Geraint Thomas si prepara, per la 14ª volta in carriera, ad iniziare il Tour de France. A 18 anni dalla prima volta nell’ormai lontanissimo 2007, lo scalatore gallese sarà al via di Lille il prossimo 5 luglio per l’ultima volta nella sua lunghissima carriera, caratterizzata da tanti alti e bassi e culminata nel 2018 quando vinse proprio la Grande Boucle dopo tanti anni trascorsi al servizio di Chris Froome. Pur con 39 primavere alle spalle, la Ineos Grenadiers ha quindi deciso in ogni caso di fare ancora una volta affidamento sul nativo di Cardiff e sulla sua esperienza per guidare la squadra al fianco di Carlos Rodriguez con l’obiettivo di lottare per il podio di Parigi o, magari, anche qualcosa in più.
“Sono davvero emozionato all’idea di correre il mio ultimo Tour de France – racconta Thomas – Sarà il mio 14°, che a pensarci è un numero assurdo. Se ripenso a quando ho partecipato per la prima volta, nel 2007, mai avrei pensato che sarei stato ancora qui oggi a così tanti anni di distanza. Sicuramente nel corso degli anni ho avuto tanti alti e bassi, ma questa rimane una corsa fantastica, la più importante e la più bella del mondo, nonché la mia preferita”.
Nonostante la tanta esperienza maturata nel corso degli anni, però, il gallese conferma che anche quest’anno il suo approccio rimarrà lo stesso che lo ha accompagnato nelle tante edizioni precedenti, ossia quello di lasciare ogni briciola di energia per strada per cercare di raggiungere il miglior risultato possibile per la squadra: “Non è mai facile prevedere cosa succederà e la corsa sarà sicuramente durissima come sempre, ma anche quest’anno il mio approccio rimarrà il medesimo degli anni passati: dare tutto sulla strada per raggiungere il miglior risultato possibile di squadra. Tutti noi abbiamo un ruolo da ricoprire e io sicuramente cercherò di fare il mio al meglio. Non vedo l’ora di arrivare a Lille e di entrare nello spirito di quello che è sempre stata e sempre sarà una giostra di emozioni. Saranno tre settimane di gita in bici in giro per la Francia, cosa ci può essere di meglio?”
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