TotalEnergies, Peter Sagan: “Quando sono passato professionista, il ciclismo su strada era il massimo, ma mi piaceva di più fare mountain bike”

"È per questo che ho detto: quando mi ritiro, l'ultimo anno voglio fare MTB. Quello che ho iniziato voglio anche finire". E sul ritiro: "Mi mancherà il gruppo della squadra, non quello in corsa"

Peter Sagan saluterà le grandi corse su strada a fine 2023, ma non dirà del tutto addio al ciclismo. Come noto, infatti, il prossimo anno il corridore della TotalEnergies si concentrerà meno sulla strada (pur partecipando ad alcune gare, ma non a quelle WorldTour) per prepararsi al meglio in vista della prova di mountain bike delle Olimpiadi di Parigi 2024, nella disciplina che da juniores l’ha visto anche conquistare un oro mondiale, al quale ha poi aggiunto i tre titoli iridati su strada. Proprio partendo dalla mountain bike, il 33enne slovacco ha ripercorso un po’ la sua carriera in un’intervista con Eurosport.

Da juniores riuscivo ad alternare strada e mountain bike poi da Under-23 ho dovuto decidere – ha esordito Sagan – Quando mi è arrivata la proposta dalla Liquigas di diventare professionista su strada, ho detto ‘va bene, questa è la strada’. Allora era anche facile prendersi la responsabilità, perché il ciclismo su strada era il massimo. Mi sono detto: se non mi piace in strada, se non vedo un futuro, posso sempre ritornare in mountain bike”.

Con gli anni, ho scoperto che ho fatto bene a prendere questa decisione, però mi è sempre mancato e mi piaceva di più fare mountain bike – ha proseguito l’ex campione del mondo – È per questo che ho detto: quando mi ritiro, l’ultimo anno voglio fare mountain bike. Quello che ho iniziato voglio anche finire. Mi piacerebbe arrivare a partecipare alle mie ultime Olimpiadi a Parigi, ma sarà una sfida“.

Il classe 1990 ha poi riconosciuto che la multidisciplinarietà nel ciclismo è importante, soprattutto da giovani: “Un giovane deve fare quello che gli piace. Se ama la strada e vuole fare quello, non c’è molto da decidere. Se vuole fare mountain bike, può usare la strada come strumento per l’allenamento. Però dopo dovrebbe concentrarsi più sulla mountain bike, perché quando sei giovane sviluppi la tecnica sulla bici, l’equilibrio, la potenza e la velocità. Allora direi che da piccoli è più importante fare pista, mountain bike o BMX rispetto alla strada, perché la strada è quasi solo watt e performance, mentre tutte le altre cose che ti servono per guidare la bici le sviluppi nelle altre discipline“.

Tra le vittorie più importanti della sua carriera, lo slovacco mette i tre titoli iridati consecutivi: “Se mi dici se cambierei i Mondiali per qualche altra vittoria, ti dico di no. Tutti e tre i Mondiali che ho vinto sono stati speciali, non li cambierei con nessun’altra vittoria, neanche per le Olimpiadi. Le Olimpiadi sono difficili da vincere perché ci sono diverse regole, corri con pochi corridori”.

Anche se il momento di appendere la bici al chiodo è lontano ancora più di un anno, Sagan già sa cosa gli mancherà del ciclismo: “Mi mancherà il gruppo della squadra, non quello in corsa. Spesso siamo in ritiro per settimane e ci spostiamo, ma viaggiare con il gruppo di amici è una bella cosa. Finché sarà così, nonostante i tanti giorni lontano da casa, saranno momenti belli. Viviamo momenti in cui scherziamo, facciamo tante cose insieme e abbiamo momenti piacevoli. Forse quella sarà l’unica cosa che mi mancherà: non poter più viaggiare con questo gruppo”.

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