I Volti Nuovi del Gruppo, Leonardo Fedrigo: “Vorrei vincere subito una corsa. Potrei essere un corridore da pavé, sogno la Roubaix”
Prosegue il nostro percorso per conoscere meglio i Volti Nuovi del Gruppo nella stagione 2019. Attraverso questa rubrica andremo a presentare i corridori italiani che si affacciano quest’anno tra i professionisti. Quest’oggi è il turno di Leonardo Fedrigo, che ha già debuttato con l’Androni-Sidermec alla Vuelta al Tachira in Venezuela, anche se ha dovuto abbandonare la corsa dopo appena due tappe per un’influenza. “Speravo in un esordio migliore, ero arrivato in Venezuela con tutt’altre aspettative – spiega Fedrigo – Comunque son cose che capitano, ho ancora tutta la stagione davanti”. Nato il 21 luglio 1996 a Verona, il 2018 lo ha visto grande protagonista con la maglia della Petroli Firenze Maserati Hopplà, con nove vittorie all’attivo, mentre nel 2017 si era spinto fino in Gran Bretagna per un’esperienza, non troppo fortunata, con il Team Wiggins.
Come ti sei avvicinato al ciclismo?
Provengo da una famiglia di ciclisti. Mio nonno correva e mio papà è arrivato fino ai dilettanti; ero indeciso tra alcuni sport ma alla fine ho optato per la bicicletta quando avevo circa 8 anni.
Per chi non ti conosce, che tipo di corridore sei?
Mi definisco un passista veloce. Nell’ultimo anno coi dilettanti sono riuscito ad impormi bene anche nelle volate di gruppo, ma nel complesso non mi definirei un velocista puro, visto che riesco a difendermi anche nelle salite più pedalabili.
L’anno scorso con la maglia della Petroli Firenze hai centrato nove vittorie, immagino il bilancio sia positivo.
Assolutamente si. Arrivavo da un 2017 nel quale, per una serie di motivi, non ero riuscito ad esprimermi. Già alla fine di quella stagione avevo trovato un accordo con Omar Piscina e avevo tanta voglia di riscattarmi. Eravamo una bella squadra, compatta, e con un grande staff a seguirci. Alla fine le vittorie totali son state circa 40, arrivate con 5-6 corridori diversi. Adesso sono contento che siano passati nella categoria Continental, potranno garantire un’esperienza importante ai corridori.
L’esperienza del 2017 al Team Wiggins invece non è andata come avresti voluto?
Purtroppo no. Quell’anno c’era un regolamento che non permetteva alle squadre Continental estere, con meno di tre italiani in organico, di correre in Italia, quindi non ho potuto partecipare né a corse nazionale né regionali. Sono venuto in Italia solo per il Giro d’Italia U23 e per il Campionato Italiano, che ho chiuso quinto. Ho fatto tanta esperienza in corse di alto livello, ma nessun risultato rilevante.
Consiglieresti ad un giovane di andare in una Continental estera come hai fatto te?
Con i nuovi regolamenti assolutamente si, con quelli che invece c’erano nel mio anno sarei più indeciso. Perché a questa età, riuscire ad essere competitivo nelle corse aiuta molto anche dal punto di vista mentale. Io non ci sono riuscito perché prendevo parte a corse professionistiche in cui il livello era troppo alto, quindi mi sarebbe piaciuto correre anche qualche gara italiana in cui potevo mettermi in mostra. Dal punto di vista personale, però, è un’esperienza che sicuramente aiuta a crescere.
Hai già debuttato alla Vuelta al Tachira, sai già quali saranno le prossime corse?
Si, dovrei correre in Francia al Tour de Provence e poi il Tour du Haut-Var. Per marzo invece non so ancora esattamente dove sarò. Nel mentre cominceranno anche le corse italiane quindi si vedrà, anche in base alla condizione dei corridori. Ho circa un mese per prepararmi bene a questi appuntamenti e cercherò di farmi trovare pronto.
Hai degli obiettivi particolari per questo 2019?
Ovviamente cercherò di fare più esperienza possibile e imparare a conoscere il mondo del professionismo, e poi sarebbe bello riuscire a vincere una corsa.
Qualche corsa alla quale vorresti partecipare?
Essendo stati invitati per Milano-Sanremo e Giro d’Italia, chiaramente mi piacerebbe esserci. Dall’altra parte so di essere l’ultimo arrivato, uno dei più giovani, in una squadra esperta e di alto livello, quindi non ho assolutamente pretese. Però penso sia giusto sperarci, anche perché il Giro si chiude a Verona, vicino a casa mia, quindi sarebbe veramente la ciliegina sulla torta…
Quale invece sogni di vincere?
Direi la Parigi-Roubaix. Ho corso quella per gli under 23 e devo dire che è stata un’esperienza pazzesca. Fino a quando non ci sei dentro e non metti le ruote sul pavé, fai fatica ad avere un’idea di cosa sia questa corsa.
Un corridore al quale ti ispiri?
Se penso alla Roubaix penso a Tom Boonen. Un mago del pavé, ma anche un grande passista e velocista. Per i corridori con le mie caratteristiche, considerando l’epoca moderna, non può che essere l’atleta di riferimento.
Le corse sul pavé potrebbero rappresentare il tuo futuro?
Prendendo come riferimento le prove che ho fatto da under 23 e quelle Continental con il Team Wiggins, penso di poter avere un buon feeling. D’inverno, poi, faccio spesso mountain bike, il che mi aiuta ad avere un buon controllo della bicicletta. Ho anche il peso ideale per queste corse, quindi perché no?
Se ti dovessimo richiamare tra un anno, cosa speri di poterci raccontare?
Sicuramente mi piacerebbe dirvi che ho già alzato le braccia al cielo, almeno una volta. E magari anche di aver partecipato ad una corsa di altissimo livello…
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