Vuelta a España 2024, troppo caldo in corsa? “Siamo arrivati al limite, ma se gareggi qui ad agosto ormai è così – Bisogna fare qualche ragionamento”

La prima settimana della Vuelta a España 2024 ha avuto un fattore ambientale, nel vero senso della parola, decisamente condizionante. I corridori in gara hanno dovuto fare i conti con temperature altissime, soprattutto nei giorni in cui la corsa si è snodata sulle strade dell’Andalusia, comunità autonoma nel sud della Spagna. Giusto per fare un esempio, durante la settima tappa, quella con arrivo a Córdoba, la temperatura dell’aria ha toccato punte oltre i 40°. Per quella tappa, la Movistar ha reso pubblici dei dati relativi a Enric Mas, il suo corridore più in forma, la cui temperatura corporea massima, nell’arco della giornata, è stata di 38,62°; la temperatura media in gara di Mas, quel giorno, è stata invece di 38,11°. Sempre secondo i dati diffusi dalla Movistar, un altro corridore, monitorato durante la tappa, è arrivato a far registrare una temperatura di 40,22°.

Le conseguenze si sono viste, anche sotto forma di colpi di calore, che hanno colpito fra gli altri Thymen Arensman (Ineos), che è ancora in gara e Antonio Tiberi (Bahrain Victorious), ritiratosi. Tutto normale, per i corridori? Carlos Verona, atleta molto esperto, non la pensa così: “Personalmente credo che correre con questo caldo sia pericoloso – le parole del portacolori spagnolo della Lidl-Trek riportate da Marca – In questa Vuelta siamo arrivati al limite e dobbiamo ripensare, a livello collettivo, alle misure che possono essere prese. Correre la Vuelta a España ad agosto, il problema sta qui: dobbiamo valutare la cosa”. 

Il protocollo per gli eventi meteo estremi, in questa settimana, non ha portato a decisioni particolari da parte degli organizzatori: “Ci sono persone che sono designate per tenere sotto controllo la situazione e la sicurezza di noi corridori – aggiunge Verona – Quest’anno, però, io non sono venuto a conoscenza di particolari misure volute dall’Associazione Corridori. Ammetto che qualche anno fa ero molto più coinvolto nella cosa, ma alla fine mi sono reso conto che era uno spreco di energie e di tempo, in una materia in cui a volte ti senti abbastanza ignorato“.

Sul tema si è espresso anche Alessandro de Marchi (Jayco-AlUla), anche lui in gara alla Vuelta 2024: “Incontreremo sempre di più queste situazioni – ha scritto l’atleta friulano su X – Il meteo ormai è cambiato e deve essere ovvio. Dall’altro abbiamo però più strumenti per combattere queste condizioni. Nel passato ricordo di aver sofferto molto di più queste situazioni, non avevamo ice socks, (letteralmente “calzini refrigeranti”), ice vest (i “gilet” rinfrescanti che i corridori indossano prima e dopo le tappe), ice gel e tutta questa conoscenza su adattamento e prestazioni nel caldo”. In ogni caso, da qui alla fine della Vuelta, si correra, ad eccezione proprio dell’ultima tappa, nella parte settentrionale della Spagna, dove le temperature, almeno stando alle previsioni, saranno ben più clementi.

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