Vélo d’Or 2023, assegnarlo a Jonas Vingegaard è stata una occasione persa

Assegnare il Vélo d’Or 2023 a Jonas Vingegaard è stata una occasione persa. Partendo dal presupposto che ovviamente il danese non ha demeritato, ed è evidente che si possa comunque tranquillamente assegnarlo a lui perché ha fatto una grandissima stagione stravincendo il Tour, e sicuramente questo ha avuto la sua importanza, ma il suo trionfo mostra come il premio sia probabilmente troppo “tourcentrico”, soffrendo probabilmente anche di un metodo di conteggio dei punti non proprio impeccabile, se si considera che per la maggior parte dei votanti il vincitore finale non era stato il migliore dell’anno (peraltro, ci si chiede come chiunque possa valutare che uno qualsiasi dei nomi qui citati possa non essere considerato tra i migliori cinque della stagione, ma per alcuni è stato così).

Tuttavia, il concetto che si sarebbe potuto sottolineare è la straordinarietà di quanto fatto dagli altri due. Mathieu Van Der Poel ha vinto i Mondiali nel ciclocross e su strada, una cosa mai successa nella storia tra gli uomini, vincendoli addirittura nello stesso anno. E questo meritava di essere sottolineato, visto che poi, en passant, ha vinto anche due Monumento che abbinate nello stesso anno è qualcosa di a sua volta piuttosto raro.

Tadej Pogacar dal canto suo, vero che non ha vinto Tour e Mondiale, ma ha vissuto una stagione di straordinaria regolarità, peraltro condizionata da un infortunio, malgrado il quale ha comunque ottenuto risultati di altissimo livello, ottenendo a sua volta risultati di prestigio assoluto, dalla primavera in cui spicca il capolavoro al Giro delle Fiandre che un vincitore di GT non conquistava da quasi venti anni, all’autunno con il tris al Lombardia che riporta indietro di più di mezzo secolo.

C’era quindi la possibilità di andare a premiare qualcuno che ha fatto qualcosa di diverso, per l’intero movimento ciclismo. La differenza è qui, per cui probabilmente si poteva puntare e votare diversamente per sottolineare questo aspetto. La stagione di Vingegaard resta ovviamente eccezionale, anche considerando quel secondo posto che ha comunque il gusto della vittoria alla Vuelta, ma è qualcosa di più tradizionale. Quanto raggiunto dagli altri è stato invece qualcosa di profondamente diverso che poteva meritare una sottolineatura, uno qualsiasi dei due.

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