Le Delusioni del 2022, 1: Fernando Gaviria
La nostra analisi della stagione del 2022 continua sul nostro sito. Dopo aver passato in rassegna i dieci migliori momenti della stagione ed aver analizzato la settimana scorsa le dieci sorprese del 2022, questa settimana sarà il momento di una delle graduatorie più amare per i protagonisti, quella delle dieci delusioni stagionali. Come al solito la top-10, stabilita al termine di un articolato confronto in redazione, sarà presentata a ritroso lungo tutto l’arco della settimana, fino a domenica quando verrà svelato il nome del corridore che più di tutti ha deluso nel corso degli ultimi dodici mesi rispetto alle aspettative di inizio stagione.
1. Fernando Gaviria
Annata nera per i velocisti di casa UAE Team Emirates. Gaviria in realtà parte anche bene con le corse in medio-oriente, arrivando a quota 50 successi in carriera con le due vittorie di tappa al Tour of Oman, ma se a fine anno il tuo datore di lavoro dice che il tuo impegno è insufficiente è evidente che le cose sono andate molto male. Dopo il secondo posto al GP Francoforte, il colombiano è uno dei velocisti di punta del Giro d’Italia, dove ottiene due secondi posti e un terzo posto, la superiorità di Démare è netta, tanto che a un certo punto, e di questo gli va dato atto, prova a reinventarsi e si lancia in fuga anche in tappa sulla carta impossibili, chiudendo secondo (anche se staccatissimo) nella classifica a punti. Dopo aver perso il fido scudiero Max Richeze (che a metà stagione aveva deciso di appendere la bici al chiodo, ma che sembra in procinto di cambiare idea), però, La seconda parte di stagione è un completo disastro, senza piazzamenti e con la squadra che ormai inizia a fare persino fatica a sopportarlo. Arriva così lo sfogo di Joxean Matxin, che pur definendolo uno dei migliori velocisti al mondo, a settembre spara a zero sul sudamericano, lasciando intendere una separazione a fine anno. Meno di un mese dopo, infatti, il classe ’94 firma con la Movistar, con la speranza che un nuovo inizio possa farci rivedere il talentuoso velocista capace di vincere 50 corse, di cui 7 nei GT.
2. Pascal Ackermann
Prima stagione in maglia UAE molto travagliata per Pascal Ackermann. La vittoria alla Bredene Koksijde Classic sembra poterlo lanciare verso una grande primavera, ma si ritira in tutte le gare successive, compresa la Parigi-Roubaix, a cui prende parte per la prima volta in carriera. Si scopre poi che a rallentarlo era stato una frattura al coccige, che lo tiene ai box fino a giugno. Ad agosto è tra i velocisti protagonisti del Giro di Polonia, di cui vince anche una tappa, presentandosi come una delle due punta della Germania agli Europei di Monaco. In una corsa soporifera, però, suo malgrado è uno dei pochi a entrare nella cronaca della corsa con una terribile caduta quando si è ancora molto lontani dall’arrivo, con la partecipazione alla Vuelta inizialmente a rischio per una ferita al dito. Il tedesco alla fine riesce ad esserci, ma è dalla seconda settimana che inizia a carburare, prima con un terzo posto di tappa, e poi con un secondo posto in una volata a cinque dopo aver seguito un’azione di Primoz Roglic. Conquista il podio di giornata anche nella tappa di Madrid, ma non ci fa una gran figura, visto che a vincere è Juan Sebastian Molano, l’uomo che teoricamente doveva lanciargli la volata, ma che invece è andato più forte di lui. La speranza è di avere il prossimo anno un’annata senza problemi fisici per poter dimostrare di poter tornare, magari anche velocemente, il corridore visto in maglia Bora-hansgrohe.
3. Jasper Stuyven
Il corridore belga non riesce a confermare uno strepitoso 2021 che gli aveva portato in dote la Milano-Sanremo. A inizio anno, dopo aver fatto ottime cose come ultimo uomo di Mads Pedersen alla Parigi-Nizza, è costretto a saltare la Classicissima per dei problemi influenzali che hanno colpito tanti dei corridori presenti alla corsa a tappe francese. Torna per il pavé, ma non ottiene risultati importanti, chiudendo comunque in top 10 la Parigi-Roubaix. Incassata la fiducia della squadra con un rinnovo fino al 2025, si presenta al Tour per svoltare la stagione, ma lo si vede solo due volte, quando con Pogacar si lancia all’inseguimento (poi non riuscito) dei fuggitivi verso Arenberg, e sul traguardo di Parigi, dove sfiora il podio di giornata. Prima del mondiale si parla di lui come possibili outsider, con ancora in mente il suo quarto posto dell’anno precedente in un Belgio affossato dalla polemica interna tra Van Aert ed Evenepoel, ma a Wollongong non riesce a ripetersi, potendosi comunque consolare con la soddisfazione di far parte della spedizione vincitrice. Da quando era passato nel WorldTour nel 2014, eccezion fatta per la stagione d’esordio, il classe ’92 era sempre riuscito a vincere almeno una corsa, mentre quest’anno chiude a digiuno e questo è indicativo della sua stagione complicata.
4. Peter Sagan
Già da qualche anno il classe 1990 non ottiene più la quantità di vittorie di un tempo, ma finora aveva sempre salvato le sue ultime stagioni con successi di qualità. Il tre volte campione del mondo è arrivato in pompa magna alla TotalEnergies all’inizio dell’anno, ma le cose non sono andate come speravano il team Professional francese e il campione slovacco. L’annata inizia con un’altra positività al covid che compromette tutta la prima parte di stagione del 32enne, che riesce comunque ad alzare le braccia al cielo in una tappa del Giro di Svizzera, ma è costretto a saltare Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix. Dopo una seconda positività al covid a giugno, Sagan torna a vincere il titolo di campione nazionale slovacco, ma poi al Tour de France non riesce a brillare, ottenendo due quarti posti di tappa come risultati migliori e non essendo mai in lotta per la “sua” Maglia Verde. Con il settimo posto al mondiale si chiude un anno sicuramente al di sotto delle aspettative anche, e forse soprattutto, a causa dei sintomi del long covid. Il suo team ha parlato di scommessa vinta, ma è chiaro che si aspettavano di più e sperano ancora di poterlo ottenere il prossimo anno.
5. Caleb Ewan
La sfortuna ci mette lo zampino, ma la sua stagione non può essere sufficiente e contribuisce alla retrocessione del suo team visti i numerosi passaggi a vuoto nei grandi appuntamenti, partendo da Giro d’Italia e Tour de France. Se in entrambi i casi la dea bendata comunque ci mette del suo, l’impressione generale di questa sua stagione comunque è stato qualche problema fisico di troppo e uno stato di forma che non è mai realmente arrivato dove avrebbe voluto. Chiude così l’anno con sole sei vittorie, di cui una tappa alla Tirreno – Adriatico come unico trionfo nel WorldTour, un bottino decisamente troppo magro per uno dei pochi velocisti in circolazione ad avere una intera squadra a disposizione. Se le attenuanti ci sono, il suo status in gruppo ora sembra aver perso qualcosa e dall’anno prossimo dovrà sicuramente anche guardarsi di più per una concorrenza interna che sino allo scorso anno sembrava impossibile.
6. Adam Yates
Dopo essersi rilanciato nel 2021 trovandosi spesso e proficuamente a guidare la corazzata Ineos Grenadiers, il corridore britannico era atteso quest’anno ad un possibile salto di qualità, proponendosi come prima punta di una formazione orfana di Egan Bernal. Se le prime corse confermano il trend con cui aveva concluso la stagione precedente, le cose cominciano a scricchiolare in una primavera che si conclude anzitempo al Giro dei Paesi Baschi. Il ritorno alle corse in vista del grande obiettivo stagionale viene poi rovinato dal covid, che lo costringe a fermarsi in un Giro di Svizzera in cui non ha il tempo di emergere, riuscendo comunque a riprendersi velocemente. Arriva così al Tour de France con grandi ambizioni, che inizialmente sembra poter sostenere. Con il passare dei giorni si trova tuttavia surclassato dal compagno Geraint Thomas, finendo per chiudere le tre settimane senza acuti, con una top10 che nulla aggiunge alla sua carriera. Nel finale di stagione arriva poi una vittoria al non irresistibile Giro di Germania e qualche piazzamento che tuttavia sembra ancora lasciare l’impressione di qualcosa di incompiuto. Entrato ormai negli enta, a questo ritmo rischia di perdere il treno…
7. Tim Merlier
Annata discreta, ma evidentemente al di sotto delle aspettative, per il 30enne velocista belga. L’anno scorso era letteralmente esploso all’improvviso con un successo di tappa al Giro d’Italia, un altro al Tour de France e due al Benelux Tour, alzando notevolmente le aspettative per il 2022. È riuscito comunque a mettersi in mostra con un successo di tappa alla Tirreno-Adriatico, qualche semi-classica belga e il Campionato Nazionale in linea, ma senza fare quel salto di qualità tanto atteso. Saltato il Giro a causa di un infortunio e il Tour per scelta tecnica, è però apparso decisamente sottotono soprattutto alla Vuelta a España, dove non è riuscito ad andare oltre un terzo posto nell’undicesima tappa, affrontata pochi giorni dopo essersi guadagnato una comunque onorevole medaglia di bronzo agli Europei di Monaco. Nonostante tutto, la QuickStep ha deciso di puntare su di lui nella prossima stagione, confermandone tutto il valore.
8. Giacomo Nizzolo
La stagione 2022 è stata avara di soddisfazioni per il velocista brianzolo che era reduce da un 2021 che lo aveva visto spesso protagonista con la maglia di Campione Europeo. L’arrivo alla Israel-Premier Tech non è stato proficuo come probabilmente si aspettava, con soltanto una vittoria di secondo piano alla Vuelta a Castilla y Léon. Il risultato di maggior rilievo è arrivato alla Tirreno-Adriatico dove nell’ultima tappa di San Benedetto del Tronto è stato battuto soltanto da Phil Bauhaus. Le cose migliori le ha fatte invece vedere probabilmente al Giro d’Italia dove ha collezionato un terzo posto a Messina alle spalle di Démare e Gaviria e un quinto il giorno seguente a Scicli. Dopo un buon inizio, la sua avventura si è interrotta dopo la tredicesima tappa, quando ha deciso di ritirarsi a causa di un improvviso calo di forma. Nel finale di stagione è poi mancata anche la fortuna, con una caduta al Circuit Franco-Belge che ne ha precluso la presenza agli Europei di Monaco.
9. Michael Woods
Tre vittorie non bastano a salvare la stagione del canadese. Il suo 2022, infatti, si apre subito bene con una vittoria di tappa e il secondo posto in classifica generale alla O’Gran Camino, ma poi il classe 1986 manca tutti gli appuntamenti più importanti. Atteso da protagonista nelle classiche delle Ardenne, dopo il sesto posto alla Freccia Vallone il portacolori della Israel – PerimerTech conclude al decimo posto un’anonima Liegi-Bastogne-Liegi, ma dove delude è soprattutto al Tour de France. Dopo un giugno che lo vede chiudere al secondo posto alla spalle del compagno Fuglsang la Mercan’Tour Classic e al primo posto (con tanto di vittoria di tappa) la Rout d’Occitanie, infatti, sulle strade della Grande Boucle esce subito di classifica e si vede raramente all’attacco, anche se è fondamentale nella vittoria di tappa del compagno Hugo Houle a Foix. La caduta nella prime tappa della Vuelta non gli dà poi possibilità di redenzione e pregiudica anche il suo avvicinamento alle corse di fine stagione.
10. Tim Wellens
Il belga apre bene la stagione, ma poi non riesce a brillare sui palcoscenici che contano. Dopo la vittoria al Trofeo Serra de Tramuntana, il nativo di Sint-Truiden conquista anche una tappa al Tour du Var (corsa che poi chiuderà in seconda posizione). Arrivato alle classiche di primavera, però, il classe 1991 colleziona tutta una serie di piazzamenti poco brillanti, finendo per combinare un pasticcio nel finale della Freccia del Brabante che gli costa la retrocessione dal terzo al nono posto. In estate la situazione non sembra migliorare: dopo aver rischiato di vincere il Giro del Belgio, infatti, il trentunenne si presenta al via del Tour de France con l’obiettivo di conquistare una tappa. La sua avventura sulle strade transalpine si concluderà però alla diciassettesima tappa per colpa del Covid e dopo aver centrato una fuga sola. Nel finale di stagione poi non riesce ad allenarsi adeguatamente per delle anomalie cardiache che condizionano tutta la sua preparazione per le ultime corse dell’anno.
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