TotalEnergies, Pierre Latour parla della sua paura delle discese: “Ho l’impressione di andare nel vuoto senza controllare niente, è come se non ci fosse più terreno sotto le ruote”
Pierre Latour parla a cuore aperto della sua paura delle discese. Ieri, il corridore transalpino si trovava in fuga durante la tredicesima tappa del Tour de France 2023 quando a un certo punto, nell’unica discesa di giornata, ha perso contatto dal gruppo al comando, non riuscendo più a rientrare e non potendosi così giocare il successo di giornata, andato poi al fuggitivo Michal Kwiatkowski (Ineos Grenadiers). Un blocco psicologico importate quello del 29enne della TotalEnergies, che ha deciso di non nascondersi e di parlare con coraggio di questa sua paura in un’intervista a Le Parisien.
“Non riesco a sbloccare una forma di paura nelle discese – le parole di Latour – Questo mi fa scivolare in fondo al gruppo e poi mi costringe a fare sforzi inutili per rientrare. È tutto nella testa, lo so, ma è più forte di me“. Una paura iniziata qualche anno fa: “C’è stata una grossa caduta al Tour of Oman nel 2019 che mi ha causato due fratture, radio e scafoide della mano sinistra. Ma ce ne sono state altre. Soprattutto, se c’è un po’ di strada umida e la mia ruota si muove, è come se tutto si spegnesse. Ho paura perché ho l’impressione di andare nel vuoto senza controllare niente. Ed è finita. Mi irrigidisco e so di essere ricaduto in questa paura. È come se nella mia testa non ci fosse più terreno sotto le mie ruote“.
“È un circolo vizioso – ha proseguito lo scalatore francese – Freno mentre gli altri continuano a correre. Così gli altri mi superano, sfiorandomi. Di conseguenza, mi spavento ancora di più […] Ho l’impressione di avere gli avambracci che pesano cinquanta chili l’uno. Sono completamente paralizzato”.
Il classe 1993 ha ovviamente tentato di superare questo problema, che però puntualmente si ripresenta: “Ho provato di tutto: sofrologia, psicoanalisi, preparazione mentale e persino ipnosi. Ogni volta, mi fanno bene per qualche tempo. Ma al minimo problema in discesa, tutto riesplode nella mia testa. Ed è come se stessi ricominciando da zero. Non sto parlando di una nuova caduta, ma solo di una piccola scivolata che sembra innocua. Solo che mi fa bloccare. Quest’anno, ad esempio, tutto andava bene fino al Tour du Jura, dove una piccola caduta mi ha rimesso nei casini”.
Inevitabile non pensare a quanto accaduto un mese fa a Gino Mäder, morto a causa di una caduta in discesa al Giro di Svizzera: “Sapevo che ci si poteva fare molto male in una discesa. Ma poi ho capito che potevamo morire”. Il 29enne, quindi, si chiede se vale veramente la pena di rischiare: “La mia vita vale più di cercare di finire cinquantesimo invece di centesimo“.
Rischi spesso inutili, come quelli che ogni tanto si prendono dei corridori che si staccano in salita: “Ho visto gare in cui gruppi di corridori staccatisi in salita scendevano come idioti quando avevano perso contatto. A un certo punto, bisogna porsi le domande giuste. Posso accelerare se sono davanti o se devo rientrare nel tempo massimo. Altrimenti, non ce n’è bisogno. C’è chi lo prende come un videogioco“.
Latour ha trovato il coraggio di parlare di questa sua paura, ma, per il transalpino, altri corridori spaventati dalle discese non vogliono ammettere di provare timore: “Guardate la mia faccia in discesa, mostra quello che provo. Quindi tanto vale dirlo. Altri hanno paura quanto me, ma non vogliono ammetterlo. Immagino che non abbiano voglia di essere rimproverati dai loro superiori“.
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