Paesi Bassi, Tom Dumoulin pensa ad un ritorno nel ciclismo: “Mi piacerebbe aiutare i corridori a livello psicologico”

Tom Dumoulin potrebbe tornare protagonista nel mondo del ciclismo. Il corridore neerlandese, vincitore del Giro d’Italia e del Mondiale a Cronometro nel 2017, nel 2022 aveva deciso di appendere la bicicletta al chiodo, chiudendo una carriera che lo aveva visto attraversare momenti di gloria ma anche periodi decisamente complicati che lo avevano spinto ad interrompere la sua avventura su due ruote ancora prima di quanto originariamente previsto. Proprio dell’ultimo periodo della sua carriera Dumoulin parla in un’intervista rilasciata a Het Nieuwsblad, spiegando i motivi che lo hanno spinto a ritirarsi.

“Nella prima parte della mia carriera tutte le persone con cui lavoravano mi davano un pezzo per completare il mio puzzle. – spiega Dumoulin – Dagli allenatori, ai nutrizionisti. A quel punto ho potuto iniziare a lavorare su me stesso con grande voglia: ok il mio allenatore mi ha detto di fare allenamento ad intervalli, come posso inserirlo nel calendario dei miei allenamenti? In quel momento avevo la sensazione di essere io a star costruendo la mia carriera. Negli ultimi anni, invece, io ero diventato semplicemente un pezzo nel puzzle di qualcun altro. Ero diventato solo quello che doveva eseguire gli ordini. Il nutrizionista mi diceva: devi mangiare questo. L’allenatore mi diceva: ti allenerai così e farai queste corse. Nessuno mi ha mai chiesto cosa ne pensassi io di queste cose, e questo è quello che mi ha bloccato”.

Secondo il classe 1990 quella che a lui è mancata nelle ultime fasi della carriera è stata l’autonomia di decidere come gestirsi al meglio, fattore che anche oggi lui reputa cruciale per il buon andamento della carriera di un professionista: “I corridori migliori di oggi sono quelli che riescono a bilanciare al meglio tutto. Pogacar e Van der Poel sono entrambi arrivati nelle loro squadre quando erano giovani, e sono stati incoraggiati ad ascoltare il loro corpo e le loro sensazioni. Mathieu ha ancora molta autonomia. Mangia bene, utilizza la scienza, ma è lui a decidere quali a quali gare partecipare, quando vuole essere in forma e quando invece vuole andare a giocare a golf per una settimana”.

Ed è in questa ottica di guidare i giovani corridori anche a livello psicologico che Dumoulin trova lo stimolo per pensare di tornare nel mondo del ciclismo: “Qualche anno fa non sarei voluto tornare. La mia idea era di ricominciare a studiare. Ma ho realizzato che sarebbe un peccato non condividere la mia esperienza. Non voglio guidare sin da subito una squadra, quello non è il mio ruolo, ma credo che potrei essere utile nel fornire un supporto psicologico ai corridori. Io penso che se un corridore ha la sensazione di essere lui a gestire la propria carriera, possa andare molto più forte. Spesso chi si affida solo alla scienza non ha questa energia extra. Ad esempio la Visma|Lease a Bike con il suo approccio basato sui dati ha ottenuto tantissimi successi per molti anni e con tanti corridori. Ma ora hanno perso atleti come Fem Van Empel, Cian Uijtdebroeks e Christophe Laporte. Le squadre dovranno trovare il bilanciamento tra dati, scienza, ma anche l’aspetto umano, e non sarà per nulla facile”.

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