Dopo il dominio al Tour de France 2025, c’è chi torna a dubitare delle prestazioni di Tadej Pogačar. Non è la prima volta che, più o meno velatamente, negli ultimi anni vengono lanciati sospetti di doping sullo sloveno, che in ogni caso, negli innumerevoli test ai quali è stato sottoposto, non è mai stato trovato positivo ad alcuna sostanza volta ad alterare le performance, ma puntualmente tali supposizioni emergono soprattutto durante la Grande Boucle o dopo la sua conclusione. Questa volta, a porsi delle domande sulle prestazioni del campione del mondo della UAE Team Emirates XRG è Eric Boyer, ex professionista dal 1985 al 1995, team manager della Cofidis dal 2005 al 2012 e, per breve tempo, anche presidente dell’AIGCP.
“I corridori sono totalmente sopraffatti, persino disgustati dal ritmo e dal dominio della UAE – ha dichiarato Boyer in un’intervista a Le Parisien – Ne deriva un’atmosfera piuttosto monotona, triste e sospettosa”. Al 61enne piacerebbe avere fiducia sulle prestazioni di Pogačar, “ma dobbiamo essere chiari: le persone che lo circondano non depongono a suo favore“, ha aggiunto l’ex corridore francese riferendosi, senza nominarlo, al team manager della UAE Mauro Gianetti, nel cui passato ci sono diverse positività di suoi corridori quando era manager della Saunier Duval.
“Quando li ascolti – ha proseguito Boyer riferendosi a dirigenti e allenatori della UAE – sono sempre gli stessi argomenti: Pogacar si allena di più e meglio. L’alimentazione è migliore, la squadra è forte. Ma sono le stesse parole usate per Armstrong. Naturalmente, sono scettico“.
Secondo il 61enne, i suoi dubbi sono “condivisi” dal gruppo: “Molti sono preoccupati. Hanno paura. Tutti sanno che tra alcune squadre, tra cui l’UAE, c’è un’iper-medicalizzazione. È una specie di zona grigia, e non possiamo essere sicuri che sia tutta una questione di dieta, di riposo e dei piani di allenamento. Spero che non ci sia altro. Ma siccome non sappiamo nulla, non è chiaro“.
L’ex corridore francese denuncia quindi una certa omertà nel gruppo: “Ricevono schiaffi in faccia ogni giorno e non si ribellano. Non si lamentano. Quindi non sono credibili”. Secondo lui, c’è una “sorta di vigliaccheria generale sul doping” e riguardo alla mancanza di test positivi il 61enne conclude: “I laboratori stanno indagando a fondo, ma non so se è nei laboratori che troveremo la verità. Si tratta di indagini molto difficili da condurre, ne sono consapevole. Ma i laboratori sono obsoleti“.