Tour de France 2018, Cavendish: “Non ho paura, ma penso di più alle conseguenze”
Appuntamento con la storia per Mark Cavendish al Tour de France 2018. Il corridore britannico sarà alla corsa francese con un sogno: diventare l’uomo con più vittorie di tappa nella storia della Grande Boucle. Il velocista della Dimension Data si trova a quota 30 successi nella competizione transalpina, a quattro lunghezze dal record di Eddy Merckx. Dopo la sfortunata partecipazione nel 2017, il classe ’85 non avrà ancora tanti anni a disposizione per provare a entrare definitivamente nella storia della corsa a tappe più importante. La caduta in una delle volate della scorsa stagione, causata da una mossa discutibile di Sagan, ha lasciato i segni, ma non gli impedirà di provare a superare il record del belga.
Intervistato dal The Guardian, il campione britannico ha risposto a chi gli chiedeva di un’intervista rilasciata qualche mese fa, in cui si dichiarava spaventato in volata: “Non sono spaventato ma ora penso di più alle conseguenze. La mia spalla dopo lo scorso anno non sarà mai più completamente a posto. Posso sentirlo quando sono sulla bici, influisce sulla mia posizione quando sprinto, è permanentemente danneggiata per me, per il resto della mia vita. Di certo penso alle conseguenza, ma ciò che è accaduto era il 2017. È il passato. L’incidente è totalmente nel passato. Non vedo l’ora del Tour di quest’anno”.
Cavendish parla poi dell’obiettivo di raggiungere Merckx: “Trentaquattro tappe è l’obiettivo della mia carriera. Mi piacerebbe raggiungerlo ma è più facile a dirsi che a farsi. Quattro vittorie sembrano semplici, ma sono lontane. La percezione è che ho sempre fatto sembrare che vincere fosse facile. La gente pensa che sia facile, ma non vedono cosa c’è dietro, il tempo lontano dalla famiglia. I giorni passati a scalare, allenarsi fuori con ogni condizione climatiche, in salita cercando di tenere la velocità per lo sprint. Sono fortunato, quando effettivamente vinco lo faccio sembrare facile”.
Il classe ’85 fa qualche considerazione sulla sua squadra: “Devo semplicemente provare a vincere. Devo andare per il successo ed essere competitivo per gli sponsor. Se vinco o perdo, è buono per loro: ciò che facciamo alla Dimension Data sembra differente, a causa del lavoro di Qubeka. Stiamo correndo per mettere 5.000 bambini sulle bici nel Sudafrica rurale. Mi hanno messo a disposizione un team forte, anche se ci manca Bernard Eisal”.
Infine alcune battute sul percorso del Tour de France 2018: “Alcune delle tappe sono le più dure che io abbia mai visto nella mia carriera. Nel gruppetto recuperi terreno in discesa e in pianura. La tappa di 60 km non è così male, ma in quella con l’Alpe d’Huez ci sono pochi posti in cui puoi guadagnare. Il ciclismo è unico in questo. Ciò che faccio è uno sport differente da quello che fa Chris Froome“.
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