Le delusioni del 2017, 1: Nairo Quintana

Per alcuni corridori il 2017 non sarà un anno da ricordare. La fine della stagione porta infatti inevitabilmente a tracciare un bilancio dei mesi appena trascorsi e per alcuni sembra davvero difficile, se non impossibile vederla in maniera positiva. Come ogni anno proviamo ad individuare quelli che per noi sono i 10 corridori che hanno deluso più di tutti in questo 2017. La classifica andrà a ritroso, risalendo giorno per giorno, fino ad arrivare a domenica, quando sveleremo il corridore più deludente dell’anno.

LE 10 DELUSIONI 2017

1. Nairo Quintana

© Sirotti

Finire sul podio al Giro d’Italia e nella Top15 del Tour de France nello stesso anno per molti corridori significherebbe aver compiuto una stagione da incorniciare. Il discorso tuttavia cambia notevolmente se parliamo di Nairo Quintana. Il colombiano voleva testarsi nell’accoppiata Giro-Tour, ma il risultato è ben lontano da quello sperato. Nella Corsa Rosa parte bene, ma non sembra esser al top della condizione, senza riuscire a fare la differenza in salita, finendo per perdere la maglia rosa nella cronometro conclusiva. La prova al Tour de France è invece un vero e proprio calvario, con tante prove sottotono, uscendo subito dalla lotta per il podio. Alla fine chiude con un anonimo dodicesimo posto, sfiorando il successo solo nella frazione di Foix, apparendo il più delle volte in balia degli avversari.

2. Tony Martin (Katusha – Alpecin)

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Non è stata una stagione da incorniciare per il tedesco che, con la nuova maglia. Due vittorie, tra le quali il titolo nazionale a cronometro, ma è mancato nei grandi appuntamenti. Nelle Classiche del Nord non è riuscito a palesare quel miglioramento che in molti si attendevano e anche nelle prove contro il tempo non è riuscito a rendere ai suoi livelli. Resta sempre un uomo importante all’interno di una squadra WorldTour, tuttavia le aspettative di inizio stagione erano ben altre. Il 2018 dovrà essere l’anno del riscatto.

3. Nacer Bouhanni (Cofidis)

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Sette vittorie non sono da buttar via, tuttavia dal francese ci si poteva aspettare qualcosa in più. Era reduce da due stagioni in cui, per un motivo o per l’altro, aveva avuto dei problemi che gli avevano impedito sulle strade del Tour de France, la corsa più importante della stagione. Quest’anno l’alfiere della Cofidis non ha avuto intoppi nel suo percorso di avvicinamento, tuttavia alla Grande Boucle si è distinto più per le scorrettezze in volata che per i piazzamenti. È mancato il salto di qualità che in molti si attendevano.

4. Rui Costa (UAE Team Emirates)

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Gli anni passano anche per l’ex iridato di Firenze che, pur con la continuità che lo contraddistingue, non riesce a centrare gli obiettivi stagionali più importanti. Parte bene vincendo una tappa a San Juan e l’Abu Dhabi Tour, ma poi non riesce né a fare classifica, né a vincere una tappa al Giro d’Italia, sfiorando tuttavia il successo a Bagno di Romagna e Canazei. Centra la top ten successivamente al Giro di Svizzera e al Giro di Polonia, ma la conclusione della stagione tra Vuelta, Mondiali e Il Lombardia è avara di soddisfazioni. È ancora molto lontano dall’essere in declino, ma dovrà cominciare a selezionare in modo sempre più accurato i propri obiettivi.

5. Andrea Guardini (UAE Team Emirates)

© Andrea Guardini

Un’altra stagione sottotono per l’ex enfant prodige delle volate. Passato anche lui alla ex Lampre per cercare di rilanciarsi, sperando nell’aria di casa, a fine stagione il bottino è davvero scarso, tanto che per la prima volta in carriera chiude l’anno senza vittorie. Corre anche poco, ancor più raramente in corse importanti, finendo anche per l’essere demotivato. I suoi migliori piazzamenti arrivano a fine anno, dopo l’annuncio del passaggio alla Bardiani – CSF. Una nuova ripartenza, un passo indietro che a 28 anni potrebbe tuttavia permettergli di ritrovarsi.

6. Ben Swift (UAE Team Emirates)

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Approdato alla corte dei Saronni per avere più spazio, il corridore britannico si fa vedere qualche volta, confemandosi un corridore molto completo, ma non riesce mai a lasciare il segno. Generoso anche nel modo di correre, appare forse a volte anche troppo snaturato rispetto alla sua natura di corridore veloce, con la sensazione anche di aver perso un po’ del suo spunto. È un corridore potenzialmente in grado di fare bene su molti terreni, ma deve ancora realmente trovare la sua strada. A 30 anni di occasioni e di tempo ne avrà tuttavia sempre meno.

7. John Degenkolb (Trek-Segafredo)

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Le aspettative a inizio anno erano molto più elevate. Sulla carta doveva essere l’erede di Cancellara in casa Trek – Segafredo nelle classiche del nord, ma il risultato non è quello sperato, nonostante si piazzi spesso nella Top10. Anche nelle volate ci si aspettava qualcosa di più, ma sembra essere ancora condizionato dalla paura di cadere che lo porta a correre in maniera conservativa. Da dimenticare il finale di stagione, con alcuni problemi fisici che gli impediscono di prendere parte al Mondiale, dovendo così chiudere anzitempo un anno nel quale non è riuscito ancora a ritrovarsi.

8. Alexander Kristoff (Katusha-Alpecin)

© Sirotti

Stagione da vorrei, ma non posso per il norvegese. Il bilancio complessivo non è sicuramente da buttare, con nove vittorie, fra le quali spicca quella del Campionato Europeo, ma nel complesso risultano essere maggiori le occasioni in cui ci si aspettava qualcosa di più, quelle in cui resta il rimpianto. Dalla Sanremo al Mondiale, passando per un Tour de France sottotono, sono numerose le giornate in cui Kristoff si ferma ad un passo (o qualcosa in più) dalla gloria, dovendosi accontentare di un piazzamento per lui poco significativo. Decisamente male invece le classiche del pavé, nelle quali sembra un lontano parente di quello ammirato fra il 2014 ed il 2015 e non si fa praticamente mai vedere, illudendo con il quinto posto al Fiandre.

9. Bryan Coquard (Direct Energie)

© Direct Energie

Anno difficile e particolare per il corridore francese. Dopo un buon 2016, in questa stagione il velocista della Direct Energie era chiamato al definitivo salto di qualità, dimostrando di poter lottare alla pari con i migliori velocisti al mondo, con la possibilità di brillare anche in alcune classiche. I primi segnali sono positivi, con un successo di tappa sia alla Volta a la Comunitat Valencia che alla Vuelta a Andalucia, ma questi risultati non vengono poi confermati, con diverse prove sottotono e successi ottenuti solo in corse con una concorrenza non troppo agguerrita. A maggio arriva poi la rottura con la dirigenza, dopo la decisione di lasciare la squadra a fine stagione. Da quel momento la frattura con Jean-René Bernaudeau è totale ed è lo stesso Coquard a subirne le conseguenze, dovendo saltare il Tour de France. Finale di stagione a quel punto da dimenticare con un solo piazzamento sul podio e tante prove anonime, senza la fiducia della squadra e una condizione psicofisica traballante.

10. André Greipel (Lotto Soudal)

© Sirotti

Il 2017 è stata probabilmente la peggior stagione della carriera per il Gorilla. Per la prima volta dal 2011 non ha vinto neanche una tappa al Tour de France, interrompendo una striscia positiva nei GT che durava ormai dal lontano 2008, fermandosi, almeno al momento, a quota 22 tappe, l’ultima in un Giro d’Italia in cui non è apparso dominatore come nelle ultime stagioni, ma troppo spesso lui in primis a rincorrere. Se le ragioni di questa débacle sembrano avere una forte componente mentale, avendo avuto parecchie problematiche familiari (la madre è affetta dalla SLA), si avvertono inevitabili anche i segni di un declino che sinora ha saputo respingere con grande determinazione, mostrandosi anche in altre vesti, non solo del velocista puro. Classe 1982, gode ancora del pieno sostegno di una squadra costruita attorno a lui, pronto a riscattarsi in questo 2018.

9 Commenti

  1. Quanto valgono un paio di centimetri? Tutti ad osannare Sagan che ha vinto il terzo mondiale senza salite degne di tale nome, e deludersi per Kristoff (di cui non sono tifoso) per quei 2 cm di volata. I valori non si misurano per così poco ! E’ vero che ha ottenuto meno del previsto al Tour ma l’argento Mondiale, il titolo di campione Europeo, le vittoria a Francoforte e Londra ed altre 6/7 gare, il quarto posto a Sanremo, il quinto al Fiandre. Insomma, delusione non mi pare

    1. Opinione perfettamente lecita la tua. Kristoff ha fatto una ottima stagione, con alcuni picchi importanti, eppure qualcosa gli è mancato… Molti piazzamenti, qualche successo importante, ma pensavamo avrebbe potuto fare di più, togliendosi l’etichetta di piazzato di lusso da dosso. Ci è andato vicinissimo, è vero, infatti non è certo la nostra delusione maggiore dell’anno. Ma ci aspettavamo di più. Ogni giudizio, inevitabilmente è dato dalle aspettative.
      Un quinto posto per un corridore è un trionfo, per altri no. Con quest’ottica abbiamo giudicato alcuni corridori, in questo caso Kristoff. Un ottimo corridore, tra i migliori in assoluto probabilmente, al quale manca quel qualcosa in più per fare l’ennesimo salto in avanti, che sostanzialmente quest’anno ci aspettavamo e che non è arrivato.
      Sicuramente in questo caso siamo stati abbastanza severi, questo non lo possiamo negare 🙂 Purtroppo, spesso bastano pochi centimetri e/o secondi per cambiarti la vita (non solo nello sport).

  2. A me personalmente fa male vedere Nacer Bouhanni giudicato tra le delusioni dell’anno! Forse vi è sfuggito l’entusiasmo della gente per le sue vittorie a Camembert e Fourmies, forse non avete seguito l’entusiamante duello per la Coupe de France tra Bouhanni e Pichon. Le Professional in Francia hanno a disposizione un calendario degno su cui confrontasi e la vittoria della Fortuneo-Oscaro è stata sudata mese dopo mese. Le sette vittorie di Bouhanni sono un gran bottino per una squadra Professional, altro che delusione…daltronde in Italia si pensa solo a chiudere gare, sfavorire ed affossare le squadre locali invitando al Giro chiunque non sia italiano e organizzando partenze della corsa rosa ovunque, purchè non sia nel Bel Paese. Avanti così!

    1. Ciao Fortebraccio e grazie per il tuo commento. Il nostro giudizio va visto in ottica complessiva. Bouhanni ha 27 anni e in passato ha vinto tappe WorldTour e altre corse di alto livello, nonché la maglia rossa al Giro d’Italia. Da un corridore con queste qualità ci si aspetta sicuramente vittorie di maggior spessore rispetto a quelle viste quest’anno e, soprattutto, meno nervosismo nelle complicate volate del Tour.

  3. Consideriamo fallimentare Quintana, le cui aspettative erano di gran lunga superiori ( anche quest’anno) rispetto ai risultati. Greipel, Kristoff, Coquard e Rui Costa qualcosa hanno vinto.Perche’ non avete inserito nella classifica delusioni Porte? ha uno stipendio ben superiore a tutti quelli che ho appena citato, e come risultati ha combinato meno che nel 2016. Talento purissimo sulle 2 settimane, incompiuto sulle 3.

    1. Ciao Alessio, abbiamo cercato di non inserire corridori la cui stagione è stata rovinata da un infortunio, come nel caso di Porte. L’australiano si è infortunato al Tour, quando era in piena lotta ancora per la maglia gialla, e non ha più corso da allora. Nel suo percorso di avvicinamento, partecipando a quattro corse a tappe, ne aveva vinte due, chiuso in seconda posizione un’altra e conquistato in totale quattro tappe. Non potremo mai sapere come sarebbe andato senza quell’infortunio, ma ci sarebbe sembrato ingiusto non tenerne conto.

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