Dsm-Firmenich, due stagioni senza neanche un ritiro per John Degenkolb: “Per me non è un’opzione non finire una corsa”
L’ultima volta che John Degenkolb è apparso fra i ritirati di un ordine d’arrivo è stato nel settembre 2021, quando una caduta lo costrinse ad abbondare la prova in linea dei Mondiali di Leuven 2021. Da allora, il tedesco della Dsm-Firmenich ha affrontato 142 giorni di corsa, portandoli tutti a termine: fra questi ci sono anche tutte le tappe dei Tour de France 2022 e 2023 e della Vuelta a España 2022. In questo lasso di tempo, i risultati del vincitore di Milano-Sanremo 2015 e Parigi-Roubaix 2015 non sono stati brillanti, ma Degenkolb dimostra sempre un attaccamento alla professione davvero encomiabile.
In tutta la carriera, peraltro, Degenkolb non ha portato a termine la corsa cui era iscritto solo per 11 volte. Numero notevole, se si pensa che il percorso professionistico del tedesco è iniziato nell’ormai lontano 2011. “Per me, quella di andare a una corsa e di lasciarla prima della fine – le parole del corridore intervistato da GCN – Se vado a una gara, ci vado per vincerla. Se non posso farlo, comunque, non penso mai alla possibilità di ritirarmi”.
Degenkolb, che recentemente è stato protagonista di una grande prova alla Parigi-Roubaix 2023, dove è stato messo fuori gioco dopo un contatto con Mathieu van der Poel, sottolinea inoltre: “Ovviamente non puoi scegliere il tuo calendario in base alle corse che vuoi finire, ma lo fai in base all’obiettivo di fare risultato. Solo una volta in carriera ho pianificato un ritiro durante una gara: era il Giro d’Italia 2013 e l’idea era quella di farne solo la prima parte, per poi andare in altura a preparare il successivo Tour de France. In quel Giro comunque vinsi una tappa, tutto stava andando secondo i piani, ma al momento di ritirarmi avevo strane sensazioni. Non volevo lasciare la gara e i miei compagni. Da allora cerco sempre di evitare di trovarmi in una situazione simile, perché proprio non mi piace”.
Il tedesco aggiunge: “So che ci sono alcuni miei colleghi che non prendono la cosa in considerazione, ma devi provare a guardare la cosa anche dal punto di vista degli organizzatori delle gare e degli appassionati. Posso immaginare cosa può succedere quando ci sono persone che vogliono andare a vedere una gara per vedere un determinato corridore e questo, senza un valido motivo, si ritira. Si dà un’immagine strana“.
Magari Degenkolb non lascia le corse perché ha una soglia del dolore più alta rispetto ai colleghi: “Non credo, penso che tutti noi ciclisti sappiamo sopportare i dolori, che è anche una cosa che viene allenata e insegnata negli anni. Devi essere in grado di soffrire, quando ci sono momenti difficili. E poi il ciclismo è anche uno sport molto psicologico. Se parti con dei dubbi sulla tua condizione o se non pensi di essere in grado di finire la corsa, automaticamente perdi energie“.
La serie aperta ora condizionerà il corridore tedesco: “Ho sicuramente una motivazione in più per non ritirarmi, ma arriverà un momento in cui questa serie dovrà interrompersi. Comunque, se avrò la possibilità di tenerla aperta, farò tutto quel che potrò”.
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