Vincenzo Nibali: “Mi sarebbe piaciuto il Tour in Italia. Non c’è un mio erede, curioso di vedere evoluzione di Bagioli e Tiberi”

Vincenzo Nibali pronto alla sua nuova vita. Non del tutto appesa la bici al chiodo come dimostra la partecipazione in MTB alla Capoliveri Legend Cup e la prossima presenza al Saitama Criterium nelle prossime settimane, il messinese ha tanti impegni nel suo futuro, partendo dal suo ruolo nella squadra di Douglas Ryder in allestimento e che ha appena annunciato gran parte del proprio organico. Riferimento assoluto per il nostro ciclismo, il classe 1984 mancherà indubbiamente a tutto il movimento nella prossima stagione, con l’Italia che chiaramente perde il suo faro, trascinatore e accentratore. Un ruolo anche pesante a volte, che nel corso della sua lunga carriera non sempre è stato facile da vivere.

“Sono tante le volte in cui avrei voluto partire a farsi spenti per essere più libero mentalmente – ammette a Il Messaggero – Sapere di ricevere già una mezza critica se non riesci a raggiungere un certo risultato è destabilizzante. All’inizio mi arrabbiavo molto, poi ho capito che dovevo lasciarmi scivolare tutto addosso. Essere il ciclista italiano di riferimento mi ha fatto convivere con le critiche: le ho ricevuto sempre, dai primi giorni dopo il mio passaggio da professionista fino alle ultime gare. A volte non è stato facile gestirle, soprattutto quelle un po’ ingiuste piovute tramite i social network, ma dopo un po’ impari a fare orecchie da mercante. Quando ti presenti al via di una gara sai bene dove puoi arrivare: alla fine, la cosa più bella, è vedere come gran parte dei tifosi mi abbia sempre offerto un supporto incondizionato”.

Ora che lo Squalo dello Stretto non sarà più in gruppo, chi sarà a raccogliere gli onori e gli oneri di questo fardello? Al momento non sembra esserci un erede, come conferma lui stesso: “Purtroppo ad oggi non c’è, dobbiamo attendere ancora un po’ di tempo – analizza – Ci sono tanti giovani che stanno emergendo: sono molto curioso di capire come evolverà Andrea Bagioli, che è un ragazzo molto interessante. Negli ultimi anni ho corso anche al fianco di due giovani come Giulio Ciccone e Antonio Tiberi, che in questa stagione ha raccolto qualche buon risultato. Bisogna vedere come maturerà, se come cronoman o come uomo da corse a tappe: in fondo ha solo 21 anni e dobbiamo dargli tempo. Ciccone invece lo conosciamo, è uno scalatore molto forte e un corridore coraggioso, ma a volte è un po’ nervoso. Spero riesca a trovare quel sottile equilibrio che gli possa permettere di avere continuità”.

Un commento, non senza rammarico, anche sulla Grande Partenza del Tour 2024 dal nostro paese, che ormai sembra quasi una certezza: “Mi sarebbe piaciuto essere a una partenza del Tour de France in Italia, perché non capita tutti i giorni, è qualcosa di raro – spiega a Il Messaggero – Le tappe sembrano davvero molto interessanti, con la partenza che toccherà prima la Toscana nel ricordo di Bartali e poi la Romagna, terra di Pantani, passando sulle strade di Coppi prima di arrivare in Francia. Penso sia una bellissima operazione sotto ogni punto di vista e mi dispiacerà molto non essere in gruppo”.

Rimpianti inevitabilmente ci saranno nella sua carriera, ma il bilancio è sicuramente positivo e Vincenzo Nibali appare sereno alla fine dei conti: “Il ciclismo mi ha dato tanta notorietà e grandissime soddisfazioni personali nel raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato. Anche se non erano facili, anche se davanti a tutti ho sempre mantenuto un profilo basso, nel mio cuore avevo dei sogni importanti: averli realizzati è stata la soddisfazione più grande”.

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