Mondiali Zurigo 2024, Andrea Raccagni Noviero sulla morte di Muriel Furrer: “Ti chiedo scusa, noi corridori dobbiamo fare di più per migliorare la sicurezza del nostro sport”

È ormai passata una settimana dalla conclusione dei Mondiali di Zurigo 2024 e l’eco delle varie imprese sportive delle gare iridate si sta pian piano spegnendo. La rassegna svizzera, però, è stata irrimediabilmente segnata dalla tragedia costata la vita alla 18enne Muriel Furrer, caduta durante la prova in linea Junior e deceduta nelle ore successive in ospedale. Ci sono indagini in corso, ma i dettagli che stanno emergendo di giorno in giorno sull’incidente stanno rivelando uno scenario, quello di un’atleta che sarebbe rimasta per un’ora senza soccorsi in un bosco, tutt’altro che edificante.

Fra le tanti voci che hanno espresso il loro parere sull’accaduto, si è levata anche quella di Andrea Raccagni Noviero, 20enne in forza alla squadra di sviluppo della Soudal-QuickStep, che ha partecipato alla cronometro U23 dei Mondiali e che ha scritto un pensiero molto significativo sul suo profilo Instagram. “Volevo fare un bel post con alcune foto della mia esperienza al Mondiale, ma fin dall’inizio ho pensato che non fosse giusto – le parole del corridore italiano – Ormai è passata una settimana, e (tranne alcuni articoli) nessuno ne parla più. Ora c’è solo una cosa sicura, un ciclista come me è stato abbandonato a morire da solo per più di un’ora, al freddo e sotto la pioggia, durante la gara più importante dell’anno. Forse questo post non sarà utile come vorrei, ma almeno mi darà la possibilità di chiedere scusa a Muriel e alla sua famiglia. Perché, questa è anche colpa mia e colpa di tutti gli altri corridori che non hanno mai parlato davanti a evidenti problemi di sicurezza”.

Raccagni Noviero aggiunge: “È anche colpa nostra. Se siamo a questo punto ora, è perché non stiamo nemmeno cercando di cambiare le cose. Tutti sanno cosa è successo a Zurigo pochi giorni fa, non posso dire molto di più perché la situazione è sotto inchiesta e non ho preso parte a quella specifica gara, ma posso parlare di quello che ho vissuto io. Ogni atleta che ha corso la prova a cronometro come ho fatto io, ha rischiato la propria vita in una discesa, che aveva ZERO senso essere lì, e tutti lo sapevano. Qualcuno l’ha detto a qualche giornale, ma chiaramente non è abbastanza. Stiamo facendo uno sport che è già molto pericoloso e nel momento esatto in cui decidi di partecipare ad una gara, sai quali rischi correrai, ma questo, questo è qualcosa di più. Significa solo che le persone che prendono decisioni non si preoccupano affatto della nostra sicurezza e NOI abbiamo zero rispetto per le nostre vite”.

Il 20enne ligure prosegue: “Lo stiamo accettando, ma è questo che vogliamo? Di sicuro non la famiglia di Muriel, alla quale invio le mie più sentite condoglianze, e allo stesso tempo mi scuso, perché ho avuto l’opportunità di parlare e non l’ho fatto prima. E voglio scusarmi anche con te Muriel, perché come ogni altra persona di 18 anni, meritavi di vivere la tua vita pienamente e di non perderla in questo modo, e mi sento in colpa per questo. Vorrei che ogni atleta che ha vissuto situazioni troppo pericolose e che non l’ha mai detto ad alta voce, si unisse a me nel scusarsi con loro. Dobbiamo fare qualcosa per cambiare tutto questo, e dipende solo da noi, perché abbiamo visto nell’ultimo periodo che qualcosa non funziona correttamente. Quindi il mio desiderio è che il maggior numero possibile di ragazzi (o tutti coloro che sono nel mondo del ciclismo) ripubblichino questo, in modo da poter cercare di essere il più rumorosi possibile per rendere lo sport che amiamo un po’ più sicuro”.

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