UAE Team Emirates, il TM Matxin: “Saremo tutti penalizzati in un modo o nell’altro”

L’interrogativo più diffuso in questo periodo riguarda quando si riprenderà l’attività agonistica. La minaccia del Coronavirus sta paralizzando le attività produttive, e quindi anche sportive, di buona parte del globo e tutti stanno correndo ai ripari per limitare i danni il più possibile. I corridori cercando di rimanere in forma in vista della ripresa e i Team Manager accertandosi che la sopravvivenza delle proprie squadre non sia messa a rischio dai venti di recessione. In questo contesto si aggiungono le riflessioni dello spagnolo Matxin Joxean Fernandez, storico Team Manager dell’UAE Team Emirates.

Contattato dal portale colombiano Ciclismo Internacional, ha raccontato il rientro in Spagna dopo la quarantena volontaria vissuta con i suoi corridori ad Abu Dhabi: “È stata una vera quarantena volontaria, perché potevamo uscire da lì, ma Gianetti ha preso una decisione e l’abbiamo sostenuta. Era un posto perfetto dove trascorrere quei giorni. Si sono comportati tutti bene con noi“.

Non si esprime invece riguardo alle condizioni di Fernando Gaviria e Maximiliano Richeze, risultati positivi al virus: “Per rispetto, mi sembra che la cosa migliore è che a parlarne non sia io“. Dal punto di vista sportivo, fino a quel momento la stagione stava andando bene per la sua squadra: “Abbiamo avuto una tendenza al rialzo, non solo nei risultati ma anche nella fiducia in noi stessi. C’è stato un aumento delle nostre responsabilità e del ruolo in gara e continuerà così. Il gruppo è cresciuto molto, l’unità è la chiave” ha aggiunto.

Essendo il ciclismo uno sport globale, questo periodo di stop non è uguale per tutti (non essendoci le stesse restrizioni ovunque, n.d.r.) e ciò potrebbe influire alla ripresa: “Dipende dai Paesi e dalle regole di ciascuno. È chiaro che competere nella disuguaglianza non è un concetto sportivo, ma le circostanze sono quelle che sono. E se alcuni saranno più allenati di altri, alcuni dovranno ritardare il proprio programma e altri godranno del vantaggio di essere più competitivi fin dall’inizio”.

Sarà fondamentale la tenuta mentale sei singoli atleti in quarantena: “La preparazione viene gestita nel miglior modo possibile – ha proseguito – Chi non può uscire per strada dovrà andare di più sui rulli, avere più forza di volontà, capacità mentale. Ovviamente due ore sui rulli sono più complicate di quattro all’aperto. La motivazione non è la stessa, e questo rafforza la testa, perché i momenti facili accadono a chiunque”. Ovviamente non esiste un allenamento specifico per una situazione del genere, ma afferma che non è necessario esagerare: “11 ore sono eccessive anche su strada, tutti sanno cosa devono o dovrebbero fare”.

La cosa certa è che questo stop penalizzerà tutti: “Penso che saremo tutti penalizzati in un modo o nell’altro. Alcuni per non poter competere, altri per non essere in grado di allenarsi… in questo momento, sapere chi ha la condizione migliore o peggiore sta parlando di individualità. Dobbiamo cercare il bene comune e il consiglio che stanno dando nella maggior parte dei paesi è di restare a casa e dobbiamo rispettarlo“.

Tutte le speculazioni sull’organizzazione dei calendari sono ancora premature a suo avviso: “Non abbiamo un calendario e non ci sono previsioni di date. Onestamente, se iniziamo e finiamo il Tour dovremmo essere soddisfatti” si è limitato a commentare, concludendo: “In questo momento la salute è la principale ricchezza di tutti e per tutti, concentriamoci sulle persone, mostriamo più cuore per il lato umano, perché senza salute tutto il resto è irrilevante”.

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