonisti. Il primo esulta in anticipo nella tappa di Messina, quando mancava ancora un Giro alla conclusione, mentre il secondo nella cronometro di Montefalco chiede ad una ragazza di uscire con lui con una scritta sul petto. Ovviamente entrambi sono diventati subito i beniamini dei social network.

Lukas Postlberger (Bora – Hansgrohe), 7: L’uomo che non ti aspetti, capace di andare a prendersi la prima maglia rosa con un bellissimo colpo di mano sul traguardo di Olbia. Partito con i gradi di gregario, l’austriaco si ritaglia uno spazio importante da protagonista e alla fine va vicino al bis a Terme Luigiane. Cala alla distanza, ma il suo è un Giro da incorniciare.

Sebastien Reichenbech (FDJ), 7: Lo svizzero parte come gregario di Pinot ed è infatti l’uomo più importante del francese quando la strada sale. Impressiona soprattutto nell’ultima settimana, nella quale appare in netta crescita, spesso ultimo gregario a staccarsi dai big, portando a termine il Giro con un interessante quindicesimo posto.

Cristian Rodriguez (Wilier – Selle Italia), 7:  Le sue prime due settimane di Giro sono da incorniciare. Lo spagnolo dimostra una grande crescita, perdendo contatto dai migliori solo quando inizia la bagarre. Accusa la fatica nella terza settimana, uscendo in maniera definitiva di classifica, ma il bilancio rimane comunque molto positivo.

Diego Rosa (Sky), 7: Simbolo di una squadra britannica che non si arrende, votata al sacrificio per i capitani in ogni circostanza. Nel bene e nel male, il torinese, così come i vari Sebastien Henao e Philip Deignan, si fa trovare sempre al fianco dei propri leader, lavorando senza pensare ai propri interessi personali.

Laurens Ten Dam (Team Sunweb), 7: In una squadra che spesso ha dovuto lasciare solo il proprio capitano in montagna, l’esperto scalatore dà tutto quello che può, a volte anche di più, per restare il più a lungo possibile al fianco di Dumoulin, cercando, come poteva, di fare quello che lo sfortunato Wilco Keldarman (sv) avrebbe dovuto fare se non fosse stato tagliato fuori dalla sfortuna.

Pavel Brutt (Gazprom – Rusvelo), 6.5: Un Giro d’Italia all’attacco per il corridore russo. Sono tante le frazioni in cui il corridore della Gazprom – Rusvelo va in fuga, tanto che a fine Giro il contachilometri indicherà 610 chilometri in fuga. Vince dunque nettamente il Premio Pinarello, che premia proprio il corridore con più chilometri in fuga.

Rui Costa (UAE Team Emirates), 6,5: Fare classifica non fa per lui, ma avutane rapidamente la conferma l’ex iridato è tra i più generosi e attivi per andare in fuga. Numerose le tappe all’attacco, eppure i successi non arrivano. Tre volte secondo, il portoghese torna a casa con le pive nel sacco malgrado un Giro in cui avrebbe sicuramente meritato di raccogliere di più.

Caleb Ewan (ORICA – Scott), 6.5: Nelle tappa in Sardegna sembra sempre il più pimpante, ma per un motivo o l’altro non riesce mai ad alzare le mani al cielo. Il successo finalmente arriva nella settima frazione, al termine di una volata perfetta. Da quella tappa non riesce più a rendersi protagonista negli sprint, chiudendo il suo Giro nella quindicesima frazione, dopo aver lavorato a lungo per Adam Yates.

Davide Formolo (Cannondale-Drapac), 6,5: Bene (molto) la prima settimana, discreto la seconda, soffre nella terza. Alla fine chiude comunque nei primi dieci, ottenendo un risultato sicuramente importante per la sua carriera. Un bel piazzamento, che ne conferma tutto il talento, resta il rammarico per un finale in sofferenza, che lo costringe a rinunciare anche alle possibilità di lottare per la maglia bianca.

Tanel Kangert (Astana) 6.5: Il corridore estone si ritrova un po’ a sorpresa capitano. Ripaga nel migliore dei modi la fiducia della squadra, comportandosi molto bene nelle prime due settimane di corsa. Dopo la tappa di Oropa si trova infatti in settima posizione, ma una brutta caduta nella tappa successiva lo costringe al ritiro.

Simone Petilli (UAE Team Emirates), 6.5: Al suo secondo Giro d’Italia il corridore italiano mostra grandi segnali di crescita. Spesso all’attacco, lo scalatore di Bellano non si tira mai indietro quando deve lavorare per i capitani. Nei prossimi anni andrà fatta grande attenzione alla sua crescita.

Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), 6,5: Tra i più generosi ad inizio Giro, riesce a piazzarsi nelle volata pure, cercando anche il successo di tappa con qualche fuga. Così facendo si ritrova in ottima posizione per la maglia ciclamino, ultimo ad arrendersi allo strapotere di Gaviria. Beffato da Dillier a Terme Luigiane, al termine di una lunga fuga, con il passare dei giorni, si spegne, complice anche un percorso a lui poco adatto.

Michael Woods (Cannondale – Drapac), 6.5: Al primo Grande Giro in carriera  non viene con ambizioni di classifica, ma con la volontà di centrare un buon risultato nelle frazioni collinari. Sia a Terme Luigiane che a Peschici ottiene buoni piazzamenti nella volata di gruppo, ma purtroppo per lui in entrambe le occasioni davanti a lui ci sono dei fuggitivi. Va in fuga anche a Canazei dove è fondamentale per permettere a Rolland di centrare il successo di tappa.

Vincenzo Albanese (Bardiani – CSF), 6: È il corridore più giovane in corsa e prova a mettersi in mostra con qualche fuga da lontano. Coraggio e carattere per il corridore della Bardiani – CSF che, in accordo con la squadra, decide di chiudere dopo la seconda settimana la sua Corsa Rosa.

Enrico Battaglin (Lotto NL – Jumbo), 6: Prova a mettersi in mostra nelle tappe collinari, centrando alcuni buoni piazzamenti nelle prime due settimane. Nelle tappe più impegnative non si da per vinto e prova ad entrare in alcune fughe da lontano, senza però riuscire a lasciare il segno.

André Greipel (Lotto Soudal), 6: Si toglie la soddisfazione di vincere la tappa di Tortolì, andando a conquistare anche la maglia rosa. È questo l’unico acuto nel Giro del tedesco, che si piazza sul podio nella prima frazione e centra altri quattro piazzamenti nella Top10. Tranne nella tappa sarda però il velocista della Lotto Soudal non dà mai l’idea di poter lottare per la vittoria e alla fine il suo Giro, come di consuetudine, si conclude in anticipo per preparare le prossime corse.

Ben Hermans (BMC), 6: Il belga parte come terza punta in casa BMC dietro a Van Garderen e Dennis. Dopo i problemi dei due capitani è invece lui a provare ad ottenere un buon piazzamento in classifica generale. I risultati iniziali sono positivi, ma un problema gastrointestinale improvviso lo costringe ad alzare bandiera bianca.

Robert Kiserlovski (Katusha – Alpecin), 6: Il croato chiude in crescendo il suo Giro d’Italia. Ad impressionare è soprattutto il suo rendimento nella frazione di Asiago visto che con il suo ritmo sulla salita di Monte Grappa frantuma tutto il gruppo e solo sei corridori riescono a seguirne l’andatura.

Bauke Mollema (Trek-Segafredo), 6: Inizia bene, ma cala vistosamente. Leggera ripresa nelle ultime frazioni, seppur sempre in sofferenza. Poteva essere il Giro del suo riscatto, quello di un corridore che sa essere fra i migliori in montagna, pur spesso dimostrando alcune lacune di recupero e resistenza, confermate in queste tre settimane. Prevedibile, complici anche interessi comuni, il suo aiuto al connazionale.

Maxime Monfort (Lotto Soudal), 6: Il belga è un corridore che si vede poco in gara, ma il suo piazzamento nella Top15 della classifica generale finale del Giro d’Italia lo riesce sempre a centrare. Obiettivo centrato anche quest’anno, per il quarto anno consecutivo.

Giacomo Nizzolo (Trek – Segafredo), 6.: Il Campione nazionale italiano cercherà di dimenticare il prima possibile il Giro 100. Arrivato con una condizione non ottimale per via del lungo stop dopo la tendinite, i buoni piazzamenti ottenuti in Sardegna sembravano rilanciarne le quotazioni, ma una volta che la corsa è arrivata in Sicilia la situazione cambia. Alle prese con alcuni problemi di allergia che gli impediscono di tenere le ruote del gruppo deve rinunciare a qualsiasi ambizione. Prova a resistere fino all’undicesima tappa, quando è costretto ad alzare bandiera bianca.

Luis Leon Sanchez (Astana), 6: Lo spagnolo è spesso all’attacco per cercare una vittoria di tappa. Il successo non arriva, con il corridore della Astana che si è dovuto accontentare di tre piazzamenti nella Top10. Onora la memoria di Scarponi nel migliore dei modi passando per primo sul Mortirolo, salita dedicata proprio al suo compagno di squadra. Grazie a questo risultato inoltre Sanchez riesce a chiudere la classifica dei GPM al secondo posto.

Kristian Sbaragli (Dimension Data), 6: Il percorso di questo Giro d’Italia presentava poche occasioni adatte alle caratteristiche del corridore toscano. Nella prime frazioni però prova a mettersi in mostra, ottenendo dei buoni piazzamenti allo sprint, prima di lasciare spazio al compagno di squadra Gibbons. Per qualche frazione prova anche a lottare per la maglia ciclamino, con delle fughe da lontano e sprintando ai traguardi intermedi, ma quando Gaviria prende il largo è costretto a demordere dai suoi tentativi.

Daniel Teklehaimainot (Dimension Data), 6: Un Giro corso all’attacco per il corridore della Dimension Data. L’eritreo prova a mettersi spesso in mostra con delle azioni da lontano, togliendosi anche la soddisfazione di andare ad indossare la maglia azzurra per due giorni e rimanendo per quasi due settimane al comando della classifica Pinarello, che premia il corridore con più chilometri in fuga. Alla lunga non ne ha più e perde smalto.

Davide Villella (Cannondale – Drapac), 6: Prova a mettersi in mostra con qualche fuga da lontano, ma quasi sempre è costretto a mettere da parte le proprie ambizioni per aiutare i capitani. Come già dimostrato in passato, quando c’è da tirare non si tira indietro e svolge un ottimo lavoro.

Giulio Ciccone (Bardiani – CSF), 5.5: La condizione non era sicuramente ottimale, ma dal portacolori della Bardiani – CSF si aspettava qualcosa in più dopo la bella vittoria di tappa dell’anno scorso. Ciccone invece non si vede praticamente mai nella Corsa Rosa, se non per qualche tentativo di fuga mai andato in porto. Le difficoltà anche morali chiaramente non hanno aiutato.

Giovanni Visconti (Bahrain – Merida), 5.5: Spesso al servizio di Nibali, ha carta bianca in due occasioni, provando delle fughe da lontano. In entrambe le occasioni non riesce a centrare il successo, dovendosi ogni volta accontentare di un piazzamento. Giro comunque condizionato anche da diversi problemi fisici, che lo hanno limitato nelle tre settimane, fino al ritiro nell’ultima tappa in linea.

Andrey Amador (Movistar), 5: Giro sotto le aspettative per il costaricano. Spesso in difficoltà in salita non riesce a dare il supporto necessario per Quintana, tranne in qualche rara occasione o in discesa. Probabilmente ci sarà stato qualche problema nel percorso di avvicinamento alla Corsa Rosa, ma il rendimento è sicuramente sotto le aspettative.

Steven Kruijswijk (Lotto NL – Jumbo), 5: Condizionato da un problema al costato, tenuto a lungo nascosto, il corridore olandese sembra un lontano parente di quello in lotta per la maglia rosa l’anno scorso. Mai in lotta con i migliori, soffre sempre i cambi di ritmo, perdendo contatto quando la corsa entrava nel vivo. Decide di lasciare la corsa in anticipo, quando si trovava in decima posizione, per alcuni ulteriori problemi fisici. La speranza è quella di rivederlo al massimo della condizione al via del prossimo Giro d’Italia.

Sacha Modolo (UAE Team Emirates), 5: Le aspettative ad inizio Giro erano completamente diverse. Condizionato da qualche problemino fisico il corridore della UAE Team Emirates riesce ad entrare solo quattro volte nella Top10, non riuscendo mai a lottare per il podio di tappa. Un bilancio negativo quindi per Modolo che arrivava al Giro in ottime condizioni dopo i buoni risultati ottenuti in Croazia. Certo, senza quei problemi di salute…

Filippo Pozzato (Wilier – Selle Italia), 5: Complice alcuni problemi fisici, non si vede molto, se non in un paio di sporadiche occasioni, con qualche tentativo non andato a buon fine. Il corridore della Wilier – Selle Italia vuole comunque provare a lasciare il segno in una frazione e lo fa con una fuga da lontano nella ventesima tappa. Una frazione non adatta sicuramente alle caratteristiche del veneto che non si è però dato per vinto, conquistando il GPM di Ca’ del Poggio, ed ha attaccato nella tappa di casa sia per lui che per la squadra. La sua presenza resta comunque molto preziosa per la squadra, non solo dal punto di vista mediatico.

Alexander Foliforov (Gazprom – Rusvelo), 4.5: Dopo la vittoria dell’anno scorso sull’Alpe di Siusi, c’era curiosità per vedere cosa poteva fare il portacolori della Gazprom – Rusvelo. Qualcuno pensava addirittura che potesse puntare ad un piazzamento in classifica, ma le aspettative sono state deluse, con il russo mai nel vivo dell’azione. Prova qualche fuga da lontano, ma non riesce mai a lasciare il segno neanche così. 

Tejay Van Garderen (BMC), 4.5:  L’americano viene al Giro con ambizioni molto importanti in classifica generale. Sull’Etna i risultati sono positivi, ma sia il Blockhaus che poi la cronometro di Montefalco lo tagliano fuori dai giochi per i piazzamenti in classifica. Vive alcune giornate molto difficili nel corso della seconda settimana, ma nella terza riesce in parte a rilanciarsi, centrando una splendida vittoria ad Ortisei. Proprio per questo abbiamo deciso di dargli mezzo in voto di più, ma il giudizio complessivo rimane comunque molto negativo viste le ambizioni alla partenza.

Igor Anton (Dimension Data), 4: Giro d’Italia molto anonimo per lo scalatore basco. Poteva ambire ad un buon piazzamento in classifica alla vigilia della corsa, ma fin dalle prime giornate si è capito che questo non sarebbe stato il suo obiettivo. Uscito per un motivo o l’altro dalla classifica, prova a mettersi in mostra con qualche fuga da lontano, ma alla fine non riesce ad entrare mai nella Top10 di tappa.

Hugh Carthy (Cannondale – Drapac), 4: In molti si chiederanno se il corridore britannico era al via del Giro d’Italia. Carthy non si vede infatti mai nelle tre settimane della Corsa Rosa. Sulla carta aveva due capitani davanti, ma viste le qualità messe in mostra l’anno scorso, in particolare alla Volta a Catalunya, ci si aspettava qualche fuga o qualche azione in solitaria per mettersi in mostra.

Sergey Firsanov (Gazprom – Rusvelo), 4: Il russo aveva deciso di cambiare la preparazione rispetto a dodici mesi fa, quando arrivo al Giro un po’ scarico dopo una prima parte di stagione molto positiva. Il risultato però non è quello sperato, con il portacolori della Gazprom – Rusvelo protagonista di una Corsa Rosa molto anonima.

Matvey Mamykin (Katusha – Alpecin), 4: Dopo la buona Vuelta a España dell’anno scorso c’era curiosità di vedere il russo in questo Giro d’Italia. Il portacolori della Katusha – Alpecin non si è invece praticamente mai visto in corsa e solo leggendo la startlist o le classifiche complete si sarebbe potuto accorgersi della sua presenza.

Javier Moreno (Bahrain – Merida), 1: Il suo Giro si conclude in Sicilia. Brutto il gesto che lo vede protagonista nei confronti di Rosa, con gli organizzatori che decidono giustamente di squalificarlo. Gli diamo uno in pagella e non zero solo perché ci sono corridori che hanno fatto cose molto più gravi.

Stefano Pirazzi e Nicola Ruffoni (Bardiani – CSF), 0: Il loro Giro si conclude ancora prima del via ufficiale. Risultati non negativi ad un controllo antidoping i due vengono immediatamente esclusi dalla corsa e dalla squadra, che dopo la conferma della loro positività avvia le pratiche per il licenziamento.

Rohan Dennis (BMC), s.v.: Giro molto sfortunato per l’australiano. Nella terza tappa è già costretto a dire addio alle ambizioni di classifica per via di una caduta nel finale, proprio mentre il gruppo si divide in diversi tronconi per via dei ventagli. Dennis prova a stringere i denti e ripartire il giorno dopo, ma le conseguenze della caduta lo costringono ad alzare bandiera bianca dopo pochi chilometri.

Alexandre Geniez (AG2R La Mondiale), s.v.: Condizionato da alcuni problemi di allergie che lo hanno tormentano negli ultimi mesi il corridore francese appare in una condizione non ottimale fin dalle prime frazioni. In Sardegna prova a stringere i denti, sperando la situazione migliori, ma nella quarta frazione è costretto ad arrendersi e tornare in anticipo a caso. Un peccato per lo scalatore della AG2R La Mondiale che poteva supportare nel miglior dei modi Pozzovivo in salita e magari cercare una vittoria di tappa con una fuga da lontano.

Geraint Thomas (Sky), s.v.: Per il gallese il Giro era un appuntamento molto importante visto che aveva per la prima volta la possibilità di correre da capitano un grande giro. La caduta prima della salita del Blockhaus però cambia tutti i piani, togliendolo dalla classifica. Si prova a riscattare nella cronometro con un buon secondo posto dietro a Dumoulin, ma un problema al ginocchio lo costringe a lasciare la corsa in anticipo qualche giorno dopo. Un vero e proprio peccato per il corridore della Sky, che ha già annunciato la sua intenzione di tornare al Giro il prossimo anno.

Giuseppe Fonzi (Wilier – Selle Italia), 10: Il suo voto è per premiare lui e gli altri 160 corridori che hanno concluso il Giro. Il suo ritardo da Dumoulin alla fine è di quasi 6 ore, ma anche lui onora la corsa nel migliore dei modi portandola a termine. Da sottolineare il grande lavoro fatto in alcune tappe di montagna per far arrivare entro il tempo massimo il compagno di squadra Mareczko, permettendo poi al velocista italo-polacco di lottare per la vittoria in due volate.

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