TotalEnergies, Peter Sagan non pensa al ritiro ma riflette sul futuro: “Magari sarò manager in una squadra WorldTour o qualcosa del genere. Ho molto tempo per pensarci”

Peter Sagan si appresta ad iniziare la sua 14esima stagione da professionista. L’ex campione del mondo, che alla fine di questo mese compirà 33 anni, è reduce da un 2022 complicato, nel quale ha dovuto fare i conti con le conseguenze del covid (che in primavera gli ha impedito di partecipare alla campagna del Nord) e in cui è riuscito ad alzare le braccia al cielo in sole due occasioni. Anche se meno vincente rispetto al passato, il corridore della TotalEnergies non si sente comunque vicino ad appendere la bici al chiodo (nonostante negli scorsi mesi non abbia mancato di scherzare sull’argomento), pur riconoscendo come le cose siano ovviamente cambiate rispetto a quando era più giovane, anche tenendo conto di quanto è cambiato il ciclismo negli ultimi anni con l’emergere di tanti giovani corridori già competitivi ad alto livello.

“Sono lo stesso”, ha dichiarato Sagan a Outside, prima di smentirsi immediatamente: “È vero, non ho più 20 anni. Ho 32 anni ora e ho un figlio. Guardi tutto con esperienza e stai invecchiando, non voglio dire che stai diventando noioso, ma non puoi fare le cose come facevi quando avevi 20 anni. Non sarai mai come prima“.

Anche se ancora non pensa al ritiro, il campione slovacco ha riflettuto sul futuro, che potrebbe ancora essere nel ciclismo: “Magari un manager in una squadra WorldTour o qualcosa del genere, ma questa è una grande responsabilità. Non lo so, avrò tempo per capirlo. Sto già sostenendo alcuni giovani ragazzi in Slovacchia, ma non mi vedo nel ciclismo slovacco come Alberto (Contador, ndr) in Spagna. Sto supportando la squadra in cui sono cresciuto e abbiamo già dei bravi ragazzi, quindi stiamo andando bene. Ma aprire una squadra in Slovacchia come ha fatto Alberto in Spagna non può funzionare per via dei finanziamenti degli sponsor. Comunque, ho molto tempo per pensarci“.

Riguardo alle ultime stagioni, Sagan ha sottolineato quanto il covid abbia influito sulle sue prestazioni: “È stato pazzesco. Ti stai preparando per due o tre mesi e poi boom, sei davvero malato, 10 giorni a casa, troppo malato per andare sui rulli. E dopo devi ricominciare, ma non c’è tempo perché arrivano le gare. Tutto nel tuo corpo funziona in modo diverso, e hai questi momenti su e giù e ti senti depresso“.

Il classe 1990 ha poi parlato dell’attuale generazione di giovani fenomeni: “Una volta, i corridori che vincevano il Tour de France avevano 27, 28 anni, la nuova generazione sta cambiando le cose. Questo non è il ciclismo di 20 anni fa, e sento che ogni anno sta migliorando e i giovani corridori stanno diventando più professionali“.

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