Pagelle Il Lombardia 2023: tris da lode per Tadej Pogacar, Andrea Bagioli fa tutto bene, Carapaz e Remco sfortunati, Thibaut Pinot commovente
Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), 10 e lode: Terzo successo di fila per lo sloveno nella Classica delle Foglie Morte, come non succedeva dagli anni quaranta con un certo Fausto Coppi. Dopo due volate, per lui anche la prima vittoria in solitaria con un gran colpo piazzato a 30 chilometri dalla conclusione, un assolo di perfetta gestione tattica che gli permette di conquistare anche quest’anno due Classiche Monumento, portando a cinque il suo totale personale.
Andrea Bagioli (Soudal-QuickStep), 10: Diventato capitano in itinere, il giovane corridore italiano non si lascia intimorire dai gradi nomi che ha attorno a sé e realizza una corsa perfetta, seguendo quando c’è da seguire, tirando quando c’è da tirare e attendendo quando c’è da attendere fino alla splendida volata che gli regala un bellissimo secondo posto. Il passo per vincere non è ancora scontato, ma il classe 1999 sta dimostrando di avere le qualità per riuscirci.
Primoz Roglic (Jumbo-Visma), 9: Non era quello dei giorni migliori, ma non molla, stringendo i denti fino a rientrare ogni volta che va in difficoltà. Un continuo tira e molla che alla fine gli consente di salire sul podio per la prima volta in carriera in questa corsa che sinora ben poco gli aveva sorriso. Un bel modo per chiudere una straordinaria stagione e la sua lunga avventura con la formazione neerlandese.
Aleksandr Vlasov (Bora-hansgrohe), 8,5: In salita è uno dei migliori, ma non riesce a fare la differenza, forse spendendo male le sue cartucce. Il quarto posto finale alla fine conferma l’ottimo stato di forma e le grandi qualità che gli consentono anche oggi di essere ai vertici.
Simon Yates (Team Jayco-AlUla), 8: Tra i meno appariscenti del gruppetto di testa, complice anche la caduta nei giorni scorsi che lo sta ancora condizionando, il britannico conquista comunque una importante top5 per sé e, soprattutto, la squadra in una battaglia per non retrocedere che non bisogna dimenticare.
Adam Yates (UAE Team Emiraetes), 8: Anche oggi è la carta migliore al servizio di Pogacar, prima nel fare una importante selezione, poi nel rappresentare la spina nel fianco di un gruppetto di inseguitori che avrebbe potuto organizzarsi molto meglio senza la sua presenza. Poco importa se poi non riesce a fare la differenza quando ci prova, il suo lavoro lo aveva già fatto egregiamente.
Carlos Rodriguez (Ineos Grenadiers), 8: Il giovane spagnolo si conferma ormai tra i migliori al mondo quando la strada sale con una prestazione solida, tanto di gambe quanto di testa, senza timori reverenziali.
Martin Marcellusi (GreenProject-BardianiCSF-Faizanè), 7,5: Ultimo dei fuggitivi ad arrendersi, cercando di seguire anche Healy il più a lungo possibile, il giovane corridore romano conferma il suo bell’autunno con con una giornata di grande solidità.
Richard Carapaz (EF Education – EasyPost), 7: Non la sua miglior prestazione, ma altra dimostrazione di grande perseveranza e tenacia, anche considerando che la caduta indubbiamente ha avuto un suo ruolo. Sopperisce così con il cuore a gambe oggi non proprio all’altezza, chiudendo con una discreta Top10.
Remco Evenepoel (Soudal-QuickStep), 7: Indubbiamente condizionato dalla caduta nelle fasi iniziali di corsa, non si abbandona allo sconforto ma fa quel che può per raccogliere il massimo possibile da una situazione difficile. Onesto anche nel liberare dai suoi compiti Bagioli, l’ex campione del mondo è tra i più generosi nel secodo gruppetto, che poi va a regolare per un nono posto finale che nulla aggiunge al suo palmarès, ma molto dice, ancora una volta, sul suo carattere in gara.
Andreas Kron (Lotto Dstny), 7: Non è un campione, ma il classe 1998 è uno di quelli che dà sempre tutto, in ogni circostanza, per la squadra e per sé. Il decimo posto di oggi conferma che il quarto posto alla Amstel Gold Race non è un caso isolato e che, con le giuste circostanze di gara, può ottenere risultati importanti, concludendo con determinazione una generosa stagione di alto livello.
Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), 6,5: In una classica decisamente lontana anni luce dalle sue caratteristiche, il piemontese prova comunque a farsi vedere cercando l’azione da lontano e poi ha il merito di portare a termine la corsa, seppur lontanissimo dai primi, restando al servizio del team finché ne ha.
Ben Healy (EF Education-EasyPost), 5,5: Consapevole di non essere quello di questa primavera, prova una azione dalla distanza che si dimostra un fuoco fatuo. Ha comunque almeno il merito di provare qualcosa.
Mike Woods (Israel-Premier Tech), 5: Chiude senza grandi sussulti fuori dai primi dieci, al termine di una corsa di inseguimento dalla quale si aspettava indubbiamente molto di più.
Warren Barguil (Arkéa-Samsic), 5: Non ci si aspettava vincesse, ma per la sua ultima apparizione con la maglia della formazione bretone si pensava di vederlo maggiormente davanti, o comunque provare qualcosa. Chiude invece abbastanza anonimamente a 3’43” dal vincitore.
Guillaume Martin (Cofidis), 5: Lo scalatore francese è apparso in discreta forma nelle sue ultime uscite, ma oggi delude restando presto fuori dai giochi fino a concludere la sua giornata a oltre nove minuti.
Mikel Landa (Bahrain-Victorious), sv: Una caduta poco prima che si inizi a fare sul serio lo taglia fuori dai giochi portandolo al ritiro.
Enric Mas (Movistar), sv: Caduto ad inizio tappa, sembrava non aver subito grandi danni, ma quando si comincia a fare sul serio deve cedere il passo.
Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), 10: L’ultimo dei romantici, il ciclista francese più amato d’Italia e grande appassionato del nostro paese e de Il Lombardia, sceglie proprio la Monumento che nel 2018 vinse per chiudere una carriera ricca di rimpianti, anche per questo tra le più marcanti dell’ultimo decennio. Lontano dal vivo della corsa, lo fa comunque fra due ali di folla, con molti venuti apposta per lui, tra gli applausi generali, del pubblico, degli addetti ai lavori, ma anche del gruppo stesso.
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