#SpazioTalk, Simone Ravanelli: “Possibilità di continuare a correre? Sono minime. Mi sto muovendo nel mondo lavorativo, mi piacerebbe rimanere nel settore”
Anche Simone Ravanelli rischia di non poter proseguire l’avventura nel ciclismo pedalato. Come il suo (ormai ex) compagno di squadra Filippo Tagliani, il 27enne bergamasco è rimasto appiedato a causa dei problemi della Drone Hopper-Androni Giocattoli con lo sponsor principale spagnolo, che ha costretto Gianni Savio a spostarsi in Colombia e a fare un passo indietro a livello Continental per portare avanti il progetto in vista di un ritorno tra le formazioni Professional nel 2024. Assieme a diversi altri corridori del team, anche Ravanelli si è dunque ritrovato con la necessità di andare a caccia di un contratto per il 2023, ma purtroppo in questo periodo il CicloMercato non offre più molte opportunità, con buona parte delle squadre ormai al completo o senza il budget per poter procedere a nuovi innesti. Il classe 1997 ci ha quindi parlato della sua situazione e delle sue prospettive nel podcast settimanale di SpazioCiclismo, SpazioTalk.
Tu eri in scadenza con la Drone Hopper, che poi sappiamo tutti che destino ha avuto come squadra. Per la prossima stagione hai già trovato una nuova squadra? Hai già qualche progetto in ballo?
Una nuova squadra, no. Comunque, diciamo che tengo lì una luce, proprio debole, accesa di poter proseguire nel ciclismo. Anche con i miei procuratori ho detto aspettiamo fino al 31, vediamo se si libera qualche posto, se le squadre hanno un posto in più. Teniamolo proprio come lumicino che, se dovesse essere, lo prendiamo subito. Per il resto, mi sto muovendo nel mondo lavorativo, mi piacerebbe rimanere nel settore, magari a livello commerciale. Comunque nel settore ciclismo, ma fuori dalle gare, non nel ruolo di massaggiatore piuttosto che di meccanico, proprio una realtà più di azienda che può essere vestiario o componenti. Mi sto muovendo in quella direzione.
Per quanto riguarda le possibilità di continuare a correre, in questo momento ci sono contatti?
No, sono minime, perché comunque, da quando abbiamo scoperto la situazione della Drone Hopper a settembre, abbiamo iniziato subito a muoverci, però era già un po’ tardi. Anche con la situazione del ciclismo di adesso, con squadre più rinomate della nostra come la B&B e varie problematiche, è difficile. O sei proprio un corridore valido, come i vari Cavendish, che allora trovano e in un modo o nell’altro non rimarranno mai a piedi, altrimenti è difficile.
Tu sei comunque riuscito a metterti un po’ in mostra quest’anno, al Giro d’Italia e anche un po’ durante la stagione, quindi a livello sportivo hai qualche rimpianto per questa stagione o, in generale, per la tua carriera?
Sì, smettere mi dispiacerebbe veramente tanto, perché comunque ho 27 anni, non penso di essere un corridore finito, penso di poter dare ancora qualcosa al ciclismo. Quest’anno per me è stata una stagione negativa, ma ho avuto il covid a marzo, sono stato fermo 20 giorni, un mese dopo ero al Giro d’Italia; poi, dopo il Giro, a causa di tutti i problemi, abbiamo corso veramente poco, quindi come occasioni per mettersi in mostra avevamo il Giro, però l’avvicinamento non è stato dei migliori appunto perché ho avuto il covid e ho fatto 18 giorni in quarantena. Quello mi ha un po’ tagliato le gambe, perché l’anno scorso avevo fatto un bel finale, quindi smettere così è un vero peccato. È bello smettere quando vuoi, ma smettere per condizioni esterne, per situazioni che indirettamente ti toccano, è un peccato, però la vita va avanti.
Dicevamo anche con altri tuoi compagni di squadra che quello che è successo con Drone Hopper non ha neanche portato a una possibilità con la nuova squadra Continental che sono riusciti a fare Savio e Bellino perché sostanzialmente era una squadra che aveva già un suo roster e quindi non aveva posto.
Sì, il progetto iniziale di cui avevamo parlato a fine ottobre era: c’è la possibilità di fare la Continental, perché Professional non vi assicuriamo, però nel caso facessimo una Continental teniamo i corridori che abbiamo. Facciamo una Continental di livello per poi trasportarla nel 2024 a Professional e ritornar su. Però, visto che non sono riusciti a trovare gli sponsor necessari, sono dovuti andare con una squadra che ha già un suo roster, una sua struttura. Loro ci mettono più la parte logistica, quella dei mezzi piuttosto che un appoggio qua per la gare che faranno in Europa, perché comunque, da quello che ho capito, il calendario loro sarà minimo in Europa, quindi la maggior parte dei corridori sono di là.
Questo, comunque, in generale conferma i grossi problemi che ha il ciclismo italiano per permettere a corridori giovani di mettersi in mostra e anche a corridori come te e i tuoi compagni di squadra, nel pieno della carriera, di continuare una carriera che potrebbe dare ancora belle soddisfazioni.
Sì, perché comunque non è una carriera da campione però è una carriera dignitosa, potresti andare avanti altri anni con magari la fortuna di fare poi un’annata buona e trovare una squadra più importante. Non puoi più portare avanti 18 anni di ciclismo Professional, perché non si riesce più col ciclismo di adesso, però 10 anni in Professional si può ancora fare.
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