UAE Tour 2020, l’osteopata Dario Marini racconta la lotta con il coronavirus: “Ho 38 anni e mi sono ammalato in modo grave”

Era l’osteopata Dario Marini uno dei positivi al coronavirus durante l’UAE Tour 2020. A raccontarlo è lo stesso 38enne di Sansepolcro, che ha combattuto il COVID-19 per 15 giorni, di cui nove trascorsi in terapia intensiva nell’ospedale di Abu Dhabi. Un uomo giovane, atletico e in salute che per quasi tre settimane ha combattuto la malattia fino a risultare per tre volte negativo consecutivamente. 19 giorni complessivi, ai quali sono seguiti altri giorni per vedere anche la polmonite in atto guarire completamente e poter tornare a casa insieme agli ultimi elementi della squadra, tra i quali anche Fernando Gaviria. Un lungo calvario finito, che ora dalla sua casa di Cesena, dove ha raggiunto la moglie Letizia, può raccontare.

“Ho vinto il Coronavirus e vi dico: resistete e non sottovalutatelo – spiega ad ArezzoNotizie Non sottovalutate il coronavirus, io ho 38 anni e mi sono ammalato in modo grave pur godendo di un’ottima salute e avendo un fisico da sportivo. Per chi è in isolamento, in quarantena o semplicemente è in ansia dico di non abbattersi e tenere duro. E soprattutto attenersi a tutte le disposizioni che ci sono state date: state in casa, usate mascherine e guanti, rispettate le distanze. Così si può sconfiggere il virus”.

Dario è stato tra i primi a manifestare i sintomi: “Era il 26 febbraio, mi hanno fatto il test e dato i primi medicinali. Inizialmente sembrava tutto sotto controllo. Ma il 29 febbraio il medico della società ci ha spiegato che io e un collega saremo dovuti andare in ospedale. Dopodiché la situazione è precipitata”. Corsa sospesa, tutta la carovana isolata per lunghi giorni prima che buona parte potesse ripartire, anche se quattro squadre sono state bloccate. Dopo alcuni giorni sono ripartiti anche Cofidis e Groupama-FDJ, mentre gli uomini della Gazprom – Rusvelo e della UAE Team Emirates sono dovuti rimanere più a lungo e concludere la quarantena, visto che era proprio fra queste che si erano sviluppati alcune positività.

“Mi hanno dato antibiotici e antivirali – racconta – dopo la prima notte, se non ci fosse stato nessun miglioramento, mi avrebbero intubato. Fortunatamente i miei polmoni hanno risposto bene ai medicinali ed è stato sufficiente l’ossigeno […] Tre volte al giorno gli antibiotici e poi un mix di antivirali per ebola e hiv, quindi gli anti artritici. Per il Coronavirus non c’è una cura e i medici hanno seguito passo dopo passo l’evoluzione della situazione a livello internazionale. Hanno valutato di volta in volta, anche in base ai risultati riscontrati da medici che operavano in altre aree geografiche, se modificare o meno il mix”.

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