Federciclismo, polemiche per la BikeCard (ribattezzata tassa sul sudore)

Una tassa sul sudore per sanare i conti della Federciclismo? Sin da quando è stato presentato il nuovo piano di bilancio triennale della FCI, il cui obiettivo è rientrare del buco di 2,7 milioni emerso la scorsa estate, in molti hanno puntato il dito sulla Bike Card, con i più critici che l’hanno appunto ribattezzata tassa sul sudore. In pratica, dal primo gennaio questa tutto coloro che sono tesserati per alcuni enti (buona parte) dovranno pagare una quota di 25 euro annuali alla federazione per poter partecipare alle gare ciclistiche, di qualsiasi tipo.

In cambio di questo pagamento avranno dei non meglio precisati servizi – almeno per il momento – in particolare non ci sarà alcuna copertura assicurativa. Questa tessera non servirà né ai tesserati della Federciclismo né UISP o ACSI, con le ultime due sigle che hanno raggiunto un accordo con la federazione. Molti amatori sono in rivolta, considerando che su di loro si stanno rivalendo Renato Di Rocco e i suoi, ma il presidente difende l’iniziativa.

“Ma quale tassa – commenta per il Corriere della Sera il dirigente abruzzese – La nostra è un’iniziativa politica per combattere chi ci fa concorrenza sleale con i contributi pubblici. I soldi serviranno a gestire servizi comuni come la giustizia sportiva. Non raccoglieremo più di 70-80 mila euro. Chi non vuole acquistare la Bike Card abbandoni gli enti e si tesseri direttamente con noi: siamo i più seri”.

Nei prossimi giorni inevitabilmente ne sapremo di più, ma intanto il malcontento sui social non sembra placarsi. In particolare, come sottolinea lo stesso Marco Bonarrigo nel suo articolo, “la tentazione del monopolio resta forte“. Non è piaciuto inoltre l’annuncio in sordina di una novità inserita sostanzialmente “all’ultimo secondo utile, nel pomeriggio del 22 dicembre, poco prima che la FCI chiudesse i battenti per la pausa natalizia”.

Da notare inoltre che i numeri sembrano abbastanza discordanti. Se da un lato Di Rocco parla di 70-80 mila euro, per arrivare a tale cifra bastano circa 3000 tessere (da 25 euro l’una), mentre gli amatori potenziali sono molti più, forse anche dieci volte di più. Se effettivamente tutti questi dovessero decidere di sottoscrivere questa tessera, si arriverebbe a 800 mila euro. In tre anni (8×3=24) si arriverebbe così quasi a colmare il debito. E per i più critici questo basta per dire che sono gli amatori, la gente comune, a salvare il ciclismo professionistico…

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