Visma|Lease a Bike, Jonas Vingegaard torna sulla caduta dello scorso aprile: “È stata la prima volta in cui non ho cercato subito la bici, ho pensato fosse davvero tutto finito”
Jonas Vingegaard è uno dei grandissimi interpreti del ciclismo attuale. Il danese ha vinto due Tour de France e ha raccolto due secondi posti finali alla Grande Boucle, attestandosi come uno dei migliori, se non il migliore in termini assoluti, scalatori del mondo. L’ultimo secondo posto, in termini cronologici, è avvenuto alla fine del Tour 2024, competizione a cui Vingegaard si è avvicinato superando un periodo di riabilitazione molto complicata, per via dei danni fisici riportati nell’ormai celeberrimo incidente di gara avvenuto durante una tappa del Giro dei Paesi Baschi 2024.
La caduta avvenne il 4 aprile e Vingegaard riportò la frattura di sette costole, dello sterno, di una clavicola, di un dito di una mano e un polmone collassato. Meno di tre mesi dopo, il 29 giugno, il campione della Visma|Lease a Bike si è presentato al via del Tour de France, riuscendo a vincere una tappa e a chiudere secondo, dietro solo a un Tadej Pogačar in forma più che smagliante. Per qualche periodo, però, il pensiero del Tour, e di tutte le altre gare, era rimasto molto lontano nella testa di Vingegaard.
“È stata la prima volta in cui sono caduto e non ho cercato di tornare subito in bicicletta – le parole di Vingegaard in un’intervista concessa a DR insieme alla moglie Trine Marie Hansen – Per un momento ho anche pensato che sarei molto per un’emorragia interna. In quegli istanti ho pensato che fosse tutto finito“.
Il danese aggiunge: “Ho pianto molto – racconta il vincitore dei Tour 2022 e 2023 – Continuavo a pensare a mia figlia Frida, a Trine e al nostro figlio che doveva ancora nascere. L’idea che avrei abbandonato tutti loro era insopportabile. Quando ero fermo a terra, dopo la caduta, ho pensato: ‘Se sopravvivo, chiudo comunque qui la carriera’“.
Giorno dopo giorno, il danese si è rimesso, ed è riuscito in quello che è stato un recupero oltre il miracoloso, visto anche quello che è stato capace di fare al Tour: “Alla fine, io e mia moglie abbiamo capito che avrei dovuto continuare a fare il ciclista, perché è la mia passione. Ma quando ero in ospedale, proprio non pensavo al Tour de France. Quando sei in terapia intensiva, non puoi neanche andare in bagno, figurati se puoi pensare al Tour…“.
Vingegaard e la moglie Trine hanno affrontato il “dopo-incidente”, stabilendo un piano: “Abbiamo parlato molto del modo in cui devo comportarmi in gara – le parole del corridore – Siamo d’accordo sul fatto che, se mi rendo conto che la situazione è troppo pericolosa, rallento e piuttosto provo a recuperare dopo. L’ho fatto anche durante la tappa numero 11 del Tour 2024, quella che poi ho vinto. Pogačar aveva attaccato poco prima di una discesa e io non volevo correre rischi. Quindi, ho perso un po’ di tempo in quel frangente. Sulla questione-cadute, io sono sempre stato molto disinvolto. Pensavo che cose gravi a me non sarebbero mai successe, perché sono bravo a guidare la bici e perché so schivare gli incidenti. Ma a un certo punto succede e basta”.
Sul tema, molto caldo in questo periodo, della sicurezza nelle gare ciclistiche si è espressa anche Trine Marie Hansen: “Il ciclismo è diventato più pericoloso. I corridori ricevono attrezzature sempre migliori, ma non esistono ancora protezioni migliori. Io penso che siano i corridori più importanti a dover prendere l’iniziativa, in momenti pericolosi: se uno come Jonas si mette in coda al gruppo e dice ‘questo pezzo è troppo veloce e pericoloso’, qualche effetto sicuramente lo avrà”.
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