I Volti Nuovi del Gruppo, Antonio Tiberi: “Una sorpresa essere in stanza con Nibali. Sogno di vincere il Giro”

Antonio Tiberi è il nuovo protagonista della nostra rubrica I Volti Nuovi del Gruppo. Il classe 2001 ha firmato un accordo biennale con la Trek-Segafredo, formazione con cui ha corso da stagista qualche classica italiana nella seconda parte della scorsa stagione. A soli 19 anni, il romano ha già ottenuto risultati importanti, tra cui spicca sicuramente la medaglia d’oro nella cronometro individuale juniores ai mondiali di Innsbruck 2019, dove ha poi chiuso tredicesima la prova in linea. Una doppia conferma delle sue qualità nelle prove contro in tempo e in salita, che lo rendono un prospetto interessante per le corse a tappe. La redazione di SpazioCiclismo lo ha intervistato in esclusiva.

Per te dev’essere una grande emozione entrare nel mondo del ciclismo così presto.

Sì l’emozione è tanta. Entrare in una squadra World Tour a diciannove anni è veramente un sogno che si avvera. Sin da quando ero piccolo e vedevo i corridori in televisione volevo arrivare qui, non pensavo ce l’avrei mai fatta.

Tra l’altro sei stato compagno di stanza di Vincenzo Nibali durante il training camp. Ti sta già dando qualche dritta?

Sì esatto. È stata una sorpresa per me. Ho anche già avuto l’opportunità di allenarmi più volte con lui, quindi ho potuto vedere cosa fa e già da lì ho potuto cogliere qualche consiglio. Ora stando in stanza con lui mi dice qualcosa ogni tanto, su cosa migliorare e su cosa bisogna fare attenzione. Per esempio mi ha detto come reintegrarsi al meglio dopo l’allenamento.

Anche per questo hai scelto la Trek-Segafredo?

Quella della Trek non è stata l’unica offerta che ho ricevuto, ma ho scelto questa squadra perché tanti corridori e tanti membri dello staff sono italiani. È una squadra che mi ha sempre appassionato, anche per i grandi campioni che ha avuto. Sapere che ci sarebbe stato Nibali nell’anno del mio passaggio è stata una motivazione in più.

Tra l’altro approdi in una squadra con corridori italiani molto portati per le corse da tre settimane, come appunto Nibali e Ciccone. Saranno loro e la loro esperienza i tuoi punti di riferimento in questa fase?

Sì, è una cosa da sfruttare e che mi fa molto molto piacere avere due compagni di squadra di questo calibro da cui imparare tutte le cose necessarie per arrivare a un certo livello.

Che tipo di corridore vuoi diventare?

Io da quando corro in bici ho potuto constatare che mi trovo bene in salita e a cronometro. Finora ho corso solo brevi a corse a tappe, anche il Giro d’Italia Under 23 è stato fatto senza centellinare le energie. Finora mi sono sempre sentito bene anche dopo diversi giorni di gara, quindi cercherò di migliorare e specializzarmi su questo.

Sei uno dei più giovani neoprofessionisti. Questo ti mette più aspettative addosso o semplicemente ti dà più tempo per crescere?

Io la vedo come una possibilità di avere un anno in più per imparare. Secondo me prima arrivi in questo mondo e più tempo hai per imparare e per crescere. Se passi a 22 anni avendo fatto tanti anni da dilettanti è comunque un mondo nuovo, in cui devi affrontare sfide diverse. Per questo secondo me questo è soprattutto un vantaggio.

Conosci già il programma della tua stagione?

Dovrei iniziare in Francia a Bessèges, poi dovrei correre l’UAE Tour a fine febbraio. In seguito potrei fare qualche gara in Italia, come il Laigueglia e il GP Larciano, ma è ancora tutto da confermare.

Con l’obiettivo di fare esperienza o potresti già avere le tue chance?

Per le prime gare più per fare esperienza, testare la gamba e vedere com’è la condizione. Ma in programma ci saranno gare in cui dovrò provare a fare bene, come al Giro di Svizzera. Sarà una delle mie gare obiettivo.

Hai ottenuto risultati importanti prima di passare al professionismo. Qual è stato quello che ti ha fatto capire che avresti fatto il grande salto?

Avevo contatti con la Trek-Segafredo già prima dei campionati del mondo, quando ho fatto il Giro della Pace da junior nel secondo anno. In quella stagione ho avuto buoni risultati, poi ho vinto il mondiale e ho avuto la conferma che sarei passato professionista.

Un altro corridore in orbita Trek è Alessandro Fancellu, un altro di quelli su cui ci sono grandi aspettative. Che rapporto c’è tra di voi?

Non sento rivalità tra me e lui, anche quando correvamo contro siamo stati avversari ma molto amici. Mi ricordo che a Innsbruck eravamo compagni di squadra, lui aveva fatto terzo e io tredicesimo: pochi giorni dopo abbiamo corso contro e io l’ho battuto in volata per cinque centimetri. Dopo l’arrivo ci siamo guardati in faccia, ci siamo messi a ridere e ci siamo fatti i complimenti, scherzando. Anche questo è il bello del ciclismo e dello sport. Lui quest’anno è in Eolo-Kometa, poi non so quali siano gli accordi. Mi farebbe molto piacere averlo con me in squadra.

Un argomento di grande attualità è la questione vaccini. La UAE Emirates ha avuto la possibilità di farli, qualcuno invece è già risultato positivo al coronavirus e ha dovuto interrompere la propria preparazione. Questo rischia di influenzare la stagione?

Non credo. Pian piano verranno fatti a tutti i vaccini. Le misure saranno sempre strette e piano piano saremo tutti vaccinati, non penso ci sarà una grande differenza.

Una corsa che sogni di vincere e una corsa che sei convinto di poter vincere in carriera.

Convinto di poter vincere direi nessuna. Come si può vedere nelle corse dei professionisti, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Spero di poter vincere il Giro d’Italia, una corsa a tappe di livello importante nella mia nazione, che conosco benissimo grazie a tutte le gare che ho fatto in Italia.

Nell’ambiente si hanno grandi aspettative per i giovani che passano professionisti quest’anno. Le sentite anche voi? 

Le aspettative vengono fatte in base ai risultati dei dilettanti, ma quando si passa al professionismo contano poco o niente. Qui c’è chi a 20 anni ha vinto il Tour de France. Un buon risultato tra i dilettanti magari viene visto bene, ma qui è un’altra storia e devi ricominciare da capo.

C’è qualche messaggio che vuoi lanciare agli appassionati?

Vorrei dire a tutti di stare attenti quando si va su strada e di non andare in gruppo. In questo periodo c’è molta tensione per le regole di coronavirus, meglio andare da soli per non fare ulteriore tensione. E poi di continuare a seguire il ciclismo pur essendo stato un anno difficile con poche corse.

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