Cambodia Cycling Academy, sorgono dubbi e perplessità sulla squadra di Davide Rebellin
Ombre inquietanti sulla nuova squadra di Davide Rebellin. Fondata dal 28enne francese Samy Aurignac, la piccola formazione continental franco-cambogiana è balzata agli onori della cronaca proprio per l’ingaggio del corridore più esperto del gruppo, ma la situazione interna del team ha portato a qualche interrogativo, tanto che anche UCI, Federciclismo francese e Lega transalpina starebbero approfondendo quanto successo in un team per il quale ci sarebbero anche due inchieste civili per alcuni comportamenti da parte dei propri dirigenti. A meno di un mese dagli esordi della stagione in Francia, con GP La Marseillaise ed Etoile de Bessèges alle quali il team è invitato, arrivano dalla versione francese di Eurosport alcune notizie possibilmente preoccupanti anche per il futuro del team.
Dal canto suo il patron-ciclista fa sapere che si tratta solo di “voci di corridoio” e “gelosie”, tanto che è pronto a denunciare per diffamazione coloro che potranno danneggiare il suo team, che spiega “non avere alcun problema”. Tuttavia, alcuni corridori raccontano di fatti non proprio limpidi a livello di pagamenti e rimborsi per le trasferte, ad esempio, nonché ci sarebbero anche dei malcontenti dalla Cambogia, che sarebbe stata sostanzialmente sfruttata per avere vantaggi a livello amministrativo rispetto ad una affiliazione in Francia. A questi fatti che vanno comunque chiariti, si aggiunge un aspetto ancora più preoccupante: ovvero un corridore che ha sporto denuncia per quella che ha definito “una imboscata”.
Un evento quest’ultimo che risale al 7 giugno 2020, durante il quale il corridore racconta di essere stato “convocato da Samy Aurignac per uno stage”, ma di essersi trovato circondato dal suo capo e da altre cinque persone (tra cui tre sconosciute) sulla terrazza di casa (sede legale del team) del patron. Si sarebbe lì svolto una sorta di interrogatorio di due ore, durante le quali il ciclista sarebbe stato minacciato, con frasi come “in alcuni ambienti, con quello che hai fatto, saresti su sedia a rotelle”. Gli sarebbero stati anche mostrati due coltelli, mentre le corso di questo incontro, che sarebbe durato cinque ore, aveva dovuto consegnare il proprio telefono e “Samy prendeva foto delle mie conversazioni”. Sua moglie, cambogiana e che non parla bene francese, avrebbe sbattuto un coltello sul tavolo dicendo “In Cambogia…”
Scioccato, il corridore che nel frattempo aveva firmato la lettera di dimissioni che i suoi dirigenti gli avevano preparato, era tornato a casa nella notte, per poi recarsi qualche giorno dopo dal medico, che gli diagnostica una incapacità temporanea al lavoro di dieci giorni. “Sono stato convocato dalla gendarmeria per una denuncia, ma non è perché c’è una denuncia che quel che viene raccontato è vero”, si difende Aurignac, spiegando che il dossier sarebbe stato chiuso: “Non lo portano avanti, lo hanno cestinato”. Secondo le informazioni di Eurosport, tuttavia, due tribunali sono mobilitati in questa inchiesta e la procura non avrebbe informato della chiusura del caso la persona che ha denunciato.
Secondo Eurosport, anche Rebellin avrebbe espresso le sue perplessità riguardo la situazione generale, così come l’altro nuovo arrivato Johan Le Bon, convinto proprio dal vicentino, suo allenatore. “Sono stato compagno di Samy alla Sovac e lo conoscevo in quanto corridore, ma non come dirigente – racconta il 49enne veneto – Mi aveva già proposto di raggiungerlo lo scorso anno, ma ho scelto una piccola squadra che conosco bene. Samy ha continuato a chiamarmi, mi ha detto che la squadra stava crescendo e mi ha proposto un buon programma di corse in Francia, Europa e Asia. Non è lontano da casa mia, quindi gli ho detto di sì”.
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