Caso Froome, un nuovo studio mette in dubbio gli attuali controlli sul Salbutamolo

Una ricerca scientifica potrebbe aiutare Chris Froome nella sua difesa. Uno studio pubblicato lascorsa settimana sul British Journal Clinical Pharmacology sottolinea infatti alcune perplessità riguardo l’efficacia delle procedure di controllo riguardo il salbutamolo, la sostanza alla quale il Keniano Bianco è risultato positivo durante la scorsa Vuelta a España. In particolare, la conclusione dello studio chiamata “Futilità degli attuali controlli antidoping di salbutomolo nelle urine” conclude che non è possibile determinare il dosaggio impiegato basandosi sui risultati di un solo campione “decontestualizzato”.

Il nuovo studio, proposto dai ricercatori di un centro di ricerca a Leiden, nei Paesi Bassi, ha usato delle simulazioni per prevedere le concentrazioni del salbutamolo nelle urine basandosi su un modello di somministrazione del salbutamolo, sia per via orale che inalato, di 800 microgrammi, ovvero il massimo consentito dall’attuale regolamento antidoping (ricordiamo che in quanto sostanza specifica, il salbutamolo può essere assunto sotto prescrizione medica, come era il caso di Froome, al quale viene dunque rimproverato di aver ecceduto nell’utilizzo consentito). I parametri di questo studio sono stati calcolati in base ai precedenti studi sull’uomo, ma anche ricalcolando alcuni dati ricavati da precedenti studi sui cani.

I risultati di questo studio hanno concluso che fino al 15,4% delle simulazioni portano a un risultato di non negatività, superando il limite di 1000 ng/ml imposto dalla Agenzia Mondiale Antidoping, oltre al quale viene dunque considerata la possibilità di squalifica (nel campione di Froome è stata riscontrata una presenza praticamente doppia). Pertanto, lo studio conclude che “la soglia attuale inavvertitamente porta ad accuse di violazione, mentre alcune infrazioni possono essere non notificate”. La conclusione dunque è che l’attuale metodologia dovrebbe essere rivista.

Se il direttore scientifico dell’AMA, Oliver Rabin, spiega di aver letto l’articolo e non si mostra preoccupato in quanto non ci sarebbe “niente di nuovo”, questa nuova ricerca potrebbe essere un ulteriore appiglio per i legali di Chris Froome, pronti ad usare anche questa ricerca, che vogliono dimostrare come il corridore non abbia assunto la sostanza oltre il consentito, malgrado il risultato anomalo.

“L’AMA ha condotto numerosi studi sul salbutamolo e continua a farne sui beta2-agonisti – spiega al Times il dottor Rabin – Crediamo che la soglia attuale sia giusta, considerando la letteratura scientifica al riguardo negli ultimi 20 anni. Basandoci sulle informazioni in nostro possesso, pubblicate e non, non vediamo alcuna ragione per modificare la soglia”.

Intanto, secondo quanto riporta il Times, in base a dei nuovi calcoli che tengono conto anche della disidratazione del corridore e della sua concentrazione di urina, il tasso di Froome sarebbe stato rivisto a 1,429 ng/ml, dunque decisamente meno dei duemila precedenti, ma ancora nettamente sopra la soglia dei mille consentiti dall’attuale regolamento. Un passo avanti, ma ancora non abbastanza per scagionare il britannico.

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