Astana Qazaqstan, Mark Cavendish non chiude le porte ad un clamoroso ritorno: “Non voglio parlarne, in ogni caso il mio futuro sarà nel ciclismo”

Mark Cavendish potrebbe ancora riservare qualche sorpresa. Dopo aver partecipato ai due criterium organizzati a Saitama e a Singapore, il fuoriclasse dell’Isola di Man si è fermato a parlare ai microfoni di Marca, rifiutandosi di commentare tutte le notizie sul suo possibile ritiro, lasciando quindi la porta aperta ad un possibile cambio di idea dopo quello che lo ha visto tornare in sella in questo 2024 per conquistare il record di vittorie al Tour de France. Non resta quindi che aspettare la decisione definitiva del britannico, che ancora una volta potrebbe sorprendere tutti e continuare in quella che è una carriera speciale.

“Venire qui in Giappone è qualcosa che amo – spiega il 39enne al margine del Saitama Criterium – C’è una cultura totalmente diversa rispetto a quella dei paesi occidentali. Il cibo, le persone, i posti… mi piace tutto. Questa sarà probabilmente la mia ultima corsa in Giappone”. L’attenzione si sposta poi inevitabilmente sul Tour de France, la corsa che ha segnato in maniera più profonda la carriera di Cavendish e che lo ha fatto entrare nell’Olimpo dei corridori più importanti della storia: “Adoro il Tour. Era ciò che sognavo quando ero bambino, e anche oggi per me rimane un sogno. È la corsa di ciclismo più importante al mondo e forse anche l’evento sportivo più grande di tutti. Le sensazioni che ti lascia il Tour sono sempre speciali. È una magia sia per i corridori che per i tifosi e riuscire a vincere è qualcosa di incredibile. Mi sento fortunato nell’avere tutte queste vittorie. Ognuna è diversa e speciale, non solo l’ultima. Tutti sognano di vincerne una e io ci sono riuscito 35 volte. Quando mi fermo a pensarci è qualcosa di speciale, sono felice”.

Per il classe 1985 quella appena trascorsa è stata la 20esima stagione tra i professionisti. In questi 20 anni è cambiato quasi tutto nel mondo del ciclismo professionistico, come confermato dallo stesso britannico: “Oggi il ciclismo è molto più scientifico, tutto è molto più calcolato. Oggi tutto si basa su numeri, performance e studi. Ma in ogni caso rimane il lato umano dove solo l’atleta può fare la differenza. Io ho sempre amato il ciclismo, è la mia vita. Bisogna essere davvero appassionati per riuscire a fare sacrifici ogni giorno. Io lo sono. Ecco perché mi piace essere qui e affrontare nuove sfide. Questo significa che gareggerò anche il prossimo anno? Preferisco non parlare del mio futuro, l’unica cosa che posso dire è che in ogni caso il mio futuro sarà nel ciclismo“.

In conclusione l’ex campione del mondo di Copenhagen nel 2011 ha risposto anche ad alcune domande sul nuovo fenomeno del ciclismo mondiale, Tadej Pogacar, nonché il principale indiziato a rubargli il record di 35 successi alla Grande Boucle: “Tadej è uno di quei corridori incredibili che può ottenere qualsiasi cosa voglia. Sono fortunato di aver potuto gareggiare insieme a lui. Quest’anno ha avuto una stagione spettacolare, non solo al Tour. Il gruppo di vincenti che abbiamo oggi, Pogacar incluso, sono dei grandi ambasciatori per il ciclismo e per aiutare questo sport a crescere”.

Proprio la formazione dello sloveno, la UAE Emirates, è arrivata vicinissima (con 81 successi) a superare il record di vittorie stagionali detenuto ancora dalla HTC proprio di Cavendish che, nel 2000, vinse 85 gare: “Mi ricordo ancora molto bene le emozioni che abbiamo vissuto quell’anno. Ma i record sono fatti per essere battuti. È molto difficile vincere corse, ma questi obiettivi sono importanti per i corridori, per i tifosi e per gli organizzatori. Anche per gli sponsor, che hanno un ruolo molto importante. Il ciclismo è uno sport che genera emozioni e ricordi per i tifosi che supportano i corridori. Qualcuno vince e qualcuno deve perdere. La UAE non è riuscita a conquistare il record quest’anno ma magari qualcuno ci riuscirà in futuro, questa è la magia”.

“Qualsiasi cosa succeda ora – conclude Cavendish – voglio solo che la mia famiglia cresca in salute e felice. Per me i giorni migliori della mia vita sono quando sono nati i miei figli, ancora di più delle vittorie al Tour. Per il futuro, a prescindere che siano ciclisti o meno, voglio insegnargli tutti i valori che questo sport ha insegnato a me”.

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