Total Direct Énergie, Bernaudeau critica la riforma: “Il denaro vale più dello sport. Non c’è speranza per le strutture che vogliono emergere” e riguardo al Giro d’Italia prende tempo: “A dicembre darò una risposta a Vegni”

Il 2019 è stato un anno da incorniciare per la Total Direct Énergie. La storica formazione Professional diretta da Jean-René Bernaudeau, con 16 vittorie e 43 podi totali è stata la migliore della categoria nell’UCI WorldRanking, così da meritarsi l’invito d’ufficio per tutte le corse WorldTour del 2020, compresi tutti e tre i Grandi Giri. A questo punto, la dirigenza dovrà mettersi a un tavolo e decidere a quali eventi partecipare, poiché lo spessore della rosa di una squadra strutturata per militare nella categoria Professional non è presumibilmente in grado di reggere ad alti livelli l’intero calendario WorldTour.

Il Team Manager, in una lunga intervista a Le Gruppetto, fa il punto della situazione criticando innanzitutto il nuovo regolamento UCI, che è stato definito con i tempi sbagliati: “Non è stata una notizia facile da digerire” fa notare, aggiungendo come il primo posto nel Ranking (e successive conseguenze) arrivi troppo tardi per essere gestito: “Il traguardo è stato tagliato il 22 ottobre. Ma il 22 ottobre il mercato è finito! – fa notare – È un traguardo che non è posto dove sarebbe necessario, ma è così. Il mercato dei trasferimenti si apre molto presto, ad agosto, e c’è un paradosso che non è facile da gestire. Ho fatto il possibile, ma è certo che è molto complicato”.

Parlando di mercato, Bernaudeau conferma di avere proposto un contratto a Julian Alaphilippe: “Ci sono stati contatti. L’ho incontrato”afferma in merito, aggiungendo che non sarebbe stato un problema convincere gli sponsor a finanziare suo ingaggio: “Non ho un budget. Propongo ciò che mi interessa e dò garanzie. Ma per quanto riguarda Alaphilippe, non ho avuto l’opportunità di andare oltre” perché “ha preferito la garanzia di farsi un palmarès piuttosto che aiutare una squadra a crescere”.

Il futuro prossimo della squadra non sarà diverso dal passato, ma sarà necessario adattarsi alla nuova realtà post-riforma: “È un ciclismo che non dà molta speranza alle strutture che vogliono emergere – puntualizza – Avrei preferito il WorldTour a 16 squadre, come era stato proposto una volta. Qui ci si concentra su strutture che saranno gestite dalla finanza. Per me non va bene. Il ciclismo è fragile, l’Italia ad esempio, oggi, paga caro”.

Riguardo all’eventuale partecipazione al Giro d’Italia, afferma di essere in attesa di una chiamata da parte di Mauro Vegni che verifichi il loro interesse: “Direi che per ora non ho steso il mio programma. Andremo avanti e a dicembre gli darò una risposta“. In ogni caso, la Total Direct Energie non parteciperà a tutti gli eventi a cui è stata invitata: “Ci sarà un accordo con i corridori e poi ci saranno i periodi di recupero da gestire” aggiunge.

Per me il World Tour non è un sogno, solo una conseguenza” afferma, rivendicando l’ingiustizia subita nel 2014: “Siamo l’unica squadra, dal momento che esiste, che è stata buttata fuori dal WorldTour” e punta quindi il dito contro la Dimension Data: “Vorrei che il sistema fosse chiaro. Nel 2014 fu esclusa dal World Tour una squadra con 28 corridori, perché non mi fu stato dato il tempo di recuperare il 5% del budget mancante. Al contrario, una squadra che non soddisfa i criteri sportivi viene mantenuta perché nel 2019 è stata introdotta una modifica delle regole per salvarla. Dimostra solo che il denaro vale più dello sport“.

Per la prossima stagione, dal punto di vista sportivo si aspetta che tutto vada bene: “Servirà che Terpstra non abbia incidenti gravi, che Lilian Calmejane ritorni alle sue prestazioni. Per il gruppo fiammingo, ho molta fiducia in Adrien Petit, Damien Gaudin, Romain Cardis e Anthony Turgis. E anche in Bonifazio nelle due otre corse WorldTour che gli si addicono”.

Bernaudeau conferma di avere una predilezione particolare per l’italiano: “È geniale. Mi piacciono le persone come lui che hanno una vita oltre la bicicletta. Devi avere una vita oltre la bici! Dico ai miei corridori, di coltivare le loro particolarità. Tutto il tempo! Li adoriamo per quello che sono e non per l’immagine che vogliono dare”.

A fine stagione, ben sei corridori hanno deciso di ritirarsi. Una situazione che il Team Manager si aspettava a causa dei ritmi sempre più serrati: “È diventata una vera violenza a livello di concentrazione, non c’è più tregua. Nessuno parla troppo di questa evoluzione globale. I giovani come Evenepoel o i 40enni sono eccezioni”.

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