Coronavirus, per Cyrille Guimard “il Tour de France non può essere organizzato”

Continuano i pareri contrari allo svolgimento del Tour de France 2020. Dopo quanto espresso nei giorni scorsi da Bernard Hinault, secondo il quale in un periodo in cui le priorità sono altre bisognerà presto prendere una decisione netta anche riguardo la Grande Boucle, e quanto preconizzato ieri da Ivano Fanini che ritiene il 2020 sia destinato a saltare praticamente in toto, anche l’esperto Cyrille Guimard è del parere che anche la più grande corsa ciclistica al mondo dovrà arrendersi al coronavirus. Un discorso generale, che tiene conto di più fattori quello dell’ex corridore, direttore sportivo, membro della federciclismo transalpina e CT della nazionale. Uomo di grande esperienza, il 71enne transalpino è stato soprattutto il direttore sportivo di Bernard Hinault, che ha affiancato per i suoi più grandi successi, conquistando in totale sette Tour de France grazie anche a Lucien Van Impe e Laurent Fignon.

Due i fattori principali ad impedire un corretto svolgimento. Il primo è una questione di equità sportiva, come spiega a Cyclism’Actu: “Se l’isolamento dovesse fermarsi nell’arco di dieci giorni, in tutti i paesi, allora avremmo una equità sportiva. Servirebbe che al primo aprile tutti i corridori a livello globale possano allenarsi normalmente. Penso che ci vogliano circa tre mesi per ritrovare il massimo livello, anche se possiamo considerare che alcuni si sono fermati solo per 15 giorni. Ma altri sono rimasti fermi molto più a lungo, come Arnaud Démare, mentre Thibaut Pinot ha corso tre corse a tappe. Ma se l’isolamento dovesse durare 45 giorni, che rischia di essere la regola, allora molti corridori non potrebbero riprendere gli allenamenti prima di maggio, in particolare paesi come Francia, Italia o Spagna. Eventualmente, se tutti arrivassero con solo due mesi di allenamento nelle gambe… ma non sarà così. I colombiani sono tornati a casa, correranno tutti i giorni regolarmente a 3000 metri di altura, così al Tour avremo 15 colombiani nelle prime 15 posizioni”.

Se il primo fattore potrebbe essere considerato secondario alle necessità degli organizzatori, non così il secondo argomento riguardo una questione logistica: “Ci sarà anche un problema organizzativo. Tenendo in considerazione i problemi economici che alcuni partner inevitabilmente avranno, anche tra le città che devono ospitare la corsa… Forse alcuni prefetti non vorranno più che la corsa arrivi nel centro città, ma in aperta campagna. C’è anche tutta una logistica che al momento è bloccata. Verso fine maggio potrebbe essere più chiaro, ma non sappiamo come reagiranno gli albergatori, i prefetti, la polizia che è occupatissima da mesi… Per me, se l’isolamento dovesse durare 45 giorni, non sarà possibile correre il Tour de France e forse neanche i Giochi Olimpici di Tokyo 2020”.

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