ONE Cycling, il CEO di Flanders Classic: “Sono fiducioso che il piano non sia congelato per sempre”
Il progetto di ONE Cycling non è ancora tramontato del tutto, almeno così sembra. L’idea del Fondo Pubblico d’Investimento dell’Arabia Saudita (PIF) di investire nel mondo del ciclismo professionistico, rivoluzionando il calendario su strada e l’impegno delle squadre negli eventi, si è arenata la scorsa estate, quando l’UCI è arrivata a diffidare i team dal prenderne parte, minacciando anche l’esclusione da alcune corse. Alla fine, almeno per il 2026 ONE Cycling è stato escluso dal programma delle corse UCI in quanto “privo di coerenza sportiva e incompatibile con le norme UCI”. Non è detto però che il progetto, per il quale PIF sarebbe pronto a investire 300 milioni di euro (da ripartire in tre anni), sia arenato del tutto.
Lo ha confermato Tomas Van Den Spiegel, CEO di Flanders Classics, in un’intervista a Wielerflits: “Penso che tutti siano d’accordo sul fatto che qualcosa cambierà comunque nel calendario su strada in futuro. E che, se vogliamo che il ciclismo raggiunga il suo potenziale globale in un dato momento, dobbiamo apportare dei cambiamenti. Ciò è possibile solo se tutte le parti interessate procedono nella stessa direzione”.
Il numero uno dell’organizzazione che si occupa di competizioni importanti come il Giro delle Fiandre e la Gent-Wevelgem pensa anche a un piano per permettere a tutti di far parte del progetto ONE Cycling: “L’UCI deve comunque far parte dell’accordo, ma non puoi ignorare il fatto che ASO è una pedina importante. Sono fiducioso che il piano non sia congelato per sempre. Arriverà un momento in cui non avremo scelta. E vedo la stessa sfida nel ciclocross. Come possiamo garantire che sport come il ciclismo su strada e il ciclocross, nonostante tutta la concorrenza che abbiamo oggi da altri sport e altre interessanti forme di intrattenimento, contino in futuro?”. Insomma, non è ancora giunto il momento in cui si può considerare il progetto ONE Cycling come definitivamente distrutto.
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