Israel Start-Up Nation, Michael Woods: “La nuova generazione di corridori è fenomenale”

Michael Woods sorpreso dalle prestazioni registrate in gruppo nelle ultime stagioni. In un’intervista rilasciata a Cyclingnews, il 35enne canadese ha parlato di come il ciclismo professionistico sia cambiato e sia diventato sempre più competitivo in questi anni, con gare affrontate con sempre maggiore intensità e aggressività e giovani corridori subito in grado di confrontarsi con i migliori (e anche di batterli). L’ex EF Pro Cycling ha parlato poi anche della sua stagione, la prima con la maglia della Israel Start-Up Nation, conclusasi con due successi e diversi ottimi piazzamenti in gare come Liegi-Bastogne-Liegi, Il Lombardia e le Olimpiadi di Tokyo.

Ho scelto una generazione davvero forte contro cui gareggiare“, ha dichiarato Woods, che però ha una spiegazione per queste prestazioni: “È dovuto ai watt, all’allenamento migliore, all’abilità in corsa. Il gioco è solo più competitivo. Non sono vecchio come ciclista professionista, ma la nuova generazione degli ultimi due o tre anni è fenomenale. Abbiamo visto entrare in scena Tadej Pogačar e Remco Evenepoel, anche Egan Bernal, e poi personaggi del calibro di Julian Alaphilippe, Sono emersi anche Mathieu van der Poel e Wout van Aert, altri corridori mi dicono che stanno tirando fuori i loro numeri migliori ma che faticano a competere con questi ragazzi“.

“C’è stato un momento in cui i corridori non si dopavano più ma non sapevano più come allenarsi, quindi i risultati venivano dal talento – ha proseguito il 35enne – Con l’avvento del Team Sky, poi dei loro rivali ad alto budget, Strava, Training Peaks e tutte queste cose diverse per monitorare l’allenamento, ora non è più necessario correre o essere a un training camp per migliorare. Puoi replicare le gare e monitorare da vicino i corridori. Dieci anni fa potevi ingannare il tuo allenatore a pedalare per sette ore, e non potevano controllarlo. Ora possono persino seguirti dal vivo. Tutto questo contribuisce a un livello che va sempre più in alto“.

Parlando della sua stagione, lo scalatore canadese crede che il trasferimento in una nuova squadra gli abbia giovato: “Penso che cambiare squadra abbia avuto un impatto positivo su di me. Per gran parte della stagione ho sentito come una molla nella mia pedalata, una leggerezza sui pedali quando mi alzavo sulla sella, quindi mi sono goduto le corse. Ma è stata anche una stagione lunghissima per molte ragioni. C’è stato anche molto stress, un po’ di stress emotivo positivo ma anche stress da ciclismo che si accumulava mese dopo mese“.

“Lo stress del ciclismo era correre il Tour de France, le Olimpiadi e fare tutto con una nuova squadra”, ha proseguito Woods, che aveva come obiettivo far bene proprio alla Grande Boucle, dove però non è stato particolarmente fortunato, cadendo subito nella prima tappa: “Al Tour sarei stato sicuramente contento del quinto posto. Non c’era l’aspettativa di vincere. Mi sono sentito solo fortunato a provarci. Ora ho realizzato quell’esperienza, anche se è finita in fretta”.

Un’esperienza, però, che ha fatto capire al vincitore della Milano-Torino 2019 di non essere un corridore da Grande Giro: “Mi ha fatto capire di non puntare alla classifica generale del Tour in futuro. Ho capito che non ho tutte le capacità per vincerlo“. Per il prossimo anno, quindi gli obiettivi tornano a essere le classiche delle Ardenne e le tappe dei GT: “Voglio solo ottenere una grande vittoria nel 2022. Posso avere 35 anni, ma sento di stare ancora migliorando, di star correndo meglio che mai. Sono eccitato da come posso migliorare nel 2022″.

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