Wanty-Groupe Gobert, Pasqualon chiama RCS: “Perché non dovremmo avere la possibilità di fare il Giro d’Italia?”
Il 2018 di Andrea Pasqualon si può dire che sia stata l’annata migliore della sua carriera. Il 30enne corridore veneto della Wanty-Groupe Gobert si è dimostrato capace di alzare l’asticella vincendo il GP de Plumelec-Morbihan e il Giro del Lussemburgo e centrando ben sei top ten in volata al Tour de France. Un’annata di spessore, al secondo anno con la maglia della formazione belga, che lo proietta nel 2019 con ambizioni ancora più importanti. In tutto l’anno sono stati però soltanto quattro i giorni di corsa accumulati in corse italiane.
“Mi piacerebbe che la Wanty Groupe Gobert fosse un po’ più considerata in Italia – ha rivendicato in un’intervista alla trasmissione radiofonica Ultimo Chilometro – Quest’anno abbiamo chiuso di nuovo al primo posto come team nell’UCI Europe Tour, ed è già da tre anni che vinciamo questa classifica, ecco perché spero che anche in Italia la nostra squadra venga considerata un po’ di più”.
Pasqualon rivendica quindi la scarsa considerazione da parte degli organizzatori, in particolare RCS, per la sua squadra: “Perché non dovremmo avere la possibilità di fare il Giro d’Italia, oppure una Sanremo, o una Tirreno-Adriatico? La Wanty ha sempre offerto delle grandi opportunità ai corridori italiani, come Marcato, Gasparotto, Antonini e Napolitano. Il mio sogno, insomma, è quello di correre in Italia con questa divisa”.
Le ottime prestazioni dell’ultimo periodo suonano come un riscatto, dopo un inizio di carriera difficile: “Ero passato professionista con i Reverberi nel 2011 – aggiunge – ma poi nel 2014 sono passato nelle categorie Continental, prima all’Area Zero e poi alla Roth, squadra che nel 2016 è diventata Professional, e che quindi mi ha permesso di tornare a fare gare di un certo livello. La vittoria che mi ha fatto sbloccare è stata quella ottenuta in una tappa della Boucles de la Mayenne nel 2015: da lì in poi sono tornato a correre su buoni livelli”.
L’esperienza in Belgio sta ora andando per il meglio: “La Wanty è una squadra di serie B che ci offre l’opportunità di fare un calendario di serie A, questo è molto importante perché ci permette di confrontarci con i migliori corridori al mondo. Non solo, anche il palcoscenico è molto importante, perché questo è già il secondo anno in cui riusciamo ad ottenere l’invito per partecipare al Tour de France, corsa nella quale mi aspettavo di andare così forte perché la preparazione è stata tutta incentrata verso essa e lavoravo da un paio di anni per mettere a segno qualche volata importante“.
Questa esperienza gli sta permettendo anche di vivere una realtà più variegata rispetto a quelle delle squadre italiane: “Le squadre italiane hanno un organico puramente italiano, all’estero invece ci sono tanti corridori che provengono da diversi Paesi. In Italia solo la NIPPO Vini Fantini ha deciso di rendersi internazionale ingaggiando corridori giapponesi e spagnoli, le altre squadre puntano invece solo sui corridori di casa nostra”. È quindi importante per i giovani italiani internazionalizzarsi in un ciclismo sempre più globale: “Spero che le squadre estere possano investire ancora molto sui talenti italiani, perché offrono delle grandi opportunità. Credo anche che i team italiani dovrebbero riuscire a mettersi di più in competizione con le squadre estere, chiedere qualche invito in più nelle classiche del Nord, oppure prendere parte alle corse in Belgio anche a quelle un po’ meno importanti. Insomma, dovrebbero cercare di rendersi più internazionali”.
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