Pagelle Vuelta a España 2024: Roglič paziente e vincente, O’Connor valoroso, Kern Pharma eccezionale – Landa salta, Rodriguez sparisce, Kuss delude

Primož Roglič (Red Bull-Bora-hansgrohe), 10: E sono quattro! Lo sloveno finalizza nel migliore dei modi una stagione decisamente accidentata, portando a casa, di nuovo, la Maglia Rossa e arrivando a quota 5 Grandi Giri vinti in carriera. Chiude con tre successi di tappa e con la dimostrazione di essere almeno una spanna sopra rispetto ai corridori più importanti del lotto, riuscendo a gestire molto bene le energie nell’arco delle tre settimane. A questo punto, la speranza è di vederlo nel 2025 a confronto con i “fenomeni” di questo periodo storico: l’impressione è che, alle soglie dei 35 anni, possa avere ancora parecchio da dire, anche a quel tavolo.

Ben O’Connor (Decathlon-Ag2r La Mondiale), 9: Lo hanno sottovalutato e ha fatto paura a tutti quasi fino alla fine, tanto che solo uno riesce poi a superarlo, non senza fatica. L’impresa che gli vale la vittoria di tappa e un perdurante primato in classifica è da applausi, così come la difesa che riesce a mettere in atto lungo una serie di tappe decisamente dure. Gli manca qualcosa sulle pendenze più arcigne per riuscire a resistere al sorpasso di Roglič, ma alla fine il suo bilancio è decisamente in positivo, considerato che si tratta del primo podio così “pesante” della sua carriera, dopo averlo già sfiorato negli altri due GT (peraltro al Giro quest’anno).

Pablo Castrillo (Equipo Kern Pharma), 9: La sorpresa più grande, e più bella, di questa Vuelta. Il 23enne aragonese ottiene due splendidi successi in quattro giorni, il primo a poche ore dalla scomparsa del fondatore della sua squadra, Manolo Azcona. Concede il bis in cima al durissimo Cuitu Negru, dimostrando grandi doti da scalatore. Qualità che non sono passate inosservate a livello WorldTour, con molti team disposti a contenderselo in vista della prossima stagione.

Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck), 9: Tre successi di tappa e vittoria della Maglia Verde, così come lo scorso anno. Conferma di essere un velocista resistente, in grado di stare tra i primi anche in tappe non scontate, come a Villablino e a Santander. La vittoria della classifica a punti arriva grazie al ritiro di Wout Van Aert, che era saldamente in testa, ma che il corridore australiano riesce comunque a mettersi alle spalle per ben due volte in volata. Vero che la concorrenza nelle volate non era certo di primo piano, ma lui si conferma assolutamente affidabile, ottenendo il massimo in un percorso che non presentava certo molte occasioni per i velocisti.

Wout Van Aert (Visma | Lease a Bike), 9: Fino a quando rimane in corsa è protagonista assoluto. Tre vittorie di tappa, tre secondi posti, un terzo nella crono inaugurale e una Maglia Verde già ipotecata. A cui aggiunge anche quella a pois che stava indossando e per cui era in piena lotta, grazie ai numerosi attacchi che lo hanno visto protagonista, anche su terreni sulla carta non adatti a lui. Fino alla caduta che lo ha costretto al ritiro si è rivista la versione capace di imporsi nella tappa del Mont Ventoux nel 2021. Aveva una gran condizione, peccato che la sua stagione sia finita così mestamente.

Marc Soler (UAE Team Emirates), 8,5: Una vittoria di tappa ai Lagos de Covadonga, tre terzi posti e una maglia a pois ceduta solo nell’ultima tappa al compagno di squadra Jay Vine. Spesso all’attacco, non gli manca la generosità né tantomeno la voglia di dare spettacolo ed è protagonista di tre settimane corse davvero a tutta, che gli hanno fruttato il premio di supercombattivo della corsa. Meritatissimo, per colui che ha percorso più chilometri in fuga in questa edizione della Vuelta, ma ha anche svolto un prezioso lavoro per la squadra.

Eddie Dunbar (Team Jayco-AlUla), 8: Nell’ultima settimana conquista i suoi primi due successi a livello WorldTour. Prima si prende l’undicesima tappa dopo una lunga fuga, poi si regala il successo nella tappa regina in cima al temuto Picón Blanco, dove si impone dopo aver attaccato dal gruppetto dei migliori ai meno cinque dal traguardo. Dopo tanta sfortuna e un rendimento decisamente altalenante nelle ultime stagioni, queste due prestigiose vittorie potrebbero regalargli una nuova dimensione.

Urko Berrade (Equipo Kern Pharma), 8: La Vuelta della squadra spagnola è davvero memorabile. Dopo i successi di Pablo Castrillo, è lui a fare tris per la sua formazione, conquistando la sua prima vittoria in carriera al termine di una lunga fuga conclusa in solitaria sul traguardo di Maestu. Conferma di avere buone doti in salita con altri tre piazzamenti in top10, tra i quali spicca anche un quinto posto in cima al Picón Blanco, sulla cui ascesa si mostra tra i più attivi.

Jay Vine (UAE Team Emirates), 8: Si riprende quello che una caduta gli aveva fatto perdere nel 2022. Vince, grazie anche all’aiuto di Marc Soler, la Maglia a Pois, dimostrando una buona costanza di rendimento in salita. Dopo le fratture riportate al Giro dei Paesi Baschi, è riuscito a ritrovare una buona condizione che, pur senza grandi squilli, complice anche un po’ di sfortuna, gli ha consentito di essere spesso tra i migliori quando la strada cominciava a salire.

Mattias Skjelmose (Lidl-Trek), 7,5: Chiude in crescendo e conquista la Maglia Bianca. Partito in sordina, cresce col passare dei giorni ed è tra i più positivi nell’ultima settimana dove, negli ultimi arrivi in salita, riesce a rimanere coi migliori. Grazie alla crono finale guadagna ulteriormente e si prende una Top 5 che rappresenta di gran lunga il suo miglior risultato in un GT sinora, confermando la sua costante crescita.

Stefan Küng (Groupama-FDJ), 7,5: Vince la crono conclusiva rompendo finalmente il lungo digiuno personale nei GT, ma anche quello della squadra, che durava ormai da otto edizioni. Oltre a questo, che già non è poco, è tra i più attivi quando il terreno gli è propizio, provando spesso a muoversi per scombinare un canovaccio già scritto, oltre che per fare da rampa di lancio ai compagni in tappe più dure.

Enric Mas (Movistar), 7,5: Torna sul podio della Vuelta, senza però riuscire a centrare quel successo tanto agognato. Il lato positivo sta soprattutto nell’averlo rivisto ad altissimo livello e anche nell’essere stato in grado di attaccare più volte, anche se con risultati alterni. Gli è però mancato quel pizzico in più che avrebbe potuto fare la differenza, anche se, per sua stessa ammissione, Roglič era di un’altra categoria.

Valentin Paret-Peintre (Decathlon Ag2r La Mondiale), 7,5: Dopo l’ottimo Giro si ripete nel suo secondo GT stagionale, correndo completamente a supporto del suo capitano, che in più di una circostanza si affida completamente alle sue qualità in salita, specialmente dopo lo sfortunato ritiro di un Felix Gall (7,5) sino a quel momento capace anche di giocarsi le sue carte nella generale. gran lavoro anche dei connazionali Bruno Armirail (7) e Clément Berthet (6,5), oltre che dell’eterno Geoffrey Bouchard (6,5). Si vede meno Victor Lafay (6), ma resta chiuso nelle logiche di squadra e non ha molto margine per esprimere le sue qualità.

Pavel Bittner (Team dsm-firmenich PostNL), 7: Ottiene a Siviglia un successo di potenza dove si toglie la soddisfazione di mettersi alle spalle Wout Van Aert. Le occasioni per le ruote veloci non erano molte, ma completa una Vuelta sicuramente positiva con un secondo posto, alle spalle di Kaden Groves, un quinto e un sesto posto che lo pongono tra i prospetti più interessanti per il futuro delle volate.

Richard Carapaz (EF Education-EasyPost), 7: Il corridore ecuadoriano ci mette il cuore, regalando una delle azioni più belle di questa Vuelta, ma le gambe lo costringono a qualche passaggio a vuoto che alla fine lo vedono chiudere con una quarta posizione che non aggiunge molto al suo palmarès, pur rappresentando un risultato in netta crescita rispetto agli ultimi anni visto che era dal 2022 che non competeva con i migliori. Resterà il rammarico di aver concesso alla fuga bidone di condizionare il suo risultato.

David Gaudu (Groupama-FDJ), 7: Tornato, dopo un paio di stagioni, a un buon livello e, soprattutto, capace di andare in crescendo di tappa in tappa. Le tante delusioni dell’ultimo periodo sembrano ormai alle spalle anche se, all’ultima tappa, gli sfugge il posto nella Top 5. La cronometro rimane un punto debole, ma in salita, se ha gambe buone e testa libera, è corridore che ci sa sicuramente fare.

Florian Lipowitz (Red Bull-Bora-hansgrohe), 7: Ultimo uomo di Primož Roglič, ma non solo. Il promettente tedesco è stato spesso autore di accelerazioni che hanno spaccato il gruppo e spianato la strada al proprio capitano, un ruolo che spesso finisce così per soffiare ai più accreditati Daniel Martinez (6) e Aleksandr Vlasov (6), abbastanza altalenanti, pur offrendo un contributo non indifferente, al pari di Giovanni Aleotti (6,5), seppur inferiore alle proprie qualità. Riesce poi a rimanere sempre in top10 in classifica generale, chiudendo al settimo posto e rimanendo in lotta fino alla fine per la Maglia Bianca.

Michael Woods (Israel-Premier Tech), 7: Con una fuga vincente lascia il suo zampino anche in questa corsa e, a dispetto dell’età che avanza, si conferma stoccatore di alto livello. La percentuale di successo degli attacchi è per altro del 100 per cento, dato che vince in occasione dell’unica fuga di cui riesce a far parte. Lascia prima della fine per problemi fisici.

Max Poole (Team dsm-firmenich PostNL), 7: Arrivato senza scartare la possibilità di fare classifica, rapidamente ne è escluso nelle prime giornate di gara, ma non si perde d’animo e diventa uno degli attaccanti simbolo di questa edizione. Saranno così cinque le fughe centrate che lo portano a conquistare quattro podi, a conferma di un gran talento che deve tuttavia ancora affinarsi.

Cristian Rodriguez (Arkéa-B&B Hotels), 7: Ben presente nella maxi-fuga che regala a Ben O’Connor tre settimane di gloria, lo spagnolo inizialmente è a sua volta nelle posizioni di vertice. Uscito dai dieci non si arrende e corre in modo regolare per le ultime due settimane, tenendosi stretto un piazzamento che fa molto comodo a lui e alla squadra.

Brandon McNulty (UAE Team Emirates), 7: Parte ad altissima velocità, imponendosi nella cronometro di apertura e indossando la prima Maglia Rossa di questa edizione. Poi, i piani della sua squadra saltano per aria e lui prova a riciclarsi come attaccante da lontano, con molta sfortuna e poca riuscita. Puntava molto anche alla seconda cronometro, ma una scivolata sulle strade di Madrid lo costringe ad abbandonare i propositi di doppietta.

Victor Campenaerts (Lotto Dstny), 6,5: Tre settimane di grande grinta e coraggio per il belga che si conferma generoso e offensivo. Non trova mai l’occasione per finalizzare, ma che sia da lontano e da finisseur, la sua zampata cerca sempre di piazzarla, senza risparmiarsi.

Mathias Vacek (Lidl-Trek), 6,5: Due secondi posti, a crono e in volata, e altre tre top10 sparse per le tre settimane di corsa sono un bilancio che sicuramente gli va stretto in questo momento, ma che rappresentano un ottimo punto di partenza per il 22enne ceco in un bilancio del primo GT della carriera. Nel mezzo anche tanto lavoro per i compagni, oltre a qualche fuga per provare a sfruttare la sua completezza.

Marco Frigo (Israel-Premier Tech), 6,5: Ancora una volta è fra i più presenti in fuga, centrando l’azione giusta per tre giorni di fila, specialmente quando la strada sale. Alla fine torna a casa con un secondo e un settimo posto che non possono lasciarlo soddisfatto, ma nel mezzo c’è anche tanto lavoro per i compagni.

Mauro Schmid (Team Jayco – AlUla), 6,5: Tra gli attaccanti più prolifici e attivi di questa edizione, chiude due volte secondo e una volta quarto partendo da lontano, ma nel suo portfolio ci mette anche due belle cronometro e qualche azione di forza per diversificare. Tre settimane di alto livello per il corridore elvetico, al quale è mancato un pizzico di fortuna in più.

Filippo Zana (Team Jayco – AlUla), 6,5: L’ex campione italiano si conferma a proprio agio nelle vesti di cacciatore di tappe e si fa vedere spesso in azione. Alla fine il successo stavolta non arriva, ma
per il classe 1999 la strada sembra segnata e il futuro può regalare grandi soddisfazioni.

Luis Angel Maté (Euskaltel Euskadi), 6: All’ultimo ballo della carriera, l’esperto corridore andaluso corre con grinta e determinazione, ben rappresentando lo spirito della squadra basca, non sempre fortunata, ma mai doma, sempre pronta a trovare il modo per mettersi in mostra.

Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan), 6: Probabilmente costretto dalle logiche di squadra, a caccia di punti salvezza, ad una corsa anonima in cerca del miglior piazzamento possibile, lo scalatore bolognese si vede poco e nulla, raccogliendo alla fine un 16° posto che ne conferma la solidità ma che poco aggiunge, e forse qualcosina toglie peraltro, alla sua carriera.

Adam Yates (UAE Team Emirates), 6: Inizialmente, insieme a João Almeida (s.v.) appiedato troppo presto dal Covid, avrebbe dovuto essere una delle punte della formazione emiratina. La sua condizione, però, appare fin da subito deficitaria, per cui esce presto di classifica. Regala, però, alla squadra (e a se stesso) uno splendido successo, al termine di una lunghissima cavalcata che ne salva, solo in parte, la spedizione. Ma poi scompare dai radar.

Luca Vergallito (Alpecin – Deceuninck), 6: In una squadra completamente votata alla causa del velocista di riferimento, è praticamente l’unico scalatore e prova spesso e volentieri a lanciarsi all’attacco. Centra delle fughe interessanti e si fa notare, anche se gli manca ancora quel qualcosa per lasciare il segno.

Matthew Riccitello (Israel-Premier Tech), 5,5: Il 22enne statunitense arrivava con grandi ambizioni, senza disdegnare la possibilità di dire la sua anche in classifica. Una speranza che dura tuttavia meno di una settimana e poi il resto è soprattutto sofferenza, con qualche azione dalla distanza poco incisiva che comunque fa esperienza.

Guillaume Martin (Cofidis), 5,5: Chiude con un ennesimo piazzamento in posizione medio-alta che tuttavia stavolta però lo vede decisamente poco appariscente. Se di solito il suo modo di correre è comunque nel segno del coraggio e del provarci, stavolta è quasi solo sofferenza.

Mikel Landa (T-Rex Quick-Step), 5,5: Dopo un ottimo Tour de France, chiuso al quinto posto da gregario di Remco Evenepoel, le aspettative erano molte. Conferma, però, i suoi limiti quando è chiamato a vestire i gradi di capitano. Dopo un buon inizio in cui in gestione si dimostra fra i più forti, inizia a far lavorare molto (troppo?) la sua squadra, ma alla fine non riesce mai a fare la differenza, anzi spesso fa fatica a reggere il ritmo dei migliori in salita. Nelle ultime tappe di montagna va in crisi e naufraga definitivamente, con la squadra che sacrifica le possibilità di lottare per un successo di tappa di un ottimo Mattia Cattaneo (6,5) per provare ad aiutarlo.

Nairo Quintana (Movistar), 5: Lontano dai fasti dei giorni migliori, l’esperto colombiano, al pari del giovane connazionale Einer Rubio (5) non riesce neanche a dare il suo contributo alla causa del suo capitano, che spesso in salita si ritrova da solo malgrado, sulla carta, abbia due scalatori di pregio al suo fianco.

Corbin Strong (Israel-PremierTech), 5: Era venuto per lasciare il segno e di occasioni per uno come lui ce ne erano parecchie. Invece non riesce mai ad essere incisivo e anche quando lo si vede sul podio, sembra ancora lontano dai migliori. La sua Vuelta finisce poi anzitempo visto che ormai di occasioni utili non ce ne sono più.

Tao Geoghegan Hart (Lidl-Trek), 5: Il livello pre-infortunio sembra ancora lontano e il corridore londinese si vede davvero poco, non riuscendo neanche a dare un grandissimo contributo alla causa del suo capitano.

Louis Meintjes (Intermarché-Wanty), 5: Un paio di fughe, quasi per dovere di firma, e quasi niente altro. L’ex promessa sudafricana chiude lontanissimo nella generale, vittima a volte anche del suo ormai consueto modo di correre.

Carlos Rodriguez (Ineos Grenadiers), 5: Anonimo. Dopo un Tour de France senza squilli, chiuso al settimo posto, in questa Vuelta conferma le difficoltà. Spesso tra i primi a staccarsi quando il ritmo aumentava in salita, a un certo punto si ritrova anche in Maglia Bianca, più per demeriti altrui che per merito proprio. Perde anche quella nell’ultima tappa di montagna, dove retrocede anche di tre posizioni chiudendo ai margini della top10.

Sepp Kuss (Visma | Lease a Bike), 4: Dalle stelle alle stalle. Il vincitore dello scorso anno non riesce mai ad essere in lotta per le posizioni che contano. Certamente la sua forma è ben lontana da quella dello scorso anno, ma la sua Vuelta, sempre fuori dalla top10 e lontana dalle posizioni che contano, non è mai convincente e i pochi sprazzi che mette in mostra non bastano di certo.

Lennert Van Eetvelt (Lotto Dstny), sv: Parte benissimo, sfiorando il successo e sembrando in grado di dire la sua ma poi viene rapidamente colpito da un problema polmonare che lo costringe poi al ritiro.

Antonio Tiberi (Bahrain-Victorious), sv: Parte bene, ma un colpo di calore lo costringe ad arrendersi durante la nona frazione.

Rigoberto Uran (EF Education – EasyPost), sv: L’ultimo GT della carriera del colombiano si chiude dopo sei tappe, con una caduta che gli toglie la possibilità di fare il suo addio salutando il pubblico.

Damiano Caruso (Bahrain-Victorious), sv: Non sembrava nelle condizioni migliori, ma era pronto ad emergere, almeno finché un malessere lo costringe a fermarsi dopo sette giorni di gara.

Bryan Coquard (Cofidis), sv: L’inizio non era stato dei migliori, ma non ha modo di riscattarsi visto che non conclude neanche la prima settimana.

Giulio Ciccone (Lidl-Trek), sv: Non ha il tempo di trovare le sensazioni che cercava, finendo per ritirarsi per uno degli incidenti più bizzarri degli ultimi anni visto che è un camoscio il responsabile della caduta in cui viene coinvolto.

Thymen Arensman (Ineos Grenadiers), sv: La sua Vuelta non sembra all’altezza delle aspettative, ma il covid gli impedisce di giocarsi le sue carte fino al ritiro nel corso della undicesima tappa

Cian Uijtdebroeks (Visma|Lease a Bike), sv: Sin dalle prime pedalate mostra di non essere al meglio e il covid gli dà la mazzata che lo costringe a salutare prima della fine della seconda settimana.

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