Sicurezza, Matteo Trentin va oltre la limitazione dei rapporti: “Può essere parte della soluzione, ma dobbiamo capire che il ciclismo è cambiato”
Matteo Trentin ha detto la sua su come si potrebbe aumentare la sicurezza dei corridori in gara. La scorsa settimana Wout Van Aert aveva avanzato l’ipotesi di limitare i rapporti delle bici da corsa in modo da abbassare le velocità e i rischi soprattutto in discesa. Una posizione accolta positivamente da diversi corridori, come ad esempio Chris Froome, ma negativamente da altri, tra cui Fabio Jakobsen. L’italiano della Tudor Pro Cycling, nel corso del recente media day del team elvetico, ha spiegato che secondo lui questa iniziativa potrebbe essere interessante ma solo se accompagnata da provvedimenti più radicali.
“Le limitazioni dei rapporti possono essere parte della soluzione, insieme a cambiamenti più ampi. Non possiamo dare per scontate le cadute. Dobbiamo avere questa mentalità e cambiare in meglio, come hanno fatto altri sport – sono le parole di Trentin riportate da Cycling News – Dobbiamo capire che il ciclismo è cambiato. Le velocità sono più elevate, ma non è questo il problema principale. Anche il livello generale di intensità e competitività è aumentato. Se una volta c’erano 15 corridori che affrontavano una curva, ora ce ne sono 50 che la affrontano. In altri momenti chiave delle gare importanti, i corridori non vengono abbandonati o allineati come una volta. Questo crea solo più problemi e richiede maggiore attenzione”.
Secondo Trentin molto positiva è stata la sempre più massiccia presenza di circuiti finali nelle gare, in modo che i corridori possono studiare gli ultimi chilometri prima di affrontarli in una caotica volata a tutta velocità. Da lodare, secondo l’esperto corridore trentino, anche le modifiche ai percorsi al fine di garantire maggiore sicurezza. “Se abbiamo sempre usato lo stesso approccio a una parte fondamentale di una corsa, forse non è più sufficiente e dobbiamo cambiare le cose per garantire la sicurezza – ha evidenziato – Il modo in cui hanno cambiato l’ingresso alla Foresta di Arenberg alla Parigi-Roubaix dopo aver ascoltato i corridori ne è un esempio. Ci sono state tante cadute in quel punto ma ora, grazie alla chicane, il pericolo è stato ridotto”.
Fondamentale, stando alle parole del corridore classe 1989, anche un maggiore dialogo tra tutte le parti in causa: squadre, corridori, organizzatori di corse, UCI e Associazione dei Ciclisti Professionisti. “Ricordo quando eravamo sempre da una parte e gli organizzatori dall’altra – ha detto Trentin riguardo alle recenti frizioni – Il nuovo progetto SafeR ci ha riuniti. L’UCI non può più mettere la testa sotto la sabbia ogni volta che succede qualcosa. L’UCI ha capito che deve agire come ogni buon organo di governo, trovare soluzioni ai problemi e riunire tutti. Gli atleti vogliono sempre esibirsi. Ci facciamo il culo per 365 giorni all’anno per essere performanti. Se non voglio gareggiare, non è perché sono molle o cerco un confronto, ma perché non è sicuro e quindi non è possibile. Quando gli atleti di qualsiasi sport ti dicono che qualcosa non è sicuro, allora tutti devono ascoltarli”.
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