Coronavirus, presidente UCI: stop almeno fino al 30 aprile, ipotesi Classiche e Giro (forse accorciato) in autunno e 1 novembre chiusura del calendario
Il calendario potrebbe essere fortemente stravolto per fare posto alle corse cancellate. Con ormai anche aprile quasi interamente cancellato e maggio a sua volta più che compromesso, il ritorno alla normalità delle corse appare ormai sostanzialmente prevedibile per giugno, limitando sempre più le alternative. A questo punto il recupero delle corse appare plausibile in autunno, con particolare attenzione alle Classiche Monumento e al Giro d’Italia, ovviamente. Dopo una prima riunione (ovviamente virtuale) avuta nel pomeriggio di ieri con gli organizzatori delle corse emerge dunque l’obiettivo di rimodulare un calendario che probabilmente potrà essere prolungato di almeno due settimane, arrivando così a coprire tutto il mese di ottobre.
“Abbiamo la possibilità di spostare la fine della stagione di due settimane, ovvero fino al 31 ottobre – spiega David Lappartient alla televisione di stato Francese – Intanto cerchiamo di studiare come spostare le date di alcune corse in modo da fare posto per tutti”. La grande incertezza di questa ipotesi è l’eventualità che i Giochi Olimpici di Tokyo 2020 dovessero essere spostati in autunno, ma per il momento sono confermati nelle loro date originali e su questo bisogna basarsi.
La questione più complessa riguarda ovviamente il Giro d’Italia, che con le sue tre settimane rappresenta un blocco molto difficile da collocare in un calendario già intenso e che inevitabilmente lo sarà ancora di più. Quasi certo ormai il cambio di percorso, esiste anche la possibilità che la Corsa Rosa venga accorciata per poter trovare la sua sistemazione. “Stiamo lavorando assieme a RCS Sport per trovare un posto al Giro, quasi certamente in autunno – prosegue il presidente dell’UCI – Le possibilità sono un Giro delocalizzato, molto probabilmente anche ridisegnato e forse anche con una durata diversa. Ma il Giro, assieme alle Classiche rimandate, fa parte delle nostre priorità e abbiamo buone speranze che si possa correre”.
Anticipando che “tutte le corse sono annullate fino al 30 aprile” (contrariamente al comunicato ufficiale che riporta il 3 aprile), il dirigente francese risponde con qualche dubbio al fatto che il Giro del Delfinato, in partenza il 31 maggio, possa essere la corsa del possibile rientro. “La decisione di organizzare o meno una corsa di questo tipo va presa tre settimane prima, il tempo necessario per organizzare le condizioni di sicurezza – dettaglia – Ad esempio, una delle domande che bisogna farsi è sapere se l’organizzazione potrà disporre delle forze dell’ordine necessarie per assicurare la sicurezza sulla strada, risorse attualmente mobilitate altrove, chiaramente. Inoltre, bisogna prendere una decisione e ottenere l’autorizzazione delle prefettura in funzione dello stadio dell’epidemia tre settimane prima. Ovvero, inizio maggio per una corsa che deve partire il 30 maggio”.
Per il momento, visto ancora quanto manca, non sembra invece messo in causa il Tour de France. Anche se chiaramente diventa sempre più difficile comprendere con quale stato di forma i corridori possano arrivarci. Un problema ovviamente che si pone potenzialmente anche per le Olimpiadi, per le quali bisogna ancora finalizzare tutte le qualificazioni, anche nel ciclismo stesso.
Arriva successivamente anche un comunicato ufficiale dell’UCI. Tra le misure annunciate lo stop alle corse “almeno sino alla fine di aprile” e la possibilità di prolungare la stagione “fino al 1 novembre”, che sarà una domenica. Ribadita chiaramente la priorità “ai tre grandi giri e alle classiche monumento, una decisione con la quale “il ciclismo vuole cercare di garantire la visibilità del nostro sport, che si troverà in competizione con altri eventi sportivi importanti, assicurando la miglior esposizione possibile per le corse più viste”. Si ipotizza “un principio di flessibilità che può essere preso in considerazione anche riguardo il numero di ciclisti per squadra agli eventi”.
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