Davide Cassani, sfogo sui social: “Perché lo sport è ancora fermo? Si può fare feste ma non gareggiare…”
Davide Cassani attacca con decisione la gestione della fase 3 da parte del governo. Il commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo si è sfogato con un lungo post in cui critica le decisioni prese dallo Stato sulle possibilità concesse nei mesi di giugno e luglio agli sportivi amatoriali. Se infatti è stato possibile tornare ad allenarsi individualmente, l’attività agonistica per i non professionisti è ancora vietata. Una scelta che stride in maniera evidente con la politica adottata invece nei confronti di bar e ristoranti, aperti (seppur con distanziamento sociale) e con la possibilità di far incontrare i giovani, con tutti i rischi che questo comporta.
“Questo covid-19 mi ha fatto capire una cosa: lo sport fa male!” si apre con tagliente ironia il lungo post apparso sul profilo Facebook del commissario tecnico ed ex corridore: “E pensare che, da sempre, sono stato convinto che lo sport fosse uno strumento essenziale per rendere migliori le nostre vite, un modo per crescere più sani ma soprattutto regalare a centinaia di migliaia di giovani, tanti bei sogni. Evidentemente mi sbagliavo perché ho capito fin dall’inizio di questa pandemia, che lo sport fa male e per questo va fermato”.
“Come si propaga il contagio? Con l’assembramento, la vicinanza tra le persone” prosegue il ragionamento di Cassani: “Qual è stato uno dei primi provvedimenti? Bloccare lo sport, anche quello individuale. Puoi andare a fare una corsetta da solo? No. Puoi andare a pedalare sulle tue colline in assoluta solitudine? No. Subito, a marzo, mi sono detto: è giusto, metti che mi capiti qualcosa, che ne so, una caduta, meglio stare in casa perché in caso di incidente non è proprio il caso di aumentare il lavoro ad un pronto soccorso già in evidente difficoltà. Bisogna sempre pensare al bene comune, al minore dei mali. Siamo in stato di emergenza? Allora si sta in casa e si contribuisce al bene del prossimo facendo meno danno possibile. Giustissimo rinchiudersi tra le mura di casa e consigliare a tutti di fare la stessa cosa. Ma ora mi chiedo: perché dobbiamo stare ancora fermi con le attività agonistiche? Perché i nostri giovani non possono gareggiare? Perché lo sport è considerato così pericoloso? Sia ben chiaro, parlo di sport organizzato”.
Il c.t. continua: “Quanto mi piacerebbe fare quattro chiacchiere con il CTS (comitato tecnico scientifico) e capire il morivo di questi continui no alla riapertura dell’attività agonistica nello sport. Ma vi rendete conto del danno che stiamo arrecando ai nostri giovani? Non li facciamo gareggiare, ma li lasciamo liberi di andare tranquillamente in spiaggia, di uscire liberamente tutta la notte, movida compresa, di festeggiare nelle piazze per qualsiasi motivo (anche la Coppa Italia di calcio), di riunirsi per bere mangiare e tutto il resto. Ma gareggiare no”.
Il più grande rammarico per Cassani è il rischio di vedere sfumare gli sforzi dell’ultimo periodo: “Stiamo gettando via una generazione di giovani sportivi, disperdendo il grande lavoro fatto in tutti questi anni con enormi sacrifici, per che cosa? Sapete come funziona lo sport in Italia? Conosco molto bene il ciclismo perché ci sono dentro da più di 40 anni. Gli sport organizzati non sono un pericolo o comunque sono facilmente controllabili. Un esempio banale: se ho un semplice raffreddore, non vado neanche a correre e se per caso mi vengono due linee di febbre faccio come mi diceva il mio direttore sportivo, sto in casa ed esco ad allenarmi solo quando mi sento meglio. Per dire che il controllo c’è già dalla base. Da quel che leggo e per i divieti che ci vengono imposti, sembra che lo sport sia tra gli ambienti più pericolosi quando invece, proprio per le regole che impone, è una delle attività meno rischiose e più gestibili”.
Un’amarezza aumentata dalla libertà invece concessa alla movida: “Consideriamo anche un’altra questione: le nostre ragazze ed i nostri ragazzi non possono gareggiare, ma il sabato e tutte le altre sere possono tranquillamente uscire a fare bisboccia. Ma io dico, è normale tutto questo? Continuando con questi divieti, almeno nel ciclismo, si potrebbero perdere dal 30 al 40 per cento dei nostri giovani. Non perderemmo solo futuri possibili campioni (sarebbe il danno meno grave), ma la salute di molti altri ragazzi (questa sì che sarebbe una catastrofe)”.
Infine Cassani difende la Federazione italiana dalle accuse e invita il governo alla riapertura delle attività sportive: “Sento parecchie persone che si lamentano della Federciclismo perché non sta facendo nulla per il proprio movimento. Posso dirvi che si sbagliano di grosso. Stiamo lavorando dalla mattina alla sera, ma certe decisioni non possiamo deliberarle noi. Abbiamo bisogno di decreti che ci diano la possibilità di poter correre rispettando tutte le norme del caso. Sono convinto che lo sport potrebbe aiutarci ad allentare il morbo e non a favorirlo. E non servono troppi dati per dimostrarlo”.
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