Coronavirus, Mario Cipollini chiama il ciclismo: “Nessuno può restare indifferente, dobbiamo ridare quello che abbiamo avuto”
Mario Cipollini chiama a raccolta il ciclismo. Dalla sua casa in provincia di Lucca, l’ex campione del mondo si mostra in qualche modo deluso dal mondo del ciclismo che sinora non si è mostrato compatto e solidale in questo periodo di emergenza. Sicuramente ci sono state iniziative importanti a livello di singoli, ma secondo Re Leone è mancata l’unità del nostro movimento nella beneficenza a sostegno di chi ne ha bisogno in questo periodo.
“Nessuno può restare indifferente a quanto accade in Italia – commenta alla Gazzetta dello Sport – E le persone che soffrono, che lottano negli ospedali per noi, sono le stesse che vengono sulle strade a incitarci, a tifare per noi. Noi siamo vivi, come movimento, grazie a questa gente: noi esistiamo grazie a loro. Tanti, tantissimi ci hanno accolto nelle loro case anche solo per cambiarci, per farci una doccia: me lo ricordo bene, io, al Giro di Sicilia nel 1989. Il pubblico ha dato un valore al nostro mondo, e noi ora dobbiamo ridare quello che abbiamo avuto”.
Il messaggio è chiaro: “Il nostro movimento ha il dovere di restituire tutto l’affetto che la gente ci ha dato […] Adesso per il ciclismo è arrivato il momento di aprire quelle porte, di entrare e portare qualcosa a chi ci ha dato tanto. Solo noi siamo sulla strada. Non il calcio, o il volley, o la F.1. Solo noi, e la nostra forza la riceviamo dalla gente. Non dobbiamo esimerci da questo senso di responsabilità nei confronti del nostro popolo. Tutti abbiamo guadagnato da quello che il pubblico ci ha regalato, e ora, in questa tragedia enorme, lo dobbiamo restituire. Non ci sono scuse per dire di no”.
In un periodo di grande difficoltà per tutti, in primis a livello personale e familiare, bisogna guardarsi attorno e fare squadre a tutti i livelli. Un concetto che Mario Cipollini ripete con forza. “Ognuno cerca di salvare la propria attività, è normale, ma adesso la priorità è la salute – aggiunge – Il ciclismo è lo sport del popolo e deve fare qualcosa per l’Italia. Questo è il momento di essere una vera squadra. E’ la volata più importante che dobbiamo vincere. E, partendo dalla mia esperienza di paziente, dico che il ciclismo deve diventare una coronaria di generosità che arrivi al cuore della gente. Raccogliamo fondi, compriamo respiratori, facciamo qualcosa”.
L’obiettivo è coinvolgere tutti, dalle massime istituzioni ai singoli atleti: “Apriamo subito un conto corrente, coinvolgiamo la Federciclismo, l’Associazione dei corridori, il Giro d’Italia, i big del gruppo, da Nibali a Viviani e Trentin. Svegliamoci. Mi ha sorpreso questo attendismo”.
Il primo a rispondere all’appello è il campione italiano Davide Formolo, che è stato tra i primi a doversi confrontare con il coronavirus avendo corso all’UAE Tour 2020 e vivendo una lunga quarantena. “Io ci sto – risponde subito – Dimostriamo tutti noi ciclisti che abbiamo un cuore. Questa situazione che stiamo attraversando ci fa scoprire il valore e il bello della vita”.
Ora bisognerà passare dalle parole ai fatti. Trovare il modo per concretizzare quello che sicuramente in molti in questi giorni hanno pensato e desiderato, per canalizzarlo e convogliarlo verso un obiettivo comune concreto e tangibile, che possa facilitare la raccolta fondi e convertire il denaro raccolto in qualcosa di materiale, pratico vero e reale, dando così compiutezza al pensiero.
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