Tour de France 2024, Miguel Indurain incorona Tadej Pogačar: “Non mi stupirei se superasse il record di 5 Tour, ma non credo abbia davanti tanti anni”

Miguel Indurain è un grande estimatore di Tadej Pogačar. Impegnato in questi giorni in Italia con la Maratona dles Dolomites, il fuoriclasse spagnolo ha rilasciato un’intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, dando la sua opinione sul Tour de France visto fino ad oggi ed evidenziando le differenze tra il ciclismo attuale e quello dei primi anni ’90, quando Miguelón vinse, oltre a due titoli mondiali, cinque Grande Boucle consecutive, riuscendo anche nel 1992 e nel 1993 a conquistare l’accoppiata Giro-Tour che quest’anno è nel mirino del 25enne sloveno.

“Oggi il ciclismo è uno sport globalizzato – spiega il 59enne – ai miei tempi era tutto o quasi in Italia, Francia e Spagna. Oggi i corridori hanno le migliori tecnologie: caschi e body aero, materiali e ruote incredibili, misuratori di potenza. Quando vincevo i miei Tour, avevo a malapena il cardiofrequenzimetro. Non lo dico con rimpianto, ognuno ha la sua epoca. La mia Banesto aveva uno staff di 20/25 persone, oggi le squadre coi maggiori budget arrivino tranquillamente a 100”.

E la differenza non stava solo nelle tecnologie collegate alla bicicletta, ma anche nell’alimentazione e nella cura del corpo degli atleti: “Mi ricordo che nel 1992 cominciammo a prendere i primi sali minerali e le pastiglie di glucosio. Ma non so nemmeno dire quanti grammi di carboidrati all’ora assumessi. L’unica preoccupazione era di ricordarsi di mangiare un paninetto, se no si andava in crisi di fame. E allora capitava spesso. Oggi chi la vede più una crisi di fame? Questi ragazzi vanno fortissimo, ma hanno a disposizione prodotti che li aiutano tanto”.

In conclusione l’ex detentore del record dell’ora ha poi detto la sua sul Tour de France che si sta correndo in questi giorni, incoronando Tadej Pogačar ma indicando Jonas Vingegaard (Visma|Lease a Bike) come avversario molto pericoloso per lo sloveno: “Lo vedo bene, questo può essere l’anno giusto. Però occhio a non sottovalutare Vingegaard, mi aspetto che migliori col passare delle tappe. Lo sloveno è giovane e ha iniziato a vincere molto presto, non mi stupirei se superasse i miei 5 Tour. Anche se non credo che abbia davanti tantissimi anni: stare a quei livelli richiede uno sforzo fisico e mentale quasi sovrumano, dopo 10 anni corsi in modo così intenso la testa non può che dirti basta”.

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