#SpazioTalk, Gianni Savio: “Siamo certi che onoreremo il Giro ancora una volta”

Gianni Savio sarà ancora una volta al via del Giro d’Italia con la sua formazione. Se l’anno scorso l’invito per la Corsa Rosa era arrivato un po’ all’ultimo come conseguenza della squalifica della Vini – Zabù, quest’anno, invece, l’invito è arrivato con largo anticipo per la sua Drone Hopper – Androni Giocattoli e c’è, quindi, tutto il tempo per pensare con calma agli effettivi da portare al prima gara di tre settimane dell’anno. La nostra redazione lo ha raggiunto telefonicamente per un’intervista il giorno stesso dell‘annuncio delle WildCard per commentare la notizia. Di seguito l’intervista integrale all’esperto team manager, di cui un estratto è andato in onda anche nell’ultima puntata di #SpazioTalk.

Direi che c’è da essere contenti per l’ufficialità dell’invito ricevuto per il Giro d’Italia?
Assolutamente sì. Ho appreso la notizia appena sceso dall’aereo. Perché sono stato in Spagna dove c’era una presentazione della Drone Hopper e poi sono stato al Gran Camiño. Sono rientrato stamani (lunedì 28 febbraio, ndr) e appena sceso dall’aereo, mentre arrivo ai bagagli, ho visto il messaggio che sono state assegnate le WildCard, per cui c’è grande soddisfazione. Noi ci contavamo, avevamo fiducia di poter essere al Giro, però di certezze ormai non si vive più, quindi siamo molto soddisfatti e bene così: siamo certi che onoreremo ancora una volta il Giro d’Italia.

Ci possiamo aspettare ancora una corsa spesso all’attacco da parte vostra? Avete già deciso un po’ chi vorreste portare?
Adesso è presto: attendiamo i risultanze di queste corse perché la filosofia nostra non è per niente quella di privilegiare chi ha un nome o chi in passato ha fatto qualcosa: quello che conta è la condizione. Noi attendiamo queste corse, che ci daranno delle indicazioni: i corridori sanno che le corse precedenti al Giro sono come delle indicative e quindi ecco come funziona. Poi vediamo. È chiaro che noi il Giro dobbiamo programmarlo nuovamente come abbiamo fatto in passato nel senso di correre all’attacco, con una precisazione mia: il fatto di mandare un corridore in fuga, lo facciamo con la finalità di una vittoria di tappa; non a caso due anni fa a San Giovanni Rotondo Fausto Masnada ha vinto proprio perché è andato in fuga subito. Se noi attendiamo il finale e nel finale c’è una volata di gruppo, sì, abbiamo Grosu (che però adesso deve riprendersi perché purtroppo ha avuto il Covid) e quindi lì abbiamo comunque il velocista che può giocare le proprie carte, ma se l’arrivo è, ad esempio, su uno strappo che può determinare anche una differenza di secondi nella classifica generale, è ovvio che noi se vogliamo vincere la tappa dobbiamo essere presenti nella prima fuga, dove praticamente avvengono due corse nella stessa tappa: una per la vittoria di tappa, l’altra per la classifica generale. Perché diversamente, se noi aspettiamo lì, è scontato che i big ci staccano nel finale se c’è una asperità. Ma questo è normale per chi ha un budget di 3 milioni di euro contro tutte le squadre WorldTour che partono da 15 milioni per arrivare a 50.

C’è la possibilità che quest’anno vedremo la Drone Hopper – Androni al Giro senza italiani o è una cosa che escludete a prescindere? D’altronde sappiamo che il vostro è un progetto internazionale e lo è sempre stato e quest’anno avete tanti nomi interessanti, ma stranieri.
Certamente, ma la nostra squadra senza italiani, no. Dovrebbe esserci una circostanza che io a priori scarto, cioè che i corridori italiani che per noi meriterebbero il Giro nel mese di aprile non si trovino in condizione. Allora noi naturalmente dobbiamo schierare i corridori con la migliore condizione. Però ripeto: qualche italiano dovrebbe esserci. Ci sono dei giovani italiani, tra cui un nome di un corridore nel quale io ripongo molta fiducia, ma è stato sfortunato e praticamente si sta riprendendo solo ora gradualmente dopo essere caduto a Maiorca, è Gabriele Benedetti, campione italiano Under 23. È ovvio che difficilmente potrà essere schierato al Giro, ma non tanto per l’età, quanto perché purtroppo è stato troppo fermo: escludo a priori che possa essere presente al Giro. Nel ciclismo, a livello allenamenti e a livello condizione fisica, non si improvvisa: c’è una programmazione ben precisa. Poi bisogna essere molto realisti: noi andiamo al Giro senza un uomo classifica, poi, visto che il ciclismo è sport affascinante perché imprevedibile, è ovvio che se le circostanze di corsa porteranno un corridore a trovarsi nella top 10 della classifica generale, penseremo anche a quella, ma diversamente noi diamo spazio agli attaccanti di giornata, per vincere una tappa, non come consigli per gli acquisti. Poi è ovvio che andando in fuga, e io mi rifaccio sempre al discorso Masnada, offri una grande promozione pubblicitaria agli sponsor presenti sulle nostre divise. Però il concetto non è fare pubblicità: il fare pubblicità è una conseguenza alla strategia primaria che è quella di vincere la tappa. Poi vincere al Giro diventa sempre più difficile. Io ricordo il Giro d’Italia del 2005, proprio quando c’è stato l’avvento del ProTour; noi che eravamo una squadra Professional, una delle due invitate, abbiamo vinto tre tappe di montagna, il Gran Premio della Montagna, quindi la maglia che allora era verde: perché abbiamo vinto due tappe con Ivan Parra, una con José Rujano, il Gran Premio della Montagna e, attenzione, il podio finale, con primo Savoldelli, secondo Simoni e terzo Rujano. Io normalmente non lancio mai proclami, non mi piace azzardare, ma credo che resterà un record per una squadra Professional, in quanto oggi il divario è talmente aumentato che non esiste più la possibilità di un corridore che possa competere con i big del WorldTour nella classifica finale.

Anche solo per una differenza economica…
È chiaro…la differenza tra i 3 milioni e i 15, 20, 30, 50 è poi data dall’ingaggio dei corridori perché per il resto noi abbiamo le stesse spese che hanno le squadre WorldTour. Cambia, però, la possibilità di ingaggiare. Per fortuna io ho questa grande passione di scoprire talenti e oggi sono contento perché in passato ho sempre lanciato tra i professionisti corridori giovani europei, sudamericani soprattutto, primo tra tutti Egan Bernal, e adesso sono orgoglio della vittoria dell’eritreo Natnael Testfatsion, vincitore del Tour du Rwanda. Tra i corridori lanciati, quindi, c’è anche un africano, che credo farà parlare di sé proprio durante il Giro.

Quindi è tra i potenziali uomini di punta per la Corsa Rosa? In effetti ha già dimostrato di poter fare qualcosa di interessante…
Lui è uno dei potenziali partecipanti al Giro, così come Jhonatan Restrepo, colombiano, e l’ecuadoriano Jefferson Cepeda. Se questi tre corridori saranno in condizioni il posto sarà assicurato. Legittima quindi la tua domanda sugli italiani, ma io ti rispondo: no guarda, è molto molto difficile. È chiaro che dipenderà dalla condizione fisica in cui si presenteranno gli italiani nel mese di aprile.

In effetti, vedendo il vostro roster comunque non ci vedrei niente di male in una formazione con Alba, Grosu, Ponomar, Sepulveda e Umba.
Sono d’accordo con te, ma almeno un italiano dobbiamo metterlo. Vediamola in questi termini: a parità di condizione, se abbiamo scelto già sette corridori che noi riteniamo ci possano dare maggior risultato perché si basano sui risultati ottenuti ora, per il posto vacante, a parità di condizione tra un italiano e un corridore di altra nazionalità, scegliamo un italiano. Ripeto, però, per una questione di giustizia, tutti i nostri corridori devono meritarsi la presenza al Giro d’Italia con prestazioni adeguate nel mese di aprile.

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