Coronavirus, anche il ciclismo si ferma…e ora? I corridori si interrogano: “Quando potremo riprendere a correre?”
Con l’ultima tappa della Parigi-Nizza 2020, che in realtà era la penultima, si è ufficialmente fermato anche il ciclismo a causa della minaccia Coronavirus. L’atmosfera nella quale si è conclusa la corsa francese è stata piuttosto surreale, anche perché è stato uno degli ultimi eventi sportivi di alto livello a fermarsi e perché tutto ciò rappresenta un vero e proprio salto nel vuoto. Da gennaio ad oggi, lo spettro della pandemia si è fatto sempre più reale, portando a una progressiva sospensione di tutti gli eventi del calendario, fino ad arrivare alla giornata simbolicamente conclusiva di ieri. A questo punto, con tutte le prossime classiche del pavé a un passo dalla cancellazione definitiva, compresi Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix, è difficile ipotizzare una data in cui si potrà tornare a pieno regime.
DirectVelo ha raccolto alcune impressioni al termine della tappa di ieri: “Bisogna prendere le cose in modo positivo. Io ne ho approfittato, mentre alcuni corridori sono già a casa da 15-20 giorni – ha raccontato Romain Combaud (Nippo Delko Provence) – Ci sono persino corridori come Primoz Roglic o Tom Dumoulin che non hanno ancora ripreso la stagione. Abbiamo già una quindicina di corse alle gambe, va bene così. Pensavamo tutti a questa situazione particolare dall’inizio della gara. Ma trovo già positivo che ASO sia riuscita a fare la Parigi-Nizza. Certo, abbiamo perso l’ultimo giorno che è stato cancellato, ma è andata bene correre per una settimana”.
L’incertezza riguarda soprattutto i tempi dello stop, ancora poco chiari: “L’UCI deciderà cosa fare degli eventi – aggiunge sempre Combaud – ma le decisioni dovranno essere annunciate per tempo in modo che le squadre abbiano il tempo di adattarsi e organizzarsi, soprattutto in termini logistici. Se si tratta di un mese, due mesi… Peccato, dovremo prenderne atto. Saremo ancora più motivati quando torneremo alle gare. Dobbiamo metterlo in prospettiva. Ma se ci saranno due mesi di pausa, è certo che inizieremo quasi da zero!”.
“La cosa più importante, secondo me, è sapere al più presto quando potremo riprendere a correre – aggiunge Julien Vermote della Cofidis- La cosa peggiore sarebbe prepararsi per le gare e ogni volta annullarle a pochi giorni prima della partenza. Quello, sarebbe estenuante fisicamente e mentalmente. D’altra parte, se sappiamo quando torneremo a correre possiamo adattare la nostra forma, almeno un minimo. Se dovessimo riprendere al Giro delle Fiandre o alla Parigi-Roubaix, sarebbe speciale. Ma sarebbe sempre meno peggio che vederle annullate”.
Anche Tom van Asbroeck (Israel Start-Up Nation) è ancora spaesato: “Non so se sarà come una pausa invernale… Sarà sicuramente una situazione strana. L’unica cosa che è già certa è che non correremo per diverse settimane. Ma per quanto tempo, nessuno lo sa. Il team ci darà istruzioni. Quello che è certo è che siamo professionisti, dobbiamo essere pronti nel caso in cui dovessimo riprendere in fretta la competizione. Dovremo cercare di mantenere una forma decente ma senza correre, che è necessariamente più difficile”.
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