Pagelle Vuelta a España 2025: Vingegaard gestisce e lascia il segno del campione, Almeida lotta fino alla fine, Pidcock fa un’impresa – L’Italia vince con Ganna e Pellizzari – Ciccone e Tiberi con qualche rimpianto
Jonas Vingegaard (Visma | Lease a Bike), 10: Doveva vincere e ha vinto. Considerando che il ciclismo è uno sport in cui l’imprevisto è sempre dietro l’angolo, il danese ha gestito in maniera inappuntabile tutte le situazioni che gli si sono presentate davanti, comprese un paio di giornate di non totale brillantezza. L’accorciamento della cronometro di Valladolid gli ha probabilmente reso la vita un po’ più facile, ma il suo successo finale, condito da tre vittorie di tappe, è indiscutibile. E fanno così tre Grandi Giri vinti, con sette podi complessivi; gliene manca (almeno) uno al Giro d’Italia, chissà che non sia la molla giusta per spingerlo verso la Corsa Rosa…
João Almeida (UAE Team Emirates XRG), 9,5: Partiva da co-capitano di una squadra abituata a dominare e dopo poche tappe si è trovato a essere l’unica stella su cui la formazione emiratina puntava per la vittoria finale. Di fronte si trovava però uno dei grandissimi del panorama attuale, che è stato costretto comunque a dare il massimo per tenersi dietro il portoghese. Per quest’ultimo il secondo posto finale vale il secondo podio in carriera in un Grande Giro, oltre che un altro notevolissimo risultato in una stagione decisamente da ricordare.
Tom Pidcock (Q36.5 Pro Cycling Team), 9: Il dibattito relativo alle sue ambizioni di classifica generale aveva molte più voci schierate nell’angolo dei “lascia perdere e pensa alle Classiche”. Alla fine, però, ha avuto ampiamente ragione lui, dato che è stato capace di chiudere un Grande Giro non solo fra i migliori, ma addirittura sul podio finale. Non ha trovato il successo parziale, dimostrando però una regolarità, nell’arco delle tre settimane, che finora non sembrava una delle sue migliori qualità. Con una prova eccellente, rispetto ai suoi limiti, nella cronometro ha fugato gli ultimi dubbi che aleggiavano su di lui.
Jay Vine (UAE Team Emirates XRG), 8,5: Quando la strada sale si conferma fra i migliori dell’intero gruppo. Combina alla perfezione le ambizioni personali con il lavoro di squadra, spendendosi per Almeida in (quasi) tutti i momenti in cui c’è da lavorare e portando a casa due vittorie di tappa, oltre alla Maglia a Lunares Azules, “difendendola” dopo averla vinta anche nel 2024. Arriva vicino alla vittoria anche nella cronometro individuale, risultando così uno dei corridori più fecondi, dal punto di vista dei risultati, di tutti quelli presenti in gara.
Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck), 8: Le occasioni per i velocisti non erano molte e alla fine è stata cancellata anche quella di Madrid, per cause di forza maggiore e che gli faceva particolarmente gola. Lui raccoglie tutto quello che può, portando a casa tre vittorie di tappa (fra cui quella della frazione inaugurale) e un secondo posto, chiudendo la sua Vuelta con un’altissima percentuale di finalizzazione.
Mads Pedersen (Lidl-Trek), 8: L’obiettivo di base era la conquista della Maglia Verde e il danese lo ha centrato schiacciando la concorrenza. Per la vittoria di tappa c’è stato un po’ più da faticare, ma l’iridato di Harrogate 2019 ha confermato di essere un campione a tutto tondo, andando a prendersela con una fuga andata in scena su un tracciato mosso. Chiude con qualche problema fisico, ma con l’ennesimo trofeo cui trovare posto nella bacheca personale.
Jai Hindley (Red Bull-Bora-hansgrohe), 7,5: Avrà il rimpianto del podio sfuggito per mezzo minuto, ma anche la soddisfazione di essere tornato su livelli che non toccava da tempo. Il quarto posto finale è un risultato importante, che lo rilancia anche in chiave “posizionamento” in una squadra in cui i “galli” da Grandi Giri iniziano a diventare davvero numerosi. Sempre con i migliori, gestisce la fatica e le energie con giudizio, provando più volte a mettere in difficoltà almeno Pidcock. Missione non compiuta, ma il bicchiere è sicuramente mezzo pieno.
Giulio Pellizzari (Red Bull-Bora-hansgrohe), 7,5: Gli è mancato un centesimo per fare l’euro, ma la prestazione complessiva rimane da applausi. Che possa vivere una giornata difficile, alla sua età, è più che comprensibile, anche se rimarrà evidentemente l’amarezza per aver visto quella Maglia Bianca indossata per tanti giorni finire su altre spalle a fine gara. Nel suo bilancio personale, però, ci sono una vittoria di tappa, un sesto posto nella classifica conclusiva e anche tanto prezioso lavoro per il compagno di squadra Hindley.
Matthew Riccitello (Israel-Premier Tech), 7,5: Scalatore di qualità e gran lottatore, riesce a vincere la lotta a distanza con Pellizzari per la Maglia Bianca, uscendo molto bene dalla difficilissima ascesa a la Bola del Mundo. In generale, riesce a tenere le ruote dei migliori quasi sempre, riuscendo a costruirsi così una situazione di classifica davvero gratificante, considerando anche il non facile contesto ha dovuto muoversi per questioni di squadra, e mostrando qualità che potranno permettergli di togliersi altre soddisfazioni in futuro.
Juan Ayuso (UAE Team Emirates XRG), 7: Difficilissimo giudicarlo, considerando le aspettative, gli obiettivi iniziali e la situazione particolare in cui si è trovato, con tanto di divorzio ufficiale dalla squadra maturato nel bel mezzo della Vuelta. Alla fine, il suo conto personale si completa con due successi di tappa e con altrettante dimostrazioni del suo enorme talento. Non particolarmente presente in tema di strategie di squadra, rimane comunque in sella fino alla fine, con il pensiero però probabilmente già rivolto alla sua prossima avventura.
Marc Soler (UAE Team Emirates XRG), 7: Si conferma corridore difficilmente inquadrabile, ma a suo modo sicuramente prezioso. Nei momenti caldi delle tappe più importanti è spesso uno degli ultimi compagni di squadra a lasciare Almeida e poi, quando si prende la giornata “libera”, sa sempre fare la differenza. Chiude anche questa Vuelta, infatti, con un bel successo di tappa, che gli vale la vittoria numero 10 in carriera.
Torstein Træen (Bahrain Victorious), 7: Con una fuga da lontano ben riuscita raccoglie un secondo posto di giornata, ma soprattutto si concede qualche giorno da capolista della classifica, vivendo probabilmente il punto più alto della sua carriera. Data la situazione, decide di tener duro fino alla fine e lo fa con notevole profitto, riuscendo a difendere un posto nei primi 10 della classifica generale. Non è un corridore che vince molto, ma è uno su cui si può indubbiamente contare.
Ben Turner (Ineos Grenadiers), 7: Gli capita un’occasione, in conclusione di una volata abbastanza confusa, e lui va a bersaglio, dimostrando qualità e confidenza nei propri mezzi. Prova a ripetersi, nelle (poche) tappe dal finale veloce previste dal percorso, e riesce ad aggiungere un altro paio di piazzamenti a una Vuelta positiva.
Giulio Ciccone (Lidl-Trek), 6,5: La prima settimana è fantastica, tanto che si fa strada anche la convinzione che possa lottare per un posto di prestigio nella classifica generale, visto che è lì, a lottare spalla a spalla con Vingegaard e gli altri grandi nomi della corsa. L’agognata vittoria di tappa non arriva, però, e con il passare dei giorni emerge anche un problema fisico che di fatto lo fa uscire dalla lotta per le posizioni più importanti. Prova a rilanciarsi con le fughe nelle ultime tappe, senza però riuscire a centrare il successo tanto voluto.
FIlippo Ganna (Ineos Grenadiers), 6,5: Si vede poco, ma si palesa quando conta, andando a vincere l’unica cronometro individuale prevista dal programma. La prova, accorciata per motivi di ordine pubblico, gli ha richiesto uno sforzo importante, coronato comunque da quello che è il settimo successo personale in un Grande Giro.
Egan Bernal (Ineos Grenadiers), 6,5: Vince una tappa, seppur “mutilata” per via delle proteste, e torna ad assaporare una sensazione che gli mancava da ben 4 anni (Campionati nazionali esclusi). La sua speranza, probabilmente, era quella di riuscire a fare anche classifica, ma in quel caso la corsa lo ha respinto, tagliandolo fuori dalla lotta per i piazzamenti.
Mikel Landa (Soudal Quick-Step), 6,5: Per lui era già una mezza impresa essere al via in buone condizioni. L’idea di fare classifica svanisce subito, sempre che sia mai stata presa in considerazione, ma il basco, con il passare delle tappe trova la voglia di attaccare e una discreta condizione: Bernal lo beffa in una tappa accorciata e lui va a caccia di gloria in un altro paio di occasioni, infiammando il pubblico. La gamba, però, non è quella dei giorni migliori.
Orluis Aular (Movistar), 6,5: In un panorama non particolarmente ampio, dal punto di vista dei velocisti, il venezuelano si ritaglia uno spazio di rilievo, raccogliendo una notevole serie di piazzamenti e confermando uno status da corridore importante, soprattutto in finali veloci ma non velocissimi.
Abel Balderstone e Jaume Guardeño (Caja Rural-Seguros RGA), 6,5: Con grinta e dedizione, i due spagnoli, uno di 25 e uno di 22 anni, chiudono la loro Vuelta rispettivamente al 13esimo e al 14esimo posto della generale, piazzamenti che per una Professional “locale” sono importantissimi. Entrambi hanno dimostrato regolarità e capacità importanti, che potrebbero anche affinarsi con il passare delle stagioni. Di certo, il presente della Caja Rural-Seguros RGA è più brillante grazie a loro.
Marco Frigo (Israel-Premier Tech), 6,5: Si conferma attaccante di razza, dando dimostrazione di sapersi muovere con grande perizia una volta che le fughe hanno possibilità di arrivare in fondo. Chiude con due podi di giornata, ma la vittoria di tappa in un Grande Giro non è ancora divenuta realtà. Ci riproverà, sicuramente.
Felix Gall (Decathlon AG2R La Mondiale), 6: Un ottavo posto nella classifica finale di un Grande Giro è risultato che merita sempre considerazione, soprattutto se arriva a breve distanza dal quinto posto al Tour de France. L’austriaco, però, fa poco per farsi notare e chiude in calando, lasciando per strada la possibilità di raccogliere un piazzamento ancora più importante. In salita è uno dei più solidi dell’intero gruppo, da vedere se riuscirà a fare un ulteriore passo in più o se rimarrà in questa dimensione.
David Gaudu (Groupama-FDJ), 6: Una vittoria di tappa, di spessore, e un giorno in Maglia Rossa a nobilitare la sua Vuelta e anche a illudere sul fatto che potesse recitare un ruolo da protagonista fino alla fine. L’illusione svanisce però presto, con il francese che rimbalza rapidamente fuori classifica fino a non più rivedersi nel cuore della corsa.
Ethan Vernon (Israel-Premier Tech), 6: Era uno dei velocisti più puri in gara e ha provato a cogliere le sue occasioni, ma si è trovato sulla sua strada un Philipsen che per lui è ancora fuori scala. Porta a casa due secondi e un quarto posto e probabilmente gli rimarrà sullo stomaco, a lui come ad altri colleghi, il fatto di non aver potuto cimentarsi nell’ultima volata.
Antonio Tiberi (Bahrain Victorious), 5: Le aspettative erano notevoli, dato anche un campo partenti che sembrava lasciare aperte possibilità rilevanti sul piano della classifica. Invece, il laziale fatica a tenere il passo giusto in salita ed esce di classifica dopo una settimana di corsa. Prova a rilanciarsi con le fughe, ma anche in quel campo non riesce a esprimersi al massimo delle sue potenzialità. Appena un po’ meglio è andato il suo compagno di colori Santiago Buitrago (5,5), anche lui rimasto però lontano dai livelli toccati in un passato neanche troppo lontano.
Bryan Coquard (Cofidis), 5: La squadra francese puntava particolarmente su di lui per dare una svolta alla stagione e per aumentare soprattutto il bottino di punti UCI in una classifica triennale che volge decisamente al brutto. Invece, il “gallo” non si vede praticamente mai, tanto che il suo miglior piazzamento rimane il settimo posto ottenuto nella volata della prima tappa.
XDS Astana, 5: La formazione è dichiaratamente votata a fughe, in particolare su percorsi mossi, ma alla fine il raccolto è abbastanza scarno, se si eccettua qualche discreta prestazione di Harold Tejada, soprattutto in attacchi da lontano, il quale però non riesce a lasciare un’impronta decisa sulla corsa.
Ben O’Connor (Team Jayco AlUla), 5: Doveva essere la punta per la classifica della squadra australiana e il contesto sembrava mettergli a disposizione almeno un piazzamento importante, fosse stato al meglio. Invece, fra acciacchi e scivolate, non riesce a tenere il passo degli altri uomini di classifica e finisce anzitempo la sua esperienza alla Vuelta 2025.
Burgos Burpellet BH, sv: La squadra Professional spagnola sperava sicuramente in un’esibizione complessiva migliore, sulla vetrina più importante della stagione, ma un virus intestinale ha iniziato a circolare, inesorabilmente, nello “spogliatoio” dei viola, costringendo metà squadra a ritirarsi e l’altra metà a vivere giornate davvero difficili in sella. Davvero sfortunati.
| Ascolta SpazioTalk! |
Ci trovi anche sulle migliori piattaforme di streaming ![]() ![]() |









