Coronavirus, Federazione e Assocorridori chiedono ai professionisti di non allenarsi all’aperto

Nuova comunicazione della Federazione Ciclistica Italiana in merito all’emergenza Coronavirus. Il presidente della FCI, Renato Di Rocco, chiede infatti ai corridori professionisti di interrompere gli allenamenti su strada, anche se questi sono tutt’ora effettivamente permessi dal Decreto della Presidenza del Consiglio entrato in vigore nel pieno dell’allerta sanitaria nazionale. Sono stati tanti, nei giorni scorsi, sia gli appelli a evitare le uscite e anche gli episodi in cui gli atleti professionisti sono stati presi a male parole da altri cittadini durante i loro allenamenti. Ecco, quindi, la presa di posizione della Federazione, supportata anche dall’’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani,

“Ci auspichiamo che alla ripresa dell’attività internazionale l’UCI tenga conto dei principi di equità tecnica nei confronti di tutti quegli atleti che per l’emergenza sanitaria sono costretti ad una sosta forzata – le parole del presidente federale Di Rocco –  In questo momento, però, la salute generale deve avere la prevalenza ed è il principio che guida le nostre decisioni. Non ci aspettavamo questa tempesta, ma è arrivata. Ed ora siamo in piena salita, nel tratto più duro. Più impervio. E per poter arrivare in cima e scollinare, dobbiamo fare squadra. Perché i nostri successi nel mondo ci hanno insegnato che solo se fai squadra vinci. Noi ci siamo abituati: è la legge del ciclismo. Ma oggi è la legge che vale per tutti. Per poter scollinare e raggiungere il traguardo insieme, ognuno di noi deve sacrificare qualcosa che ci appartiene, deve rinunciare a pedalare all’aria aperta, sulle strade d’Italia. Il ciclismo italiano è capace di fermarsi quando è necessario. Il “surplace” è uno dei fondamentali che consente di vincere le sfide. Lo abbiamo fatto appena è scoppiata l’emergenza, e per questo vorrei rivolgere un grazie a tutti gli organizzatori di gare che, appena sarà loro possibile, si metteranno di nuovo al lavoro. Il ciclismo italiano è anche capace di supportare a diffondere messaggi fondamentali che in questo momento devono essere impattanti come: ‘Distanti ma uniti’, ‘io resto a casa’, campagne a cui i nostri azzurri, che ringrazio, hanno aderito. Per poter guardare al futuro, anche a quello immediato, alleniamoci da casa e seguiamo le indicazioni governative”.

Così Cristian Salvato, presidente dell’ACCPI: “In questa fase di estrema emergenza e con decreti in continua evoluzione, chiediamo a nostri associati questo sacrificio per il bene comune. Le nostre campionesse e i nostri campioni daranno il buon esempio allenandosi da casa. Rinunciare a uscire per qualche giorno su strada è un gesto di buon senso che già parecchi ciclisti e cicliste della massima categoria avevano intrapreso volontariamente e che allarghiamo a tutti. Anche un banale incidente potrebbe comportare lavoro in più al personale ospedaliero impegnato nella durissima battaglia al maledetto coronavirus. Oggi più che mai dobbiamo essere Squadra, come gli azzurri sanno fare meglio di chiunque al mondo. La situazione è in continua evoluzione e speriamo che a breve i ragazzi e le ragazze che hanno nel mirino i Giochi Olimpici di Tokyo 2020 e tanti altri appuntamenti importanti possano tornare in sella senza pensieri, ma ora la nostra morale ci impone lo stop. Anche se a oggi in Italia potrebbero allenarsi, è meglio per tutti fermarsi come già hanno fatto in altri paesi. Realisticamente la prima gara non sarà prima di tre mesi, dobbiamo ragionare come se fossimo in inverno. Ricarichiamo la mente, lo spirito e le pile, stiamo vicini ai nostri cari, concentriamoci su ciò che è davvero fondamentale, la salute. Quando ritorneremo, saremo più forti di prima”.

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