Rebreather e monossido di carbonio, il MPCC non vuole impedire l’utilizzo di questa tecnologia

Il Movimento per un Ciclismo Credibile non ha intenzione di prendere provvedimenti contro l’utilizzo di rebreather e del monossido di carbonio. Con il report di Escape Collective uscito durante il Tour de France, l’attenzione del mondo del ciclismo si è concentrata su questa pratica che consiste nel respirare (tramite l’utilizzo di un macchinario, il rebreather appunto, che misura precisamente le dosi) del monossido di carbonio per misurare i livelli di emoglobina nel sangue. Nei giorni successivi all’uscita del report, in cui si spiega come UAE Emirates, Visma|Lease a Bike e Israel-Premier Tech utilizzino questa pratica, diversi atleti sono stati intervistati sull’argomento, tra cui anche Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard, che hanno confermato che lo strumento viene utilizzato solo con fini di misurazione e non per alterare le performance.

L’utilizzo di questi strumenti non è vietato dall’Agenzia Mondiale Anti-Doping (WADA) e anche il MPCC, tramite le parole del suo presidente Roger Legeay, ha confermato che non ha intenzione di richiedere l’applicazione di misure contro l’utilizzo di questo strumento nel ciclismo professionistico. Il MPCC, nato nel 2007 in risposta ai numerosi scandali di doping emersi durante la Grande Boucle di quell’anno, unisce diverse squadre del panorama mondiale (tra cui anche 12 presenti nell’edizione del Tour appena conclusa, compresa la stessa Israel-Premier Tech) che si impegnano volontariamente a rispettare regole anti-doping più stringenti rispetto a quelle della WADA, tra cui una regola auto-imposta che vieta di assumere corridori squalificati in passato per violazione delle regole antidoping, nonché maggiori restrizioni riguardo l’utilizzo di medicinali, altrimenti consentiti, a base di cortisone. Proprio grazie all’attività del movimento, tra l’altro, anche l’UCI ha inserito a partire da gennaio 2024 il Tramadol nella lista delle sostanze vietate.

Stiamo parlando di qualcosa di ipotetico piuttosto che di qualcosa di sospetto, quindi bisogna essere cauti – spiega Legeay riferendosi ai rebreather – In questo momento non c’è nulla che dice che questi strumenti vengano utilizzati con l’obiettivo di migliorare le performance, quindi non sono uno strumento sotto osservazione al momento”. Riferendosi poi ai sospetti che sono circolati nelle ultime settimane dopo i numerosi record sbriciolati nel corso dell’ultimo Tour, l’ex corridore francese continua: “È impossibile rimuovere i sospetti, quelli ci saranno sempre, in ogni aspetto della società. Quello che si può fare è provare a ridurli. Rimango convinto che non si possano ridurre i sospetti solo tramite controlli anti-doping negativi, ma serve agire attivamente. Il MPCC ha un ruolo attivo nella lotta al doping, andiamo anche oltre le regole UCI. Siamo da tempo attivi sui corticosteroidi, sul tramadol, sul gas xenon, e non ci fermeremo”.

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