Milano-Sanremo 2020, Wout van Aert: “Non conosco ancora i miei limiti”

Wout Van Aert non si pone limiti. Dopo il successo alla Milano-Sanremo 2020 e le prime dichiarazioni a caldo dopo l’arrivo, il belga è andato poi in conferenza stampa per rispondere alle domande dei cronisti affrontando vari argomenti. Il primo riguarda i propri limiti, che il venticinquenne ha ammesso candidamente di non conoscere ancora, pur essendo convinto di poter “vincere tutto, tranne i GT”. Il classe ’94 ha poi parlato dei compagni di squadra Primoz Roglic, vincitore di tappa ieri al Tour de l’Ain, e Dylan Groenewegen, protagonista in negativo della prima tappa del Giro di Polonia.

Penso che sia una cosa super positiva non conoscere ancora i miei limiti – ha esordito – Ho venticinque anni ed è ancora un piacere scoprire quello che sono in grado di fare. Il mio sogno è avere una carriera con tante vittorie diverse, anche se da belga in cima alla lista ci sono Fiandre e Roubaix, ed è a quello che punto nei prossimi anni. Vado bene in salita e a cronometro, quindi tutto tranne i GT rientra nelle mie possibilità, vedremo, per ora mi godo questa vittoria”.

Il belga poi si è detto onorato di poter far parte di una selezione fortissima al prossimo Tour de France: “Sarebbe strano se dicessi che non credo nelle possibilità della Jumbo di vincere il Tour e ad essere sincero io ci credo davvero. Ho visto come lavoravano gli altri al training camp e oggi abbiamo sentito via radio che Primoz ha vinto. Credo che ieri si sia dimenticato di farlo. Andiamo al Tour con grandi ambizioni e proveremo a vincerlo. Per me sarà una cosa speciale essere con quei corridori e far parte di un team con ambizioni così grandi”.

Le ultime parole sono invece per Dylan Groenewegen, sospeso dal team a tempo indeterminato in attesa della decisione dell’UCI dopo quanto accaduto al Giro di Polonia, ma anche devastato mentalmente dopo aver ridotto in fin di vita un giovane collega: “Non eravamo in quella corsa e quindi non è necessario ed è difficile giudicare quanto accaduto. Dopo la Milano-Torino l’atmosfera sul bus non era buona. Conosciamo Dylan personalmente e siamo stati male per lui perché sappiamo che è un bravo ragazzo. Ha fatto un grave errore ma è stato doloroso vedere qual è stata la reazione, all’inizio noi eravamo solo preoccupati per Fabio e mi ha sorpreso che il focus non fosse sulle sue condizioni. Nella mia testa tutto il resto doveva aspettare e mi è sembrato strano che si stesse già parlando di chi fosse il colpevole”.

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