Mondiali Zurigo 2024, impresa d’altri tempi di Tadej Pogačar: attacca a 100 km dall’arrivo e vince dopo 51 km in solitaria! 2° O’Connor, 3° Van Der Poel

Ennesimo capolavoro di Tadej Pogacar, che si laurea campione del mondo ai Mondiali di Zurigo 2024. Il fenomeno sloveno ha attaccato a ben 100 chilometri dall’arrivo, rientrando sugli uomini al comando in quel momento una decina di chilometri più tardi, ed è poi rimasto da solo ai -51 una volta staccato anche Pavel Sivakov (Francia), ultimo a cedere. Il 26enne dell’UAE Team Emirates ha quindi resistito a qualsiasi tentativo di inseguimento nonostante un vantaggio che ha quasi sempre oscillato tra 45″ e 1’15” e non ha mai superato i 90 secondi, e ha quindi chiuso con un margine di 34″ su Ben O’Connor (Australia), capace nel finale di anticipare i primi inseguitori e di prendersi l’argento.

La medaglia di bronzo è invece andata al campione uscente Mathieu Van Der Poel (Paesi Bassi), che, con un ritardo di 58″, ha regolato allo sprint Toms Skujins (Lettonia), Remco Evenepoel (Belgio), Marc Hirschi (Svizzera), Ben Healy (Irlanda) ed Enric Mas (Spagna). Il migliore degli italiani al traguardo è stato Giulio Ciccone, 25° a 6’36” da Pogacar, che grazie a questo successo eguaglia Eddy Merckx e Stephen Roche e diventa il terzo corridore in grado di completare la tripletta Giro-Tour-Mondiale nello stesso anno.

Il video dell’arrivo

Il racconto della corsa

Partenza ad alto ritmo, con tanti corridori che provano l’attacco sin dal via. I primi ad avere un po’ di margine sono Jonathan Caicedo (Ecuador) e Andreas Leknessund (Norvegia), che accumulano una quindicina di secondi di vantaggio dopo una ventina di chilometri dalla partenza. Su di loro si riporta poi Erik Fetter (Ungheria), ma il gruppo reagisce e va a chiudere, con Victor Campenaerts (Belgio) molto attivo nelle prime posizioni. Trascorsi 35 chilometri di gara si muovono con decisione Silvan Dillier (Svizzera), Luc Wirtgen (Lussemburgo) e Piotr Pekala (Polonia), che vanno via di comune accordo.

Sui tre riescono a portarsi Rui Oliveira (Portogallo) e Tobias Foss (Norvegia), mentre una successiva azione di contrattacco vede protagonisti Marcus Pajur (Estonia), Simon Geschke (Germania) e Roberto Carlos González (Panama), con il gruppo che a questo punto lascia fare. I tre inseguitori arrivano rapidamente a contatto con i battistrada e si forma così un gruppetto di otto attaccanti, anche se nel tratto di salita di Kuburg prima Pajur e poi González faticano a tenere le ruote degli altri e perdono terreno. Con il vantaggio dei sei rimasti al comando che avvicina i 3′, è la Slovenia a prendere in mano la situazione in gruppo.

Poco dopo, si verifica una caduta che vede coinvolti Julian Alaphilippe (Francia), João Almeida (Portogallo) e Pello Bilbao (Spagna), con i primi due che sono poi costretti al ritiro. In seguito, già entrati nel circuito finale, è Mikel Landa (Spagna) ad abbandonare a causa di una caduta, con la corsa che perde poi anche Mattias Skjelmose (Danimarca) per problemi alla schiena. Nel frattempo, al primo passaggio sul traguardo, i sei attaccanti transitano con poco più di 2′ di vantaggio su Pajur e Gonzalez e 5’35” sul gruppo, dove sono Slovenia e Belgio a incaricarsi dell’inseguimento, mantenendo comunque un’andatura abbastanza tranquilla.

La nazionale belga accelera dopo la metà della prima tornata e, nel giro di poco, riesce a recuperare due minuti agli attaccanti, andando a riassorbire Pajur e Gonzalez poco dopo il secondo passaggio sull’arrivo. In seguito, però, un nuovo rallentamento porta il gap a superare nuovamente i 4′, e con questo distacco la corsa entra nel terzo giro del circuito. Qui, lungo lo strappo di Zürichbergstrasse e con poco meno di 130 chilometri da percorrere, ad accendere le micce è la Spagna con Pablo Castrillo, sul quale va a chiudere la Slovenia, ma subito dopo parte in contropiede Jay Vine (Australia), al quale si accodano altri nove corridori.

All’australiano si agganciano Laurens De Plus (Belgio), Jan Tratnik (Slovenia), Mattia Cattaneo (Italia), Magnus Cort (Danimarca), Pavel Sivakov (Francia), Stephen Williams (Gran Bretagna), Kevin Vermaerke (Stati Uniti), Johannes Staune-Mittet (Norvegia) e Florian Lipowitz (Germania). Questo drappello riesce rapidamente a prendere un bel margine sul gruppo anche grazie al rallentamento di quest’ultimo e a riavvicinarsi al sestetto al comando, iniziando il quarto giro con un ritardo di 15″ dai battistrada e un vantaggio di 2’40” sul plotone, dove è la Slovenia a tornare ad alzare il ritmo.

La nazionale in maglia verde non riceve però grande aiuto, con Domen Novak ad accollarsi il grosso del lavoro, ma il plotone riesce a recuperare poco più di 20″ sugli uomini al comando, diventati 16 dopo che gli inseguitori riescono a rientrare sui battistrada lungo Zürichbergstrasse. Dopo un tentativo di Kasper Asgreen (Danimarca) e Wilco Kelderman (Paesi Bassi) che esaurisce le ultime energie di Novak, e uno di Romaine Gregoire (Francia) e Quinn Simmons (Stati Uniti) che costringe Primoz Roglic (Slovenia) ad andare a chiudere, Tadej Pogacar (Slovenia) decide quindi di accelerare nonostante manchino ancora 100 chilometri al traguardo.

Allo sloveno si accodano solamente Andrea Bagioli (Italia) e Simmons, il quale però dura solo poche centinaia di metri prima di staccarsi, mentre l’azzurro riesce a restare a ruota di Pogacar per circa tre chilometri prima di cedere anch’egli sotto il ritmo scatenato del 26enne. Il fenomeno sloveno trova poi per strada Tratnik, fermatosi proprio per aiutare il proprio capitano, e grazie all’aiuto del connazionale Pogacar riesce a guadagnare un minuto sul plotone, dove è il Belgio a incaricarsi dell’inseguimento, e a rientrare sul gruppetto di testa ai -91 dalla conclusione.

Una volta arrivato davanti Pogacar, la collaborazione tra i battistrada viene ovviamente meno, ed è allora il solo Tratnik a tenere alta l’andatura per cercare di mantenere a distanza il gruppo, che si avvicina a 36″ al passaggio sull’arrivo, all’inizio del terz’ultimo giro. Il prezioso lavoro di Tratnik si esaurisce all’inizio di Zürichbergstrasse, dove Pogacar accelera e stacca tutti a eccezione di Sivakov, che riesce a restare a ruota solo perché lo sloveno rallenta leggermente. Nonostante il lavoro dei belgi Tim Wellens, Tiesj Benoot e Maxim Van Gils, la coppia al comando porta il proprio vantaggio a 50″ lungo l’ascesa di Witikon, dove Remco Evenepoel decide di intervenire in prima persona, accelerando a 72 chilometri dal traguardo.

Il belga non riesce però a fare la differenza e ciò che resta del gruppo, composto da meno di 30 unità, si ricompatta. In seguito, provano ad allungare anche Michael Woods (Canada) e Giulio Ciccone (Italia), ma nessuno dei due riesce a prendere margine, mentre grazie a uno scatto di Mathieu Van Der Poel (Paesi Bassi) si avvantaggiano in 17. Oltre al neerlandese, ci sono il connazionale Bauke Mollema, Evenepoel, Marc Hirschi (Svizzera), Enric Mas (Spagna), Simmons, Vermaerke e Matteo Jorgenson (Stati Uniti), Ben Healy (Irlanda), Oscar Onley (Gran Bretagna), Georg Zimmermann (Germania), Mads Pedersen e Frederik Wandahl (Danimarca), Ben O’Connor e Jai Hindley (Australia), David Gaudu (Francia), Toms Skujins (Lettonia) e Tobias Halland Johannessen (Norvegia).

In seguito, rientrano anche Markus Hoelgaard (Norvegia), Mathias Vacek (Repubblica Ceca), Romain Bardet (Francia) e Roger Adrià (Spagna), ma Healy, Skujins e Onley riescono a prendere un po’ di margine, transitando sul traguardo con 40″ di ritardo da Pogacar e Sivakov e un vantaggio di una ventina di secondi sugli altri inseguitori, tra i quali si registra un Evenepoel piuttosto nervoso per i tanti scatti e la mancanza di collaborazione. Con l’inizio della penultima ascesa di Zürichbergstrasse, Sivakov non riesce più a seguire il ritmo di Pogacar e si stacca a 51 chilometri dalla conclusione, venendo poi ripreso e staccato anche da Healy e Skujins e raggiunto da Onley e Van Der Poel, nel frattempo in grado di guadagnare un po’ di margine sul drappello Evenepoel.

Il belga, tuttavia, non ci sta e rientra sul neerlandese e sul britannico (Sivakov, senza più energie, va invece alla deriva) in cima alla salita di Witikon assieme a Mollema, Adrià, Mas, Bardet, Gaudu, O’Connor, Hirschi, Simmons, Vacek. Questo gruppetto deve però recuperare 1’15” a Pogacar e 20″ a Healy e Skujins, i quali proseguono di buon accordo ma non riescono a riavvicinarsi allo sloveno, iniziando l’ultima tornata con un minuto di ritardo e 27″ di margine sugli altri inseguitori, tra i quali invece la collaborazione va a corrente alternata. L’ultimo passaggio su Zürichbergstrasse e il successivo verso Witikon vedono però Pogacar iniziare a pagare lo sforzo, così da dietro si riavvicinano un po’, pur continuando a viaggiare a scatti.

Molto attivo è Hirschi, che assieme a Mas si riporta su Healy e Skujins ai -17 dalla conclusione, ma poco dopo su di loro rientrano anche Van Der Poel, Evenepoel e O’Connor, che devono recuperare 36″ a Pogacar entrando negli ultimi dodici chilometri. Sfruttando il tratto un po’ più tecnico del circuito e il fatto che dietro non tutti collaborano, lo sloveno riesce a riguadagnare qualcosa e si presenta all’inizio dell’ultimo tratto di salita con 45″ di vantaggio. Gli inseguitori, ormai rassegnati a giocarsi gli altri due posti sul podio, provano a staccarsi l’uno con l’altro nel corso dello strappetto, con Hirschi, Skujins e Van Der Poel ancora brillanti ed Evenepoel un po’ in difficoltà, ma alla fine, giunti nel tratto finale di pianura ancora compatti, è O’Connor a cogliere l’attimo giusto a 2000 metri dall’arrivo. L’australiano riesce così a prendersi la medaglia d’argento alle spalle del nuovo campione del mondo Pogacar, mentre Van Der Poel ha la meglio sugli altri nella volata per il bronzo.

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