Cofidis, Guillaume Martin riflette sui cambiamenti climatici: “Non so se il Tour potrà continuare a corrersi a luglio”

Anche il ciclismo deve iniziare a fare i conti con i cambiamenti climatici. Se l’UCI ha presentato oggi il proprio manifesto per un ciclismo sostenibile, pure i corridori sono sempre più attenti a questioni simili. Se Michael Woods è stato tra i primi a porsi delle domande sul suo stile di vita, non possono non essere applaudite azioni come quelle di Luis Angel Maté, che ha piantato un albero per ogni chilometro passato in fuga alla Vuelta a España. In questi giorni si sta interessando all’argomento anche il più filosofo del gruppo, Guillaume Martin, che non ha potuto non sottolineare come il surriscaldamento globale sta mettendo sempre più a rischio il suo sport.

“Stiamo vivendo un problema molto grande – ha dichiarato il portacolori della Cofidis Reporterre – In particolare penso alla Vuelta a España 2021. Per molti giorni siamo andati incontro ad un caldo incredibile […] Per un momento mi sono chiesto cosa stessi facendo là, con sforzi estremi a temperature estreme, mentre le autorità invitavano la popolazione a restare a casa. Abbiamo realizzato che nel nostro mondo disordinato sarà sempre più complicato fare sport. Concretamente, nel mondo del ciclismo la questione è quella di programmare le corse in certi periodi dell’anno. Non sono sicuro che il Tour de France possa continuare a corrersi a luglio“.

“Inoltre, con le conseguenze dei cambiamenti climatici dovremo confrontarci con questioni vitali, come la fame – ha aggiunto il classe 1993 – Le corse ciclistiche posso rimanere ancora al centro dei nostri problemi? In ogni caso, durante il Covid non sono state ritenute essenziali. La nostra attività è un lusso per la società dell’intrattenimento“.

Anche il mondo del ciclismo, quindi, dovrà cambiare in qualche modo: “Il mio stile di vita inquina più di quello di un cittadino medio. Trascorro circa 200 – 250 giorni fuori casa. Questo non vuol dire che volo tutti i giorni, ma sicuramente è il mezzo di trasporto preferito […] Questo è il paradosso di uno sport che è praticato con un mezzo ecologico. Spesso le bici finiscono sull’aereo e durante le corse ci sono molti mezzi a motore attorno e davanti a noi. Inoltre, mangiamo prodotti conservati nella plastica”.

Il vincitore della Maglia a Pois alla Vuelta 2020 ha detto di iniziare a vedere dei piccolo segnali di miglioramento: “Stiamo cercando di essere meno dannosi, con i veicoli elettrici, prendendo il treno più spesso, ma può bastare? […] Non sono certo lo sportivo più famoso in Francia, ma so che se posso avere accesso ai media, posso mandare dei messaggi. C’è una forma di responsabilità in questo”.

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