#SpazioTalk, Davide Piganzoli: “Allenarsi con Basso e Contador è un onore. Sogno il Giro e il Lombardia”
Tra i giovani italiani, Davide Piganzoli è una delle promesse più interessanti. Il classe 2002 ha ben figurato nella sua prima stagione da professionista con la Eolo-Kometa, quest’anno diventata Polti Kometa, squadra con cui è cresciuto fin dal suo percorso come Under 23. Quinto nella classifica generale del Tour de l’Avenir, dove ha colto anche due podi di tappa, il nativo di Morbegno ha poi corso anche le classiche italiane di fine stagione, togliendosi qualche bella soddisfazione: diciottesimo al Trofeo Matteotti, sedicesimo al Giro dell’Emilia, ventottesimo al Giro di Lombardia. Niente male per un ventunenne al debutto assoluto in questo tipo di corse. In vista del 2024, la redazione di SpazioCiclismo lo ha contattato per un’intervista esclusiva, che potete ascoltare anche nella puntata di SpazioTalk.
Il 2023 è stato il tuo primo anno da professionista ed è andato molto bene. Sei più soddisfatto del podio all’Avenir o dei piazzamenti nelle classiche italiane?
Sicuramente sono soddisfatto. All’inizio ho fatto un po’ fatica, come penso tutti. Poi però dall’Ungheria in poi è andata bene. All’Avenir ho fatto vedere che sono uno dei migliori Under 23 e grazie ai miei compagni e alla fiducia della squadra sono riuscito a piazzarmi anche abbastanza bene in quelle gare che fino a pochi anni fa guardavo in televisione, come il Giro dell’Emilia e il Lombardia, la mia corsa di casa.
La fiducia della squadra in te è cresciuta sempre di più nel corso del 2023. Con la partenza di Fortunato, pensi potrai avere ancora più spazio?
L’anno scorso sono partito per aiutare i capitani, com’è normale per tutti i giovani. Verso la fine ho avuto le mie possibilità e credo di averle sfruttate piuttosto bene. Certo, quest’anno non avremo in squadra Fortunato e Albanese, però sono arrivati corridori come Fabbro e Restrepo, oltre a qualche giovane veramente forte. Gli spazi per me potrebbero essere maggiori, ma sono contento di avere di fianco a me corridori forti che potranno aiutarmi e che potrò aiutare io.
Sai già il tuo programma di questa stagione?
Inizio nei prossimi giorni al GP Castellon, poi farò la Vuelta Valenciana, successivamente andrò al Tour of Antalya, al Gran Camino e al Trofeo Laigueglia. Poi vedremo.
Per il resto della stagione, un altro obiettivo potrebbe essere correre il tuo primo Giro d’Italia?
Essendo una Professional, dobbiamo aspettare l’invito per poter correre il Giro d’Italia. Se ci fosse la possibilità, sarebbe bellissimo poterlo fare e preparare al meglio.
Hai spesso dichiarato che ti vedi più come un corridore da corse a tappe per il futuro. Confermi quest’idea anche dopo la prima stagione da pro’, pur con i buoni piazzamenti nelle classiche italiane?
Penso che le corse a tappe siano più adatte alle mie caratteristiche. Ho visto che ho un buon recupero, riesco a fare buoni valori anche il giorno dopo una gara. Questo sicuramente può essere un punto a mio favore. Per le classiche invece non ho uno spunto particolarmente veloce, quindi sarebbe difficile arrivare davanti.
Cosa significa per uno scalatore come te potersi allenare ogni tanto con Contador e Basso?
È un onore. Ivan e Alberto hanno fatto la storia del ciclismo, pedalare fianco a fianco con loro è fantastico. Ho potuto parlare con Alberto delle sue vittorie più grandi ma anche dei sacrifici che ha fatto quando correva. Ti spiegano tante cose che magari possono sembrare scontate, ma se te le dice un campione vale la pena provare.
Spesso in Italia negli ultimi anni si parla della difficoltà di trovare un corridore italiano forte nelle corse da tre settimane. Per giovani promesse come te o Pellizzari, questo mette pressione o è più uno stimolo per cercare di migliorarvi e dare il massimo?
È più uno stimolo per lavorare e per avere un futuro più grande, provare a essere il corridore che l’Italia sta cercando. Penso che ci debba essere un po’ di pressione, ma non debba essere disperazione. Bisogna lavorare per dare il massimo e basta.
C’è una carriera di un corridore che ti piacerebbe imitare e ripercorrere?
Ammiro tanti corridori, ci sono tante carriere che vorrei ripercorrere. Il mio sogno è vincere il Giro d’Italia e magari provare a vincere il Giro di Lombardia. L’anno scorso ho fatto il Lombardia e so cosa significa come corsa, so cosa vorrebbe dire per me vincerla. Questi sono i sogni che ho nel profondo del cuore, poi tra pensare di poterla vincere in futuro e vincerla davvero c’è di mezzo tantissimo: tanto lavoro, tante ore di allenamento che la gente forse non vede. Ma non c’è solo quello che si vede fuori.
Cosa significa passare in poco tempo da correre con gli Under a pedalare di fianco a Pogacar al Lombardia?
Fino agli juniores ero un corridore qualunque, buono ma che non ha mai fatto niente. L’ultimo anno di juniores ho avuto una buona crescita, una vittoria e un terzo posto all’italiano di categoria. Essere passato da lì ad aver fatto due volte nei 10 nel Giro Under e podio all’Avenir a correre il Lombardia… Forse devo ancora mentalizzare tutti i passi che ho fatto. Pian pianino capirò il mio valore, come tanti hanno già fatto con loro stessi. Io ho bisogno di ancora un po’ di tempo. Ma questo mi motiva ancora di più.
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