Parigi 2024, le critiche di Wout Poels al formato delle gare olimpiche: “Ridicolo che ci siano solo 90 corridori in gara. E invece c’è la breakdance, mi piange il cuore”
Wout Poels è uno dei corridori più esperti nel gruppo WorldTour. Il neerlandese ha dopo compiuto 36 anni e gareggia a livello professionistico dal 2009, quando vestì per la prima volta la maglia della Vacansoleil. Negli anni si è tolto diverse soddisfazioni, fra cui vincere una Liegi-Bastogne-Liegi e tappe in alcune delle corse più importanti al mondo, fra cui la Vuelta a España e, giusto qualche mese, al Tour de France. Poels ha però ancora voglia di raccogliere, tanto da porre nel mirino la partecipazione al prossimo Giro d’Italia, in modo da completare la “tripletta” di successi di tappa nei tre Grandi Giri del calendario mondiale.
Nel 2024, però, ci sono anche i Giochi Olimpici di Parigi 2024, appuntamento che non lascia indifferente il corridore neerlandese. La presenza di Poels alla gara olimpica è però molto difficile, soprattutto per via delle regole di partecipazione che il CIO e l’UCI hanno messo in vigore: “Quello che hanno fatto con i posti a disposizione è ridicolo – le parole del corridore in forza alla Bahrain Victorious raccolte da GCN – E mi piange il cuore vedere che invece alle Olimpiadi c’è la breakdance (che farà il suo debutto nel programma olimpici proprio a Parigi – ndr). Io penso che negli ultimi 10 anni il sentimento dei ciclisti nei confronti delle Olimpiadi sia cambiato di molto e che tanti di loro abbiano iniziato a ritenerle un grande obiettivo. È un vero peccato, quindi, che abbiano fatto queste regole, che portano alla presenza di un gruppo di sole 90 unità”.
Per la cronaca, rimanendo alla gara maschile in linea, Slovenia, Danimarca, Francia, Gran Bretagna e Belgio avranno diritto a quattro posti. I Paesi Bassi di Poels, così come Italia, Spagna, Australia e Stati Uniti di biglietti ne avranno tre, cifra che andrà via via a scendere. “È assurdo che non ci possano essere tutti i migliori al via della gara – aggiunge Poels – Poi ci sono tutte quelle Nazioni senza tradizione ciclistica, che in gara portano corridori che non riescono a tenere le ruote nemmeno per 10 chilometri. Il pensiero alla base è bello, ma non funziona. Con solo 90 corridori in gruppo togli molto fascino alla gara. Noi? Con tre corridori non è che puoi controllare la gara, al massimo puoi fare patti con altre Nazioni. Però, se mi chiedi se ci voglio andare, ti rispondo di sì, certo”.
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