Pagellone 2019, Z: Zabel, Zaccanti, Zakarin, Zardini, Zoidl, Zurlo

Prosegue il nostro appuntamento con il pagellone 2019. L’anno è ormai quasi giunto al termine ed è quindi il momento giusto per fare un bilancio di quello che i vari corridori sono riusciti a ottenere. Tenendo conto anche delle aspettative d’inizio stagione e del lavoro svolto per i compagni, la redazione di SpazioCiclismo assegna un voto ai principali protagonisti dell’annata, dalla A alla Z. Dal Tour Down Under alla Japan Cup, il Pagellone 2019 permette di tracciare una linea di quanto è accaduto nei dieci mesi agonistici ricchi di emozioni e colpi di scena e, come sempre, caratterizzati da grandi sorprese e grandi delusioni (che abbiamo già analizzato nei relativi approfondimenti).

LETTERA M

Angel Madrazo (Burgos- BH), 7: Una Vuelta da sogno è ciò che rende il 2019 dello spagnolo una stagione da incorniciare. Alla quinta frazione, quando già indossa la maglia a pois (che terrà per parecchi giorni), arriva anche il successo di tappa, il primo per lui in una gara così importante, arrivato al termine di una fuga, specialità della casa, in cui lui e il compagno di squadra Jetse Bol sono bravi a sfruttare la superiorità numerica e beffare Jose Herrada. Nel resto della stagione, poi, fa quello che ci si aspetterebbe da lui, senza alti né bassi, confermandosi un buon specialista delle fughe.

Valentin Madouas (Groupama-FDJ), 7: Potremmo aver assistito alla nascita di una stella. Il vincitore della Parigi-Bourges 2018 non ha ottenuto nessuna vittoria nel 2019, ma ha mostrato una crescita esponenziale durante tutto l’arco della stagione. Nelle corse di un giorno spicca l’ottavo posto alla Amstel Gold Race e il quinto posto ai campionati nazionali francesi, ma quello che ha davvero sorpreso è stata la sua interpretazione del Giro d’Italia. Il classe ’96, infatti, ha mostrato una grande regolarità in salita per tutta la durata della corsa rosa, occupando a lungo una posizione all’interno della top 10, chiudendo tredicesimo a Verona. Il prossimo anno la squadra ha già fatto sapere che non interferirà con i suoi studi da ingegnere, ma è certa che arriverà anche qualche successo importante in bici.

Rafal Majka (Bora-Hansgrohe), 6,5: Stagione molto solida, senza exploit ma con tanti piazzamenti interessanti. Il polacco si riprende da annate non eccezionali e conferma di poter lottare per la top five nei Grand Tour: sia al Giro d’Italia sia alla Vuelta sfiora soltanto l’obiettivo, chiudendo sesto in classifica generale senza mai davvero competere per il successo di tappa. La sua costanza, confermata dalle top ten al Giro di Polonia e alla Vuelta a Catalunya, rimane apprezzabile.

Jakub Mareczko (CCC), 5: Il salto nel World Tour non porta grosse soddisfazioni al velocista. Partecipa a diverse competizioni di prima fascia senza mai pungere: il terzo posto al debutto al Tour Down Under sembrava il preludio a una buona stagione, ma rimane il miglior risultato. Al Giro d’Italia parte con le migliori intenzioni, ma finisce fuori tempo massimo alla prima tappa di montagna vera. E senza mai essere entrato in top five, riuscendo a partecipare soltanto a due sprint. Bocciato, con la speranza che dopo l’anno di adattamento arrivino i risultati.

Daniel Martin (Uae Team Emirates), 4,5: Dov’è finito il corridore in grado di vincere sulle Ardenne e competere con i migliori nelle salite del Tour? L’irlandese coglie qualche piazzamento (secondo al Giro dei Paesi Baschi, ottavo al Delfinato) nelle corse da una settimana, senza tuttavia strappare alcun successo. Ma il macigno sul suo giudizio è costituito dal fallimento totale nei grandi obiettivi: sulle Ardenne si ritira, al Tour finisce presto fuori classifica e non trova le energie per competere per una vittoria di tappa. Stagione storta o questione d’età?

Guillaume Martin (Wanty-Gobert), 6,5: Il ciclista filosofo continua a crescere, dando l’impressione che il definitivo salto di qualità possa arrivare da un momento all’altro. Vince di classe la tappa regina del Giro di Sicilia, chiudendo in seconda posizione nella classifica generale, poi trova qualche piazzamento qua e là, sfiorando il colpaccio nella seconda frazione del Giro del Delfinato. Dodicesimo in classifica generale nel Tour de France, suo miglior risultato in carriera, si piazza più volte nelle classiche italiane di fine stagione, confermando una certa propensione anche alle corse da un giorno.

Tony Martin (Jumbo-Visma), 6,5: Capendo di non essere più il migliore a cronometro, si mette a completa disposizione della squadra. Se la Jumbo-Visma è stata una schiacciasassi nelle cronosquadre di questa stagione, buona parte del merito è sua. Prezioso anche quando si tratta di scortare i capitani nelle tappe di pianura o fino ai piedi delle salite: meno efficace a livello personale, molto maturo. Ai neerlandesi non serviva altro.

Daniel Martinez (Education First), 5,5: Una buona prima parte di stagione con un successo di tappa alla Parigi-Nizza, poi l’infortunio prima del Tour e la crisi. Anche al ritorno dall’infortunio, infatti, il colombiano si presenta alla Vuelta, dove però corre tre settimane in completo anonimato. Male anche ai mondiali, mentre il secondo posto nella classifica generale del Tour of Guangxi è la fiammella di speranza che resta accesa in vista della prossima stagione.

Enric Mas (Deceuninck-Quick-Step) 5,5: Passo indietro rispetto alla scorsa stagione, in cui era stato grande protagonista alla Vuelta. Lo spagnolo rimane in zona top ten nelle corse da una settimana di inizio stagione, fallendo poi completamente l’obiettivo principale della stagione: il Tour de France. Il suo debutto alla Grande Boucle è da incubo, subito fuori classifica e incapace di lottare per un successo di tappa, risultando inizialmente anche poco utile alla causa di Alaphilippe, pur migliorando nelle giornate conclusive. Addolcisce la sua insufficienza in extremis vincendo e convincendo al Tour of Guangxi, competizione non di primissima fascia ma pur sempre World Tour. Un successo che non salva del tutto una stagione al di sotto delle aspettative.

Fausto Masnada (Androni-Sidermec), 7: Il talento del bergamasco è sbocciato definitivamente. Incentra la propria stagione sul Giro d’Italia e si presenta all’appuntamento con una grandissima condizione, certificata già dalle due splendide vittorie al Tour of the Alps. Nella corsa rosa si toglie subito l’immensa soddisfazione di vincere una tappa, centrando il bersaglio grosso a San Giovanni Rotondo, poi mette in mostra le sue doti di scalatore in fuga. Nonostante il primo posto sulla Cima Coppi (primo Fausto a riuscirci) non riesce a togliere la maglia azzurra a un Ciccone ancora più forte: ma la qualità in salita gli permetterà di ottenere risultati importanti in carriera.

Michael Matthews (Team Sunweb), 6: Stagione non esaltante per Bling, che non riesce a confermare i progressi sulle Ardenne: l’ottavo posto alla Freccia Vallone non viene accompagnato da prestazioni altrettanto convincenti ad Amstel e Liegi, in cui aveva ben figurato in passato. Anche il Tour de France, nonostante una libertà estrema, scivola via senza successi, con il solo grande rimpianto del secondo posto a Epernay. Si prende la sufficienza con due vittorie alla Volta a Catalunya e con il bis al GP de Québec, confermando il suo valore nelle volate atipiche e nelle classiche mosse. Dopo l’anno scorso si poteva tuttavia pensare a qualcosa di più.

Jay McCarthy (Bora-Hansgrohe), 5: Brutta stagione per il completo sprinter australiano. Se negli ultimi anni il bilancio delle sue stagioni era stato salvato dai risultati ottenuti a casa sua a inizio stagione, quest’anno anche il Tour Down Under è una completa delusione e alla Cadel Evans Great Ocean Road Race arriva soltanto un ottavo posto dopo il successo dello scorso anno. Il resto della stagione è totalmente anonimo e il fatto di trovarsi in una squadra con già Ackermann, Sagan e Sam Bennett non può essere una scusante, visto che non riesce nemmeno a riciclarsi nel ruolo di apripista, non riuscendo praticamente mai a prendere parte al treno delle volate di Ackermann al Giro, senza lasciare traccia nelle tappe mosse, sulla carta a lui più congeniali.

Daniel McLay (Education First), 5,5: Una vittoria a gennaio e una a ottobre e poi più nulla di rilevante. La vittoria della prima tappa dell’Herald Sun Tour illude i vertici della Education First di poter puntare su di lui per le volate, ma per cause diverse, lui e Modolo deludono per l’intera stagione, costringendo Vaughters a rinnovare in toto il suo comparto velocisti per il prossimo anno. Quando, infatti, a ottobre arriva il successo alla seconda tappa del Tour of Guangxi, battendo peraltro avversari del calibro di Ackermann e Trentin, è già stato ufficializzato il passaggio del ventisettenne britannico all’Arkéa-Samsic per il 2020.

Brandon McNulty (Rally UHC Cycling), 6,5: Buona stagione che gli vale il passaggio a livello World Tour per il prossimo anno. Una vittoria di tappa e la conquista della generale al Giro di Sicilia sono gli unici due successi della stagione, ma è forse ancora più importante il terzo posto nella cronometro under23 ai mondiali dello Yorkshire, che ne certifica le qualità da cronoman. Ci si attendono grandi cose da lui il prossimo anno con il passaggio al World Tour con la UAE Emirates

Louis Meintjes (Dimension Data), 4: Il sudafricano ormai è lontanissimo parente del corridore in grado di centrare due top ten consecutive al Tour de France, lottando per la maglia bianca. Difficile trovare un momento da salvare in una stagione in cui non si mette mai in mostra e non trova piazzamenti degni di nota, mostrando una volta di più un carattere remissivo e poco propenso alle azioni da lontano.

Tim Merlier (Corendon-Circus), 7,5: Il ventisettenne belga dimostra che la Corendon-Circus non è solo Mathieu van der Poel. Nell’anno in cui il compagno di squadra si prende la Amstel Gold Race, Merlier si laurea campione nazionale su strada, battendo in volata avversari del calibro di van Aert, Gilbert, Lampaert, Philipsen e Edward Theuns, solo per citarne alcuni. Proprio a casa sua, poi ottiene tanti buoni piazzamenti in corse anche dal livello medio alto e la vittoria della Elfestederonde, superando anche in quel caso una concorrenza importante. A coronare la sua eccezionale stagione anche due vittorie ottenute fuori dai confini nazionali, con la vittoria del prologo e della prima tappa del Tour Alsace e dell’ultima frazione del Giro di Danimarca.

Luka Mezgec (Mitchelton-Scott) 6,5: Dimostra di poter competere con i migliori velocisti al mondo. Tre vittorie per il velocista della Mitchelton-Scott, di cui due in una corsa World Tour come il Giro di Polonia, dove in occasione della volata di Katowice si toglie lo sfizio di raggiungere la punta massima di velocità in una corsa World Tour (82 km/h). Peccato non riesca a centrare nessun successo di tappa alla Vuelta, dove arrivava in buona forma, ma che ha dovuto abbandonare con una frattura all’anca dopo la caduta della quattordicesima tappa.

Sacha Modolo (Education First), SV: Impossibile giudicare la stagione del veneto, segnato da problemi di salute fin dalle prime battute. A inizio stagione trova qualche piazzamento, poi una celiachia non scoperta non gli permette di rendere al suo livello abituale. La speranza è che la nuova avventura in Corendon-Circus gli permetta di rifarsi e di avere più fortuna.

Matej Mohoric (Bahrain-Merida), 5,5: Passo indietro per lo sloveno, che l’anno scorso sembrava destinato a innalzarsi come uno dei protagonisti del World Tour. La sua presenza al Tour de France, obiettivo principale della stagione, è poco più che semplice partecipazione, come quella appena precedente al Giro di Svizzera. Nelle classiche belghe non riesce a pungere, pur avendo spazio dalla squadra. Diminuisce la sua insufficienza con il colpaccio nell’ultima tappa del Giro di Polonia e un ottimo quinto posto alla Milano-Sanremo, in cui forse una mancanza di comunicazione con i compagni fa perdere al suo team l’occasione di giocarsi un risultato migliore.

Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates), 6,5: Il primo anno in una squadra World Tour è stato soddisfacente. Dopo le tante vittorie del 2018, il colombiano chiude la stagione con un solo successo ottenuto in Colombia a inizio stagione, ma con tanti piazzamenti importanti. Fermato al Giro dalla sua stessa squadra a causa di alcuni valori anomali, il venticinquenne è tornato alle corse quasi due mesi dopo, scagionato da qualsiasi pratica illecita. Corre una Vuelta non troppo eccezionale, anche a causa della condizione deficitaria del capitano Gaviria, ma poi si riscatta al Tour of Guangxi, sfiorando anche il successo di tappa nell’ultima frazione.

Bauke Mollema (Trek-Segafredo), 8: Finalmente il neerlandese mostra tutte le sue potenzialità su ogni terreno. Sesto alla Freccia Vallone, si presenta al Giro d’Italia per curare la classifica e centra un quinto posto soddisfacente e pienamente meritato, dopo tre settimane costanti sia in salita sia a cronometro. L’acuto mancante nella corsa rosa arriva a fine stagione, quando si gioca al meglio le proprie carte al Giro di Lombardia attaccando al momento giusto e sfruttando le sue doti di cronoman per rimanere davanti agli inseguitori. Una monumento che non arriva per caso, ma è frutto di anni di lavoro e continui miglioramenti.

Michael Morkov (Deceuninck-Quick Step) 7,5: Il danese si issa tra i migliori “ultimi uomini” al mondo. La dimostrazione più chiara di ciò (una delle tante avute nel corso della stagione) è la volata della Prudential Ride London Surrey Classic, dove il trentaquattrenne scandinavo tira la volata a Viviani e riesce a concludere in terza posizione. Come se non bastasse, poi, sfrutta bene anche le poche occasione che ha di mettersi in proprio, laureandosi per il secondo anno di fila campione nazionale e andandosi a prendere anche un bel quinto posto finale alla prova in linea dei campionati europei.

Jacopo Mosca (D’Amico UM Tools/Trek-Segafredo), 7: Il contratto con la Trek-Segafredo per il prossimo anno è il giusto premio a un’ottima stagione. Il ventiseienne azzurro corre una buona prima parte di stagione con la D’Amico- UM Tools, prima di concludere l’anno alla Trek-Segafredo a partire dal 1 agosto. La formazione americana dopo averlo testato sulle strade del Giro dello Utah decide di portarlo immediatamente alla Vuelta, dove si comporta molto bene, arrivando anche a un passo dal top 10 di tappa in occasione della frazione con arrivo a Bilbao.

Matteo Moschetti (Trek-Segafredo), 6,5: Nessun timore reverenziale per il suo primo anno da professionista. Si presenta ai grandi sfiorando il successo a Hatta Dam, nella quarta tappa dell’UAE Tour (corsa World Tour), in cui deve soccombere solo a uno strepitoso Caleb Ewan. La sua condizione convince il team a schierarlo al Giro d’Italia, dove centra due top five prima di essere costretto al ritiro a seguito di una brutta caduta. Fa poi fatica a ritrovare la condizione migliore, ma il quinto posto di tappa al Guangxi conferma che può competere con i migliori a testa alta. L’Italia può aver già trovato il suo uomo di riferimento per le volate del futuro.

Gianni Moscon (Team Sky/Ineos), 5: Lo avevamo lasciato grande protagonista a settembre nel finale della scorsa stagione, lo ritroviamo vuoto, stanco e privo di energie quest’anno. Lascia la Tirreno Adriatico dopo la cronosquadre d’apertura, resta anonimo nelle classiche sul pavé e nelle corse da una settimana, non andando oltre al terzo posto di tappa in California. Anche il suo Tour de France è un disastro, mai in grado di aiutare davvero i propri capitani nelle tappe adatte a lui. Migliora il suo voto con la prestazione di orgoglio e sacrificio al mondiale, in cui chiude quarto dopo aver aiutato con tutte le sue forze Matteo Trentin a giocarsi la medaglia d’oro. L’unico sprazzo del vero Moscon in una stagione da dimenticare. A 25 anni, ne avrà tante per rifarsi. Forza.

Moreno Moser (Nippo-Vini Fantini-Faizanè), SV: La sua stagione dura meno di quattro mesi, al termine dei quali decide di appendere la bicicletta al chiodo. L’impressione è che questa nuova avventura sia stata più un prolungamento di una carriera ormai giunta evidentemente al limite già da un paio di anni, per motivi personali e di stimoli. Peccato, per un talento mai espresso al massimo delle sue potenzialità.

Daniel Muñoz (Andron-Sidermec), 6,5 : Buona la prima stagione all’Androni per il 23enne colombiano. Alla corte di Savio il classe ’93 ottiene le prime vittorie in carriera conquistando una semitappa e la classifica generale del Cycling Tour of Bihor, ma mostra tutte le sue qualità anche al Sibiu Tour, chiuso in seconda posizione alle spalle soltanto del compagno Kevin Rivera. Interessanti anche i piazzamenti in top 10 al Giro d’Ungheria e all’Adriatica Ionica Race e molto importante la partecipazione a tante delle corse autunnali italiani, culminate con il debutto in carriera in una Classica Monumento sulle strade del Giro di Lombardia.

LETTERA N

Oliver Naesen (Ag2r La Mondiale), 7,5: Alla stagione del belga è mancata solo una vittoria di prestigio ma ha confermato di essere uno dei corridori più competitivi soprattutto nelle Classiche. Il secondo posto ottenuto alla Milano-Sanremo, battuto in volata solo da uno straordinario Alaphilippe, è il suo momento migliore. Ma il terzo posto alla Gent-Wevelgem, il successo all’ultima tappa del BinckBank Tour e i tanti piazzamenti conquistati nell’arco dell’intera stagione ne certificano la solidità e la sua capacità di essere competitivo in tantissime corse durante tutto l’anno, dimostrando un passo avanti che ora aspetta di essere concretizzato.

Ramunas Navardauskas (Delko-Marseille), 5,5: Stagione negativa per il corridore lituano che, approdato alla Delko Marseille Provence in cerca di riscatto, non è riuscito a lasciare il segno. Certamente hanno influito i gravi problemi di salute con cui ha dovuto lottare negli ultimi anni, ma non è stato in grado di ritrovare quel livello che gli aveva consentito in passato di conquistare tappe sia al Giro che al Tour, oltre al bronzo mondiale di Richmond 2015. La formazione transalpina gli ha rinnovato la fiducia anche per la prossima stagione confidando ancora nel suo possibile rilancio.

Dani Navarro (Katusha-Alpecin), 5: Stagione difficile per tanti motivi. Anche quest’anno, infatti, lo spagnolo non è riuscito a mostrarsi al suo livello migliore, rimanendo coinvolto dalle difficoltà di una squadra in cui sono stati davvero in pochi a salvarsi A giustificazione del suo scarso rendimento c’è inoltre la caduta al Giro d’Italia, dal quale è uscito con fratture multiple e un ricovero in terapia intensiva, che gli ha fatto perdere delle settimane cruciali nelle parte centrale della stagione, tuttavia dopo aver già mostrato le sue difficoltà nella prima parte dell’anno.

Krists Neilands (Israel Cycling Academy), 6,5: Buona stagione per il lettone che, ancora una volta, si conferma come corridore generoso e sempre pronto a lanciarsi all’attacco. Vince il GP di Vallonia oltre alla classifica generale del Giro di Ungheria, dove conquista anche la tappa più importante, ed ottiene diversi piazzamenti in molte delle corse disputate. Si è fatto vedere in più occasioni anche al Giro d’Italia, dimostrando tutta la sua affidabilità, pronto a crescere ancora verso i livelli più alti.

Vincenzo Nibali (Bahrain-Merida), 7: Altra stagione strepitosa per il campione siciliano.  Dopo la top 10 alla Liegi, arriva secondo al Giro d’Italia, una corsa che probabilmente avrebbe anche potuto vincere se non fosse stato per un errore di valutazione (comunque non soltanto suo) su Carapaz. In caso di successo sarebbe stato il vincitore più anziano della storia della corsa rosa e avrebbe aggiunto un altro record al suo già corposissimo palmarès. Va al Tour contro la sua volontà e pur non facendo classifica, non solo onora la corsa, ma si toglie la soddisfazione di vincere l’ultima frazione di montagna, portando a 6 il conto dei suoi successi in carriera alla Grande Boucle.

Mikel Nieve (Mitchelton-Scott), 6: Solita stagione di costanza per lo spagnolo. Se è vero che manca il successo importante, che era arrivato invece l’anno scorso al Giro d’italia, è altrettanto vero che comunque lo si vede spesso protagonista. Proprio al Giro ottiene un secondo posto parziale, arrendendosi a Zakarin a Ceresole Reale, mentre il lavoro di gregariato non è eccezionale, anche perché il capitano Simon Yates non è brillantissimo. Ancora peggio va al capitano della Vuelta, Esteban Chaves che non si vede quasi mai, tanto che lo stesso Nieve è costretto a farne le veci, andandosi a prendere una top 10 finale che permette alla sua stagione di conquistare la sufficienza piena, pur mancando forse l’acuto che ci si poteva aspettare da lui.

Giacomo Nizzolo (Dimension Data), 6: Tanti piazzamenti e poche vittorie per il brianzolo. Il velocista della Dimension Data vince tre corse, tra cui spicca il successo nella prima tappa della Vuelta a Burgos, conquistata con un gran numero. Deficitario, invece, il bilancio nei grandi giri, dove, tra Tour e Giro, arrivano sette piazzamenti nei 10, ma nemmeno un podio. Buono, invece, il finale di stagione, con un terzo posto alla Classica di Amburgo e un sesto Prudential RideLondon-Surrey Classic. Dopo un periodo di grande difficoltà, una buona base su, e da, cui ripartire.

LETTERA O

Ben O’Connor (Dimension Data), 5: Il giovane scalatore della Dimension Data non è riuscito a ripetere gli exploit del 2018, quando soltanto una caduta gli levò un risultato sorprendente al Giro d’Italia. Nel complesso, non ha vissuto acuti, non ritrovando quel livello che aveva mostrato, ma ha messo le basi per migliorare ulteriormente nel 2020 portando a termine sia il Giro che la Vuelta rispettivamente al 32° e al 25° posto.

Yoann Offredo (Wanty-Gobert), 5,5: Stagione decisamente poco appariscente per l’esperto francese che si è limitato a compiti di gregariato, soprattutto in occasione del Tour de France. La sua esperienza è comunque importante per la squadra belga, della quale farà parte anche nel 2020.

Nelson Oliveira (Movistar), 6: Anche quest’anno ha svolto il proprio compito con buoni risultati. Utile soprattutto nelle cronometro a squadre, si è tolto le soddisfazioni più importanti in quelle individuali, vincendo la medaglia d’argento ai Giochi Europei di Minsk e arrivando ottavo ai Campionati del Mondo dello Yorkshire. È mancato a livello personale, ma nella compagine iberica non è semplice farsi spazio.

Sam Oomen (Team Sunweb), 5,5: La sfortuna ha condizionato la stagione del talentuoso scalatore neerlandese, che ha visto il proprio 2019 concludersi già nel corso della 14ª tappa del Giro d’Italia a causa di una caduta che gli ha procurato una frattura dell’anca. Quando era pronto a ritorno ha scoperto una ostruzione della arteria iliaca sinistra che lo ha obbligato a fermarsi del tutto. Tante attenuanti, anche se probabilmente alla Corsa Rosa ci si aspettava qualcosa in più, per una corsa che aveva preparato con dedizione e nella quale si era ritrovato coi gradi di capitano.

Alejandro Osorio (NIPPO-Vini Fantini-Faizanè), 5,5: La prima stagione da professionista del classe 1998 ha lasciato intravedere qualità interessanti. Autore di buone cose già a inizio stagione nelle corse sudamericane, si è messo in evidenza soprattutto a Giro di Sicilia e Tour du Limousin. È ancora acerbo per poterlo definire un talento, ma potrà continuare il proprio processo di crescita con la nuova maglia della Caja Rural-Seguros RGA.

Daniel Oss (BORA-hansgrohe), 6: L’esperienza del corridore trentino è sempre più importante per la squadra tedesca, che può contare su di lui un po’ su tutti i terreni. Sempre al fianco di Peter Sagan nelle classiche di primavera, si è fatto vedere anche in proprio al Tour de France, centrando la fuga giusta a Gap nella tappa vinta da Matteo Trentin al Tour de France. Forse si poteva sperare da lui qualche prestazione maggiormente determinante, sia in supporto al team (anche se mettersi in mostra quando il capitano non brilla non è semplice) che a livello personale.

LETTERA P

Andrea Pasqualon (Wanty – Gobert), 6: Dopo l’ottimo 2018 quest’anno fa un leggero passo indietro, non riuscendo a ripetere il poker di vittorie, ma coglie comunque un bel successo in Francia, sfiorando più volte ancora la vittoria nel corso di una stagione nuovamente solida e costante, in cui non esita anche a lavorare per i compagni quando necessario.

Serge Pauwels (CCC), 5: Con il passaggio alla formazione polacca l’esperto belga poteva avere ancora più spazio per provare a giocarsi le sue carte, specialmente andando a caccia di tappe, ma quest’anno si è visto davvero molto poco, entrando una sola volta nei dieci, in una tappa di un Tour de France stranamente anonimo per lui.

Mads Pedersen (Trek-Segafredo), 8: Senza la vittoria iridata la sua stagione sarebbe stata una delusione dopo l’ottimo 2018, in cui aveva dimostrato grandi qualità, ma ovviamente il titolo ottenuto nello Yorkshire cambia completamente il volto di un anno altrimenti difficile. Corridore coriaceo e resistente, corre con grande intelligenza in una durissima giornata, in cui può far fruttare anche la sua capacità di resistere a condizioni atmosferiche per un successo sorprendente quanto meritato, che può essere per lui svolta di una carriera.

Matteo Pelucchi (Andronin-Sidermec), 6,5: Sei vittorie stagionali per il velocista lombardo, che con la maglia del team di Gianni Savio riscatta stagioni difficili, nelle quali non aveva più trovato la brillantezza dei primi anni. Le corse non saranno state di primissimo piano, ma serviva una iniezione di fiducia e non se l’è fatta mancare.

Hermann Pernsteiner (Bahrain-Merida), 6,5: Considerato da molti più una operazione commerciale che un reale supporto a livello sportivo, l’austriaco è soprattutto protagonista di una ottima Vuelta a España, in cui battaglia con i migliori in salita, lottando per un piazzamento nei dieci che gli sfugge solo per inesperienza nel giorno dei ventagli. Dopo una stagione di apprendistato, dimostra di essere un corridore solido, che alla soglia dei 30 anni può avere ancora margini di miglioramento visto che è professionista solamente dal 2018.

Nans Peters (Ag2r La Mondiale), 7: Il successo al Giro d’Italia è l’apice di una stagione in cui dimostra più volte le proprie qualità, con prestazioni interessanti anche nelle corse di un giorno. Per lui infatti podi anche alla Gran Piemonte a al Test Event di Tokyo 2020, oltre al nono posto al GP Montréal. Classe 1994, sta cogliendo i frutti di una crescita costante.

Jasper Philipsen (UAE Team Emirates), 6,5: Alla sua prima vera stagione da professionista il belga coglie subito un successo pesante al Tour Down Under, dimostrandosi corridore dotato di grandi qualità nell’arco della intera stagione, nella quale conquista undici podi e un’altra ventina di top ten, tra le quali anche tappe al Tour de France. Velocista completo, è anche in grado di fare classifica in alcune brevi corse a tappe movimentate e per il futuro lo si attende anche nelle classiche di un giorno. Con le qualità mostrate è solo questione di tempo.

Taylor Phinney (EF Education First), SV: Dopo un bel 2018, in cui era riuscito ad entrare per la prima volta in carriera nei dieci alla Parigi – Roubaix, sembrando poter tornare al livello pre-infortunio, quest’anno sembra fare più fatica, con una stagione in cui il corpo non risponde come vorrebbe. Anche di testa comprende di non averne più, annunciando il ritiro al termine dell’anno.

Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), 8: Se non fosse stato per l’infortunio arrivato proprio sul più bello avrebbe potuto regalare ai francesi quel Tour che sognano da oltre trent’anni. Certo, la controprova non ci sarà mai, anche perché il vincitore Egan Bernal ha dimostrato di meritarlo, ma lo scalatore della Groupama ha saputo far vivere comunque grandi emozioni, su tutte la vittoria di tappa sul Tourmalet, arrivata battendo allo sprint Alaphillipe. Sempre alla Grande Boucle ottiene due secondi posti e altri piazzamenti importanti che dimostrano come abbia interpretato la corsa sempre all’attacco e fosse forse nel miglior stato di forma della sua carriera, prima di doversi arrendere alla sfortuna e abbandonare la corsa in lacrime. Dopo anni di crescita, sembra arrivato il momento del salto di qualità definitivo.

Wout Poels (Team Sky/Ineos), 5: Del corridore capace di vincere la Liegi-Bastogne-Liegi e fare la differenza nei GT si è visto davvero poco. Un’emozionante vittoria al Delfinato, ottenuta sull’onda emotiva della caduta di Chris Froome di pochi giorni prima, con tanto di dedica del successo al compagno è l’unica nota di rilievo nella stagione del trentaduenne neerlandese. Anonimo a Tour e Vuelta e insufficiente anche nelle Ardenne, dalla quale esce con il misero bottino di una top 10 alla Liegi.

Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), 9,5: La più grande sorpresa della stagione. Lo sloveno della UAE Emirates vince e convince sin da subito nella sua prima stagione da professionista. Già a febbraio vince una tappa e la classifica generale della Volta ao Algarve, ripetendo poi lo stesso score al Giro di California, corsa WorldTour. A quel punto sono in pochi a mettere in discussione il suo valore, ma anche i pochi scettici rimasti devono ricredersi davanti alle prestazioni maiuscole che il classe ’98 regala alla Vuelta  a España. Al debutto in un GT il ventunenne mette in fila tre successi parziali, ottenuti in tappe importanti e arrivati in maniera spettacolare, riuscendo anche a conquistare la maglia bianca di miglior giovane e, soprattutto, a piazzarsi al terzo posto nella classifica generale. Il prossimo anno debutterà al Tour e sarà già uno dei principali favoriti, non proprio una cosa da tutti.

Jan Polanc (UAE Team Emirates), 6.5: Nessun successo, ma una maglia che vale una stagione. La maglia è chiaramente quella rosa indossato dallo sloveno al Giro d’Italia per due giorni dopo la tappa di Pinerolo. Nei giorni successivi continua a dimostrare il suo buon feeling con l’Italia (già due successi di tappa in carriera al Giro per lui) lotta per la top 10 fino alle ultime tappe, chiudendo poi quattordicesimo e con la consapevolezza di poter battagliare con i migliori.

Nils Politt (Katusha-Alpecin), 7.5: Se Pogacar è la più grande sorpresa in senso assoluto, Politt lo è per quanto riguarda le Classiche. In un contesto non facile come quello della Katusha in questa stagione, il tedesco mette in mostra tutte le sue qualità, chiudendo quinto il Giro delle Fiandre e addirittura secondo alla Parigi-Roubaix, arrendendosi soltanto a un infinito Philippe Gilbert. Nella seconda parte di stagione ottiene una top 10 di tappa al Tour e un quinto posto finale al Tour of Britain, con la situazione della Katusha che si fa però sempre più complessa fino all’acquisizione da parte della Israel, squadra con la quale il classe ’94 correrà il prossimo anno, dove troverà sulle strade delle Classiche anche l’aiuto dell’esperto connazionale André Greipel.

Richie Porte (Trek-Segafredo), 4: Una delle più grandi delusioni di questo 2019. Una sola vittoria, ottenuta nella sua amata Wilunga Hill e poi praticamente più nulla.  La sfortuna che lo ha spesso accompagnato nel corso della carriera per una stagione decide di lasciarlo decisamente più tranquillo, ma lui non ne approfitta e vive una stagione completamente anonima, il cui emblema è il Tour de France, chiuso fuori dalla top 10 al termine di tre settimane in cui l’australiano non è mai protagonista.

Domenico Pozzovivo (Bahrain-Merida) 6.5: Buona stagione per il lucano, conclusa però anzi tempo a causa di un brutto incidente. Con il passare degli anni il trentasettenne sembra essersi cucito addosso il ruolo di gregario di lusso e, insieme a Caruso, al Giro è uno dei più preziosi guardaspalle di Nibali riuscendo anche a chiudere nei primi venti. Investito da una macchina in allenamento è costretto a saltare una Vuelta in cui poteva ambire ad un ruolo in prima persona e a chiudere con molto anticipo la stagione, ma si era già guadagnato un voto più che sufficiente.

Salvatore Puccio (Team Sky/Ineos), 6.5: Un’altra stagione al servizio dei capitani. L’azzurro è uno di quei corridori che raramente conquistano le prime pagine, ma che in un team di ciclismo servono come il pane, tanto che il trentenne è ormai diventato un elemento imprescindibile e insostituibile in una corazzata come Ineos. Tanto lavoro sporco, sin dai primi chilometri, con l’ultimo esempio in ordine di tempo rappresentato della Gran Piemonte, quando l’italiano della Ineos ha lavorato a lungo in testa al gruppo contribuendo in prima persona al successo finale di Egan Bernal.

LETTERA Q

Dayer Quintana (Neri Sottoli-Selle Italia), 5,5: Il passaggio alla Neri-Sottoli non ha dato i frutti sperati al classe ’92, che in stagione non è riuscito a collezionare alcun risultato di rilievo, con le uniche piccole eccezioni rappresentate da un terzo posto di tappa al Giro di Sicilia e un altro secondo posto parziale alla Adriatica Ionica Race. Il cambio di squadra per provare ad emanciparsi non sembra aver funzionato, tanto che dall’anno prossimo tornerà al fianco del fratello.

Nairo Quintana (Movistar), 5,5: Due vittorie di tappa a Tour e Vuelta portano la stagione del colombiano a un passo dalla sufficienza. Un bottino che potrebbe valere un’intera carriera per un corridore di medio livello, soprattutto se condite da due buoni piazzamenti finali, ma che non salva nemmeno la stagione se ti chiami Nairo Quintana e in bacheca hai già due GT. Al Tour delude sin da subito e riesce a rientrare in classifica grazie a un’azione da lontano, che se non fosse stato per il forcing della sua stessa squadra in gruppo, gli sarebbe valso anche la leadership momentanea.  Alla Vuelta, invece, va paradossalmente più forte in pianura che in salita, vincendo la seconda tappa proprio con uno scatto in pianura e chiudendo quarto nella generale, dopo aver recuperato cinque minuti nella tappa dei ventagli. In montagna, invece, perde spesso terreno e non soltanto a causa delle tattiche cervellotiche che hanno spesso accompagnato la Movistar nel corso della stagione, ma anche e soprattutto perché la gamba proprio non c’è.

LETTERA R

Sébastien Reichenbach (Groupama-FDJ), 6: Il titolo di campione nazionale salva la stagione dell’elvetico. Nel resto della stagione infatti lo svizzero della Groupama non ha brillato più di tanto, pur garantendo comunque il solito lavoro di gregariato, soprattutto al Tour de France dove ha lavorato per il capitano Thibaut Pinot ed è riuscito anche a chiudere con la diciassettesima posizione in classifica generale.

Mark Renshaw (Dimension Data), 5: Il fisico ha deciso di presentargli il conto. L’australiano, che in carriera è stato spesso considerato il miglior ultimo uomo al mondo contribuendo a tanti dei successi di Mark Cavendish, aveva già iniziato il 2019 con i postumi di una frattura al bacino e nel corso dell’anno non è mai riuscito a risollevarsi, tanto da decidere di ritirarsi a fine stagione. In un’altra annata difficile per il suo capitano, nemmeno lui è riuscito mai a brillare senza riuscire a prendere parte nemmeno a una volata in tutte le gare in cui ha partecipato, Giro d’Italia compreso.

Aleksandr Riabushenko (UAE Team Emirates), 6,5: L’apprendistato è finito. Il bielorusso della UAE ha infatti dimostrando di poter competere con i più grandi, vincendo la Coppa Agostoni con un gran numero, piazzandosi quarto ai Giochi Europei corsi in casa e ottenendo dei secondi posti parziali alla Vuelta a Burgos e al Tour of Guangxi (corsa del World Tour) in terreni diversi da loro, dando prova anche di una versatilità che gli tornerà sicuramente utile in futuro.

Maximiliano Richeze (Deceuninck-Quick-Step), 7: Il tempo per lui sembra non passare mai. L’argentino della Deceuninck, infatti, si laurea campione nazionale per la prima volta in carriera a 36 anni e vince la prova in linea dei Giochi Panamericani. Come spesso accaduto nella sua carriera, però, non sono tantole vittorie a portare la sua stagione a un buon voto in pagella, ma soprattutto il grande lavoro per i compagni. Al Tour è insieme a Morkov uno degli elementi fondamentali del treno di Viviani e quando il capitano non è della partita ci prova anche in prima persona chiudendo quarto sul prestigioso traguardo di Parigi. Alla Vuelta lavora invece per Fabio Jakobsen, risultando fondamentale in uno dei successi di tappa del neerlandese nel GT iberico, e quando si presenta l’occasione va anche vicino alla vittoria, ottenendo un secondo posto di tappa alle spalle di Sam Bennett.

Kevin Rivera (Androni-Sidermec), 7: Stagione straordinaria per il ventunenne costaricense, a cui la squadra quest’anno si è spesso affidata in salita. Con un successo di tappa e la vittoria della classifica generale al Sibiu Tour mette finalmente in mostra le sue qualità, continuando poi a crescere per tutto il resto della stagione. Dopo una leggera battuta d’arresto all’Adriatica Ionica Race, si riprende subito vincendo una tappa e chiudendo terzo in classifica generale al Tour of China II, andando poi a chiudere bene la stagione con un nono posto alla Milano-Torino.

Oscar Rodriguez (Euskadi Basque Country-Murias), 6,5: Nessun successo importante, ma una conferma ad alti livelli per lo spagnolo della Euskadi Murias. Dopo la vittoria di tappa alla Vuelta nel 2018, non riesce a ripetersi, ma dimostra comunque di poter lottare con i migliori conquistando un quarto posto di tappa proprio al GT iberico dopo aver già concluso in seconda posizione la Vuelta a Burgos, alle spalle soltanto di un imprendibile Ivan Sosa, e centrato la top 10 ai campionati nazionali spagnoli.

Jürgen Roelandts (Movistar), 5: L’esperto belga si deve disimpegnare senza troppo appoggio nelle classiche del pavé, nelle quali non va oltre un ventesimo posto alla Dwars door Vlaanderen. Il resto della stagione è decisamente anonimo per lui, che non riesce nemmeno ad avvicinare gli ottimi risultati del 2018. Preso anche per dare il proprio contributo in pianura nei GT, non sembra realmente mai dare una grande mano neanche ai compagni in tal senso.

Primoz Roglic (Team Jumbo-Visma), 9: La stagione dello sloveno è praticamente perfetta. Arrivato a piena maturazione all’alba dei 29 anni, abbina alla perfezione le note doti da cronoman sopraffino a una resistenza ormai da campione anche in salita. Per tutto l’anno fa sembrare tutto facile vincendo UAE Tour, Tirreno-Adriatico, Giro di Romandia e Vuelta a España, nonché Giro dell’Emilia e Tre Valli Varesine nel finale di stagione. Non riesce a raggiungere il dieci soltanto a causa della mancata vittoria nel Giro d’Italia, ampiamente alla sua portata, sfumata anche a causa di un eccessivo attendismo e marcatura con Vincenzo Nibali.

Pierre Rolland (Vital Concept-B&B Hotels), 5,5: Il 2019 doveva essere l’anno del riscatto del talentuoso scalatore francese che invece, nonostante il ritorno in Patria dopo tre anni altalenanti negli USA, non riesce a lasciare il segno. Malgrado obiettivi meno ambiziosi rispetto ai suoi standard, non vince nemmeno una corsa, pur dando interessanti segnali di miglioramento nelle ultime battute di una stagione in cui pesa l’assenza del team dal Tour.

Timo Roosen (Team Jumbo-Visma), 5,5: Il 26enne neerlandese, reduce da un 2018 in crescita, non ha confermato i progressi non lasciando traccia di sé soprattutto in primavera. Nessun successo all’attivo nel corso di questa stagione, con i risultati più importanti che restano l’ottavo posto al GP de Québec e il secondo al Campionato delle Fiandre. Troppo poco per un corridore dato in forte ascesa, autore comunque di buone prestazioni a livello corale.

Diego Rosa (Team INEOS), 6: Non è facile trovare spazio in uno squadrone come la INEOS, ma lui quest’anno riesce a rendersi utile in molte corse a tappe e anche nelle classiche italiane di fine stagione. Il miglior piazzamento stagionale è infatti il secondo posto al Memorial Marco Pantani alle spalle dello scatenato Lutsenko. Chiude poi la stagione in bellezza con il terzo posto al Tour of Guangxi, guadagnandosi la sufficienza.

Stéphane Rossetto (Cofidis), 6,5: Stagione solida per il 32enne francese che porta a termine sia il Tour de France che la Vuelta a España, pur senza acuti, ma con tanta grinta che gli permette grande visibilità. Il secondo posto nel Campionato Nazionale francese a cronometro impreziosisce un 2019 ricco di conferme per lui.

Anthony Roux (Groupama-FDJ), 5: Il 2018 era stato molto soddisfacente per l’esperto francese che nel corso di questa stagione, iniziata con la maglia di campione nazionale, non ha mai trovato il giusto colpo di pedale. Al Tour de France si rende decisamente utile per la squadra, ma non basta per arrivare alla sufficienza.

Luke Rowe (Team INEOS), 6: Superati i problemi fisici che lo avevano rallentato nelle passate stagioni, il 29enne britannico torna a buoni livelli, facendosi notare già nelle primissime battute della stagione in Australia. Sesto alla Dwars door Vlaanderen, è tra gli scudieri che portano Egan Bernal al successo nel Tour de France, salvo venire squalificato a cinque tappe dalla fine a causa di una rissa con Tony Martin. Non è ancora tornato ai livelli pre-infortunio, ma può riuscirci.

LETTERA S

Fabio Sabatini (Deceuninck-QuickStep), 6,5: A volte le cose non sono andate perfettamente, ma ha dimostrato più volte di essere uno dei migliori uomini da avere nel proprio treno nei finali concitati da giocarsi in volata. Uomo di fiducia di Elia Viviani, lo seguirà alla Cofidis per continuare ad affinare l’intesa.

Peter Sagan (Bora-hansgrohe), 5: La peggiore stagione della sua carriera, certificata da risultati per lui mediocri, malgrado ovviamente restino di alto livello e abbia concretizzato il record di maglie verdi al Tour, vincendo ancora una volta una tappa (tra i soli quattro successi stagionali). A pesare nel giudizio è soprattutto la brutta campagna di primavera, in cui non possono ovviamente bastare il quarto posto alla Milano – Sanremo e il quinto alla Roubaix (così come il quinto posto al Mondiale) per salvare un bilancio che ovviamente, se si parlasse di quasi chiunque altro in gruppo, sarebbe quantomeno sufficiente.

Luis Leon Sanchez (Astana), 6: Tre vittorie e tanto lavoro per i compagni confermano il valore dell’esperto spagnolo, al quale tuttavia quest’anno è mancata la forma necessaria per fare anche la differenza in prima persona nelle grandi corse. Cacciatore di tappe tra i più temuti in gruppo, quest’anno resta spesso chiuso anche da compiti di gregariato, ma l’impressione è che non sempre abbia avuto la gamba per fare la differenza, in un modo o nell’altro.

Ivan Santaromita (Nippo-Fantini-Faizanè), 5: L’ex campione italiano chiude la sua carriera con una stagione difficile, nella quale conferma la parabola discendente mostrata negli ultimi anni, senza riuscire a lasciare grandi tracce della sua presenza in corsa. A 35 anni era comunque difficile chiedergli di più.

Marc Sarreau (Groupama-FD), 6,5: Cinque successi e una continuità nell’arco dell’intera stagione che gli valgono anche il trionfo nella Coppa di Francia. Per il 26enne transalpino risultati importanti, un salto di qualità rispetto alle precedenti stagioni, spesso al servizio e all’ombra dei compagni, che gli permettono di ambire ad un ruolo più importante il prossimo anno grazie al suo spunto veloce e alla sua resistenza.

Kristian Sbaragli (Israel Cycling Academy), 5,5: Una prima parte di stagione difficile quella dell’empolese, che nei primi mesi dell’anno non sembra mai riuscire a trovare la gamba giusta per ritrovare il livello che in passato gli permise di vincere una tappa alla Vuelta a España. Si riprende in estate fino a vivere un grande autunno, protagonista prima in Canada poi nelle classiche di fine stagione in Italia, nelle quali si piazza costantemente su percorsi spesso molto impegnativi

Maximilian Schachmann (Bora-hansgrohe), 7,5: Stagione di altissimo livello per il tedesco che si dimostra fra i migliori nelle Ardenne, con due top 5 e un podio, ma anche tanti successi parziali su più scenari (spicca il tris al Giro dei Paesi Baschi). Dopo il successo ai campionati nazionali, l’infortunio al Tour de France ne condiziona il finale di stagione, togliendogli la possibilità di migliorare il suo score.

Florian Sénéchal (Deceuninck-QuickStep), 7: Prosegue a gonfie vele l’apprendistato del promettente francese, che in mezzo a tanto lavoro per il team, sul pavé e nel treno dei velocisti, ottiene il suo primo successo a livello personale e numerosi altri risultati, tra i quali spicca il prestigioso sesto posto alla Parigi – Roubaix, a conferma che ormai è decisamente diventato qualcosa in più di un gregario.

Evaldas Siskevicius (Delko Marseille), 7: Dopo la commovente testardaggine con cui lo scorso anno aveva voluto comunque portare a termine la Parigi-Roubaix, malgrado fosse fuori tempo massimo, quest’anno fa tesoro dell’esperienza e la corsa non solo la conclude in tempo, ma taglia il traguardo con una più che dignitosa nona posizione, in un gruppetto in cui ci sono nomi di alto livello.

Pavel Sivakov (Team Sky / Team Ineos), 7,5: Dopo una prima stagione tra i professionisti soprattutto di apprendistato, quest’anno l’italo-franco-russo dimostra tutte le sue qualità in salita conquistando il Tour of the Alps, di cui vince anche una tappa, ma soprattutto correndo un Giro d’Italia di alto livello, concludendo con una nona posizione che ne esalta le qualità di fondista e regolarista. Dopo la necessaria pausa, in estate torna a farsi vedere conquistando il Giro di Polonia. Classe 1997, ha ancora ampi margini di miglioramento.

Tom-Jelte Slagter (Dimension Data), 5,5: Mostra solo a sprazzi le sue qualità, riuscendo comunque ad ottenere qualche piazzamento interessante. Non basta per la sufficienza, ma comunque per strappare un buon contratto con la Vital Concept, nella quale provare a rilanciarsi.

Marc Soler (Movistar), 6,5: Lo spagnolo ha grandi qualità e non manca di metterle in mostra. A livello di risultati fa forse un po’ meno dell’anno precedente, ma la continuità ad alti livelli, il grande lavoro per i compagni (ai quali si dimostra a tratti insofferente) ne confermano la crescita anche al cospetto di avversari di primissimo piano. Il suo momento migliore è la Vuelta a España, corsa con grande aggressività, inanellando piazzamenti in tappe impegnative, chiudendo poi in crescita fino ad ottenere la sua prima top ten in un grande giro. A 26 anni, è pronto per avere la sua occasione.

Ivan Sosa (Team Sky / Team Ineos), 7: In una squadra di grandi campioni non ha molto spazio per sé, ma le poche volte che ne ha la possibilità si fa trovare pronto. Chiude così la stagione con quattro successi (di cui tre nella dominante conferma alla Vuelta a Burgos), due secondi posti di spessore a Tour Colombia e Route d’Occitanie, ma anche prestazioni di alto livello nelle corse di un giorno, in particolare alla Gran Piemonte, in cui mette in rampa di lancio l’amico e compagno Egan Bernal, unico a batterlo.

Simon Spilak (Katusha-Alpecin, 5): Corridore in passato capace di giocarsela e battere i migliori, lo specialista della brevi corse a tappe quest’anno stecca quasi ogni appuntamento, apparendo lontano parente di sé stesso. Tre scialbe top ten, sempre ad inseguire, non bastano a salvare il bilancio della stagione, ma partecipano alla sua decisione di ritirarsi a 33 anni, dopo due stagioni sostanzialmente anonime.

Ian Stannard (Team Sky / Team Ineos), 5: Tra gli specialisti delle classiche di primavera della formazione britannica, il passistone britannico quest’anno non si vede mai nelle posizioni di vertice. Una stagione difficile in cui non offre neanche grande supporto ai propri capitani, se non in occasione dei campionati nazionali, in cui scorta sino alla linea d’arrivo il suo compagno, che vince davanti a lui. Per il resto, poco o nulla.

Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), 5,5: La vittoria al Giro di Germania non può bastare per ribaltare una stagione in cui sono più i rimpianti che le gioie. Spesso piazzato, ma mai apparso realmente in grado di vincere, sul giudizio pesa soprattutto la disastrosa campagna di primavera, alla quale si presentava con grandi ambizioni e aspettative, ma ne esce senza mai neanche entrare nei dieci.

Zdeneky Stybar (Deceuninck-QuickStep), 7,5: Una primavera da grande protagonista quella dell’ex crossista ceco, che ottiene due successi pesanti, che ne confermano ampiamente le grandi qualità sulle pietre del Nord. In un’altra squadra avrebbe potuto forse ottenere anche di più, ma in alcuni casi deve mordere il freno per lasciare spazio ai compagni, nella logica dell’alternanza. Se in passato è andato più vicino alla vittoria di grandissimo peso, mai era sembrato forte come quest’anno.

Ben Swift (Team Sky / Team Ineos), 5,5: Con la vittoria ai campionati nazionali torna al successo dopo quattri anni, ma l’esperto corridore britannico ha le qualità per ambire a qualcosa di più viste le qualità in salita come allo sprint. Se qualche piazzamento sparso è un passo avanti rispetto all’ancor più deludente 2018, può fare ancora di più, specialmente in una squadra in cui le sue qualità sono abbastanza rare.

LETTERA T

Rein Taaramae (Total Direct Energie), 5: Stagione decisamente sotto le aspettative per l’estone, che non riesce a trovare uno degli exploit che hanno contraddistinto alcune delle sue precedenti annate. Il successo nel campionato nazionale, l’unico riportato quest’anno, non può renderlo soddisfatto delle sue prestazioni, a maggior ragione dopo un Tour de France opaco. Manca l’appuntamento con la vittoria anche in competizioni nelle quali partirebbe almeno tra i grandi favoriti: secondo al Tour du Rwanda, terzo alla Vuelta Aragon e al Tour de l’Ain, sembra aver perso il feeling con il primo posto.

Harry Tanfield (Katusha-Alpecin), 5,5: Arrivato nel World Tour con grandi aspettative, il britannico non riesce a rispettarle, finendo lontano dai risultati importanti. Il quinto posto nella cronometro del BinckBank Tour rimane il suo piazzamento migliore, che lascia più rimpianti che soddisfazioni. Gli concediamo le attenuanti per un clima in squadra che di certo non lo ha aiutato nel grande salto.

Laurens Ten Dam (CCC), 5: Il cambio di squadra, che doveva concedergli più possibilità personali, non porta gli effetti sperati. Al Giro d’Italia, primo grande obiettivo stagionale, è costretto a ritirarsi anzitempo per una caduta, vedendo vanificati gli sforzi della prima parte degli allenamenti. Il suo ritorno al Giro del Delfinato non porta soddisfazioni maggiori, così come le corse successive. In un team senza capitani in montagna, è una grande occasione sprecata per intonare il suo canto del cigno.

Niki Terpstra (Total Direct Energie), 5,5: Il numero “zero” alla voce vittorie è impietoso per il corridore chiamato a guidare una delle formazioni più promettenti tra le Continental Pro. Il belga ha dalla sua qualche scusante, come la caduta che lo mette ko al Giro delle Fiandre e lo costringe a saltare la Parigi-Roubaix, in cui avrebbe corso da campione in carica. I piazzamenti a Kuurne-Bruxelles-Kuurne e alla Parigi-Tours, oltre che a diverse classiche, addolciscono un’insufficienza inevitabile anche per un Tour de France anonimo. L’impressione è che possa riscattarsi già l’anno prossimo.

Mike Teunissen (Jumbo-Visma), 7,5: Il neerlandese mostra finalmente tutto il proprio talento raccogliendo una sfilza di risultati importanti, sia nelle classiche sia nelle corse a tappe. Settimo alla Parigi-Roubaix, diventa grande protagonista al Tour de France conquistando a sorpresa la prima maglia gialla con uno splendido successo nella volata di Bruxelles, a cui si presentava come ultimo uomo del treno di Groenewegen. La sua ottima condizione rimane anche nel prosieguo della stagione, con piazzamenti al BinckBank Tour, al Tour of Britain e ad alcune corse di un giorno tra settembre e ottobre. Affidabile come pesce pilota, il 27enne riesce per la prima stagione a farsi notare con costanza anche quando i gradi di capitano sono sulle sue spalle. E l’emozione della maglia gialla rimarrà per tutta la vita.

Dylan Teuns (Bahrain-Merida), 7: Stagione sulle montagne russe per il belga, che si toglie grosse soddisfazioni. Si presenta con un ottimo quindi posto alla Omloop Het Nieuwsblad, poi non riesce a ripetere la bella Parigi-Nizza del 2018 né i passati exploit sulle Ardenne, in cui il nono posto alla Liegi-Bastogne-Liegi è un risultato che lo può accontentare solo a metà. La sua stagione prende una svolta decisa nella campagna francese, con il successo a Craponne-sur-Arzon al Giro del Delfinato e soprattutto il capolavoro sulla Planche des belles filles al Tour de France, in cui corona la fuga battendo due scalatori come Giulio Ciccone e Xandro Meurisse. Una vittoria importante, che ne conferma le grandi doti anche sulle asperità più impegnative. Sfiora l’impresa anche alla Vuelta, in cui non va oltre un secondo posto di tappa e chiude in dodicesima posizione nella classifica generale, dopo aver battagliato a lungo, mostrandosi tra i più attivi del gruppo.

Edward Theuns (Trek-Segafredo), 5: Il ritorno nel suo vecchio team dopo la disastrosa esperienza in Sunweb non sortisce gli effetti sperati. Fallisce completamente l’obiettivo delle classiche primaverili, non riuscendo a dare supporto ai capitani designati (gli altrettanto deludenti Degenkolb e Stuyven). Quando poi la squadra gli concede l’opportunità di essere l’uomo di punta in volata non riesce a centrare il bersaglio grosso, con l’eccezione della Primus Classic (con una concorrenza limitata). Alla Vuelta potrebbe essere grande protagonista delle volate in coppia con Degenkolb, ma finisce con il pestarsi i piedi con il tedesco. Dopo il secondo posto ad Alicante, era lecito attendersi di più. Bocciato, anche quest’anno.

Geraint Thomas (Team Sky/Ineos), 7: Non è uno schiacciasassi come nella scorsa stagione, complice qualche intoppo nella preparazione, ma quando serve si fa trovare prontissimo. La sua stagione entra nel vivo con un ottimo terzo posto al Giro di Romandia, poi al Tour de France corre con intelligenza gestendo le energie nella prima fase per crescere con il passare delle settimane. Secondo a Pau nella cronometro individuale, si difende benissimo in salita e a tratti dà l’impressione di dover tirare il freno nelle due giornate decisive per la presenza del compagno di squadra Bernal prima in fuga e poi in maglia gialla. Resta da chiedersi come sarebbe finita la sua Grande Boucle senza la neutralizzazione della terzultima tappa e l’accorciamento della penultima. Ma questo non dipende certo da lui.

Anthwan Tolhoek (Jumbo-Visma), 7: Il classe ’95 riesce per la prima stagione a mostrare davvero le sue qualità di scalatore. Al Giro d’Italia è uno dei (pochi) validi appoggi per Primoz Roglic, spesso l’ultimo a perdere contatto in appoggio al proprio compagno di squadra. Più avanti sfrutta la sua condizione per conquistare il suo primo successo in carriera, coronando una splendida fuga nella tappa regina del Giro di Svizzera. Con Bernal alla sua caccia dietro, non era affatto scontato. Chiude l’anno con un buon quarto posto al Tour of Guangxi, che lo rendono un prospetto interessante anche per le corse di una settimana. Certo, nella Jumbo-Visma dell’anno prossimo non sarà facile trovare spazio.

Matteo Trentin (Mitchelton-Scott), 8: Vice-campione del mondo, vincitore di una tappa del Tour de France, protagonista nelle classiche. Il 2019 è stato l’anno che ha lanciato definitivamente Trentin tra i grandissimi, su diversi terreni. Il trentino ha iniziato con un paio di successi nella Vuelta a Andalucia e qualche piazzamento alla Parigi-Nizza, per poi centrare la top ten a Milano-Sanremo (in cui ha cercato di anticipare gli altri del gruppetto), E3 Harelbeke e Gent-Wevelgem. L’unica macchiolina rimane l’accoppiata Fiandre-Roubaix, che non gli regala soddisfazioni. Ma già al Tour de France dimostra la sua grande classe, lottando in volata e vincendo in fuga nell’arrivo a Gap, attaccando da lontano e tenendo sul Gpm finale. Dopo il sigillo al Trofeo Matteotti, vive una giornata da protagonista al mondiale, in cui sfiora la medaglia d’oro venendo battuto in volata da un sorprendente Pedersen. Nessun rimpianto, perché il danese aveva una gamba migliore. E la medaglia d’argento completa una stagione da protagonista assoluto, dall’inizio alla fine.

LETTERA U

Diego Ulissi (UAE Team Emirates), 7: Dopo una leggera flessione nel 2018, il toscano torna ai suoi livelli. L’azzurro della UAE, infatti, si destreggia bene su vari terreni riuscendo a conquistare una corsa a tappe di una settimana come il Giro di Slovenia, di cui vince anche una tappa, e mostrando tutto il suo valore nelle corse di un giorno. Una vittoria al GP Lugano e al Test Event di Tokyo rappresentano gli altri successi stagionali, ma possono essere motivo di grande soddisfazione anche il terzo posto alla Freccia Vallone e il secondo e il quarto posto ottenuti nelle due classiche canadesi.

Rigoberto Uran (EF Education First), 5,5: Pochi risultati di rilievo in una stagione pesantemente condizionata dagli infortuni per il capitano delle Education First. Il colombiano inizia la sua stagione nel segno della sfortuna rompendosi una clavicola alla Parigi-Nizza. Fa in tempo a rientrare per prepararsi per il Tour, dove riesce a chiudere con il settimo posto finale, ottenuto però senza nessun exploit e senza mai mettersi in mostra più di tanto. La Vuelta sembra l’occasione giusta per il riscatto e invece i sogni di gloria vanno in fumo con la caduta della sesta tappa che lo costringe anche ad un ricovero in terapia intensiva. Per fortuna si è tutto risolto per il meglio e lo scalatore sudamericano è già tornato in bici con tanta voglia di fare bene nel 2020.

LETTERA V

Michael Valgren (Dimension Data), 4,5: Stagione molto deludente per il danese, grande protagonista nel 2018 soprattutto nelle Classiche con le vittorie all’Amstel Gold Race e alla Omloop Het Nieuwsblad. Quest’anno, dopo il cambio di squadra, è letteralmente sparito sia negli appuntamenti di Primavera in cui era più atteso, che nelle corse a tappe, dove non si è davvero mai visto. Riappare, parzialmente, nel finale di stagione con il quarto posto al GP Montréal e il sesto ai Mondiali di Yorkshire 2019, ma è davvero troppo poco per un corridore con le sue qualità.

Alejandro Valverde (Movistar), 8: Altro anno da ricordare per l’eterno corridore murciano. Come al solito è protagonista in tutte le gare a cui partecipa nell’arco dell’intera stagione, pur non riuscendo, in Primavera, ad ottenere i successi sperati, complici problemi fisici. Dopo aver vinto i Campionati Nazionali, partecipa al Tour de France, chiuso in nona posizione, mentre alla Vuelta si deve arrendere solamente allo strapotere di Roglic. Ma il secondo gradino del podio, condito da un successo di tappa, ne certifica, ancora una volta, tutta la sua classe.

Wout Van Aert (Jumbo-Visma), 7,5: Splendida la sua prima stagione con una squadra WorldTour, purtroppo conclusa in maniera molto sfortunata con la caduta durante la crono di Pau al Tour de France. Il belga, dopo alcuni ottimi piazzamenti ottenuti in Primavera, soprattutto il terzo posto alle Strade Bianche e il secondo alla E3, ottiene il suo primo successo nella massima categoria, dimostrando inaspettate doti di cronoman al Giro del Delfinato. Si ripete subito il giorno successivo, sempre nella corsa francese. Si presenta al Tour de France col titolo di Campione Nazionale a cronometro. Alla Grande Boucle conquista con una sontuosa volata la tappa di Albi, prima della terribile caduta. Si dimostra corridore dal sicuro avvenire.

Greg Van Avermaet (CCC), 6,5: Un 2019 al di sotto delle aspettative quello del belga, salvato, solo parzialmente, dal successo conquistato al GP de Montréal al tramonto della stagione. Il secondo posto alla Omloop e il terzo alla E3 non sono sufficienti per una Primavera nella quale il campione olimpico nutriva obiettivi ben più importanti. Piuttosto anonima anche la sua partecipazione al Tour de France. Un’annata chiusa con tre sole vittorie non può certo soddisfare un corridore che ci ha abituato a ben altre prestazioni, ma la sua continuità è stata preziosa prendendosi la squadra sulle spalle.

Dylan Van Baarle (Team Sky/INEOS), 6,5: Ogni anno che passa riesce a migliorare, incrementando leggermente le proprie prestazioni. Il 27enne neerlandese vince l’Herald Sun Tour in apertura di stagione, per poi disputare una solida campagna del Nord da capitano e quindi essere tra gli scudieri di Egan Bernal al Tour de France. Si tratta di quei corridori che, pur poco appariscenti, ogni Direttore Sportivo vuole in squadra grazie a doti di solidità e duttilità non comuni.

Mathieu van der Poel (Corendon-Circus), 9,5: Il 2019 del talentuoso neerlandese è a dir poco fenomenale. Dovendo smaltire la stagione di ciclocross, centellina le proprie presenze su strada ma la sua presenza si fa sempre sentire. Vince ben dieci corse in poco più di 30 giorni accumulati, portandosi a casa in primavera la Dwars door Vlaanderen, la Freccia del Brabante e, soprattutto, l’Amstel Gold Race con una volata lunghissima da annali del ciclismo dopo avere già sorpreso con il quarto posto al Giro delle Fiandre. Il 10 in pagella è inficiato soltanto dal crollo improvviso nel finale dei Campionati del Mondo, quando era ancora in lotta per una medaglia. Se queste sono le premesse della sua carriera da professionista su strada, ci aspettano molte imprese memorabili.

Tejay Van Garderen (EF Education First), 5: Un’altra stagione negativa per il corridore statunitense che non riesce più a dimostrarsi competitivo ad alti livelli. Condizionato anche da numerosi problemi fisici, abbandona i due GT a cui partecipa, il Tour de France e la Vuelta, senza lasciare tracce. Il suo miglior risultato è il secondo posto nella classifica generale del Giro del Delfinato, ma chiude l’anno senza ottenere vittorie o altri piazzamenti di rilievo. Un corridore che sembra essersi smarrito, ormai lontano dal livello che aveva mostrato nei suoi primi anni, quando aveva conquistato due top 5 al Tour.

Danny Van Poppel (Jumbo-Visma), 5,5: La sua ultima stagione, almeno per ora, nel WorldTour ha più ombre che luci. Riesce a cogliere molti piazzamenti interessanti, tra cui un quinto posto alla Gand-Wevelgem, ma non riesce mai a timbrare il cartellino. Nelle corse più impegnative non riesce mai ad emergere e non riesce nemmeno a guadagnarsi una convocazione per un Grande Giro. L’anno prossimo proverà a rilanciarsi con la Circus-Wanty, dove ritroverà anche il fratello Boy.

Jelle Vanendert (Lotto Soudal), 5: L’età comincia a farsi sentire il per il 34enne belga che, nel corso di questa stagione, non è riuscito a dare un apporto sostanziale alla causa della sua squadra. Il nono posto della Freccia Vallone e il settimo della Clasica San Sebastian non riescono a salvare una stagione in grande flessione, nella quale pesa anche il ritiro già alla quinta tappa del Giro d’Italia a causa di una infiammazione al ginocchio.

Sep Vanmarcke (EF Education First), 5,5: Non basta la vittoria alla Bretagne Classic per salvare la sua stagione. Il belga, a parte il quarto posto alla Parigi-Roubaix e una vittoria di tappa al Tour Cycliste International du Haut Var, non ottiene alcun altro piazzamento di rilievo. Per un corridore partito con ben altre ambizioni, soprattutto nelle Classiche, si è trattato di un 2019 sicuramente negativo.

Simone Velasco (Neri Sottoli-Selle Italia-KTM), 7: Il 2019 è stato l’anno della svolta per il 24enne bolognese che lascia già il segno con una splendida fuga al Trofeo Laigueglia a febbraio. La sua stagione prosegue in modo regolare con un’altra vittoria nella terza tappa della Settimana Internazionale e poi tanti altri piazzamenti interessanti, tra cui spicca il terzo posto della Coppa Sabatini. La chiamata della Gazprom-RusVelo gli permetterà di crescere ulteriormente mettendosi alla prova in un calendario ancora più internazionale.

Andrea Vendrame (Androni-Sidermec), 7: Il 25enne veneto ha dato importanti segnali di crescita nel corso di questa stagione, meritandosi il passaggio nel WorldTour per il 2020. Le vittorie a referto alla fine sono due, ma si fa apprezzare nel corso di tutto l’anno per la sua generosità, che gli permette anche di sfiorare il successo di tappa al Giro d’Italia a San Martino di Castrozza, battuto soltanto da Esteban Chaves. Nel finale di stagione colleziona altri piazzamenti nelle corse italiane, consolidando una nuova dimensione molto interessante in prospettiva.

Julien Vermote (Dimension Data), 5: Nella stagione poco brillante di tutta la Dimension Data, non si salva nemmeno il belga che non lascia mai il segno. Il miglior risultato arriva proprio in chiusura di stagione, con il decimo posto alla Parigi-Tours. Il resto della stagione è completamente anonimo, sia nelle corse a tappe che in quelle di un giorno.

Carlos Verona (Movistar), 5,5: Il primo anno in Patria del 27enne spagnolo non è certo da ricordare. Non riesce mai a trovare il giusto colpo di pedale, disputando una Volta a Catalunya combattiva e rimanendo successivamente “vittima” delle diatribe tra Landa, Quintana e Valverde al Tour de France. Chiude leggermente in crescendo nelle classiche italiane d’autunno e l’anno prossimo non potrà fare altro che trarre giovamento da una organizzazione di squadra profondamente rinnovata.

Arthur Vichot (Vital Concept-B&B Hotels), 5: Lui stesso ha definito “da incubo” il proprio 2019, costellato dai problemi fisici. Ad aprile è stato scoperto un virus che gli causava affaticamenti durante lo sforzo fisico, ma anche dopo le cure non è riuscito a tornare in forma. Ha staccato così la spina già a giugno, sperando di poter tornare al meglio nel 2020.

Davide Villella (Astana), 7: Stagione di conferme per il 28enne lombardo che si è ben disimpegnato nel corso di tutto l’anno, soprattutto nelle brevi corse a tappe. I risultati migliori arrivano in autunno con il secondo posto nella CRO Race e il nono al Tour of Guangxi, dopo avere disputato un Giro d’Italia generoso, senza troppo apparire, ma costantemente al servizio del team.

Giovanni Visconti (Neri Sottoli-Selle Italia-KTM), 8: Annata ancora una volta strepitosa per l’ex tricolore siciliano, che riesce ancora a lasciare il segno in molteplici situazioni. Vince tappe al Giro di Slovenia e poi al Giro d’Austria, portandosi poi a casa anche uno splendido Giro della Toscana dopo un infortunio che sembrava doverlo costringere a fermarsi anzitempo. Un calendario cadenzato in modo perfetto gli permette di essere competitivo per tutto l’anno, da febbraio a ottobre e di confermarsi ancora uno degli uomini di riferimento del ciclismo italiano.

Elia Viviani (Deceuninck-Quick-Step), 8,5: Il velocista veronese si conferma come uno dei corridori più vincenti del gruppo. Ottiene il primo dei suoi undici successi all’alba della stagione nella prima tappa del Tour Down Under. L’unica delusione al Giro d’Italia, dove vive un momento difficile dopo che gli viene tolta la vittoria di Orbetello per una manovra scorretta e decise di ritirarsi. Si rifà alla grande al Tour de France dove ottiene il suo primo successo in carriera. Vive un mese di agosto eccezionale nel quale trionfa ai Campionati Europei e vince la Classica di Amburgo e la Prudential RideLondon. Meno successi, ma tutti di altissima qualità.

Alexis Vuillermoz (Ag2r La Mondiale), 5: Stagione abbastanza sfortunata quella del francese che si disimpegna abbastanza bene nella prima parte della stagione, giungendo al Giro d’Italia con i gradi di capitano e al meglio della forma. Le sue ambizioni di classifica si infrangono però sulla discesa del Mortirolo, quando finisce fuori strada a causa di una violenta crisi d’asma e perde mezz’ora. Ripescato tra i convocati per il Tour de France, si rende utile alla causa di Romain Bardet ma poi è costretto a concludere la stagione a fine agosto a causa di una frattura alla rotula.

LETTERA W

Jelle Wallays (Lotto Soudal), 6,5: Anche quest’anno il belga coglie una vittoria pesante, confermandosi corridore solido, capace di garantire supporto alla squadra, ma anche di cogliere le occasioni che gli capitano. Dopo una stagione non proprio riuscita, la vittoria quest’anno arriva all’ultima occasione, presentandosi con grandi ambizioni alla Parigi-Tours già vinta nel 2014. Un’azione d’altri tempi la sua, partendo in contropiede a 50 chilometri dalla conclusione, riuscendo a tagliare il traguardo in solitaria beffando inseguitori e gruppo.

Max Walscheid (Team Sunweb), 5: In una squadra che non punta particolarmente sulle ruote veloci, non è semplice trovare modo di farsi notare, ma questa stagione trova più spazio del previsto visti gli infortuni dei big delle salite. Tuttavia il velocista tedesco non riesce propriamente a sfruttare l’occasione, cogliendo una sola vittoria, peraltro in una corsa non proprio irresistibile. Per lui anche un paio di piazzamenti importanti, che ne confermano comunque un talento che deve maturare presto, altrimenti rischia di restare incompiuto.

Pieter Weening (Roompot-Charles), 6,5: Il 38enne neerlandese fa da chioccia ai giovani nell’ultima stagione del progetto nazionale per giovani talenti locali (mischiatosi con la Veranda’s Willems per cercare di sopravvivere), ma ne è anche uno dei pochi ad uscirne a testa alta. Il merito è soprattutto del bel successo al Giro del Lussemburgo, al quale aggiunge alcuni discreti piazzamenti, anche se quasi esclusivamente ad inizio stagione, e soprattutto tanta grinta, quella che in carriera lo ha spesso premiato.

Tim Wellens (Lotto Soudal), 6: Il belga è un corridore di grande talento, ma anche quest’anno gli amnca il salto di qualità. Le cinque vittorie stagionali gli fanno meritare tutto sommato la sufficienza, così come alcuni piazzamenti di spessore come Omloop Het Nieuwsblad e Freccia del Brabante, ma forse sono proprio questi a far aumentare i rimpianti per una carriera che non decolla. Anche il terzo posto al Giro del Belgio e al Binck Bank Tour, oltre che le top ten a GP Montréal, Bretagne Classic, Gp Québec e Strade Bianche, ne confermano una poliedricità dalla quale è ormai lecito aspettarsi di più.

Mike Woods (EF Education First), 7: Il canadese si conferma ad alti livelli, ma non spicca come lo scorso anno. Il trionfo alla Milano – Torino è chiaro segnale che può giocarsela ad altissimi livelli, come già dimostrato ampiamente negli ultimi due anni. Ormai gli manca la vittoria di peso, quella che comunque non è lontana visti alcuni bei risultati come a Liegi – Bastogne – Liegi e Il Lombardia. Quando le pendenze sono dure, bisogna certamente fare i conti anche con lui.

LETTERA Y

Adam Yates (Mitchelton-Scott), 5,5: Cinque vittorie stagionali non bastano per considerare sufficiente la stagione del britannico. Si tratta, infatti, di successi arrivati nei momenti meno importanti della stagione, soltanto due dei quali a livello World Tour. Dopo un buon avvio di stagione nelle corse a tappe spagnole di una settimana, soprattutto tra Paesi Baschi e Catalogna, e un quarto posto alla Liegi-Bastogne-Liegi per il meno vincente dei fratelli Yates è cominciato un lento declino, culminato con un Tour de France in cui non si vede praticamente mai, né riesce a rendersi utile per la sua squadra. Nel finale di stagione rialza nuovamente la testa con un successo di tappa e la classifica generale della CRO Race e il podio alla Milano-Torino, ma ormai è troppo tardi, per il riscatto definitivo ripassare nel 2020.

Simon Yates (Mitchelton-Scott), 6: Due convincenti successi di tappa al Tour de France permettono allo scalatore della Mitchelton-Scott di riscattare, almeno parzialmente, la sua stagione. Dopo un buon inizio di stagione, con le vittorie di tappa alla Ruta del Sol e alla Parigi-Nizza, il vincitore della Vuelta 2018 si era presentato al Giro come uno dei grandi favoriti, ma dopo un buon inizio il britannico non è riuscito mai a rendersi pericoloso, non facendo vedere nemmeno uno di quegli scatti che avevano fatto innamorare di lui il grande pubblico soltanto un anno prima. Alla fine arriva una top 10, ma considerate dichiarazioni e aspettative della vigilia è impossibile non parlare di fallimento. Al Tour, però, capendo immediatamente di non poter far classifica e che nemmeno il gemello è in condizione per farlo, è bravo a reinventarsi e a trovare due successi di tappa.

LETTERA Z

Rik Zabel (Katusha-Alpecin), 5,5: Una vittoria e quasi niente altro nella stagione del figlio d’arte. Il tedesco poteva avere qualche occasione in più quest’anno visto che il velocista faro del team ha lasciato anzitempo, ma non si è visto molto, con solamente altre due top ten nell’arco della intera stagione. La sua seconda vittoria stagionale vale comunque la conferma di essere un corridore in grado di ottenere risultati importanti, permettendogli così di continuare la sua carriera malgrado la chiusura del team. Il 2020 si prospetta anno fondamentale per comprendere realmente quale può essere il suo posto in gruppo.

Filippo Zaccanti (Nippo-Fantini-Faizanè), 6,5: Una vittoria di tappa e due classifiche conquistate dal 24enne italiano, che trova il modo di lasciare il segno anche con azioni offensive, sempre pronto a farsi notare. Classe 1995, è tra le poche note positive della stagione della compagine italo-nipponica, riuscendo a farsi conoscere specialmente in Oriente grazie alle sue prestazioni, che gli valgono un contratto di livello anche per il 2020, con responsabilità crescenti.

Ilnur Zakarin (Katusha-Alpecin), 5,5: Per uno come lui la vittoria e il decimo posto finale al Giro d’Italia non possono bastare a salvare la stagione, soprattutto se sono gli unici risultati di un certo spessore nell’arco di una stagione inevitabilmente condizionata anche dalle numerose difficoltà della sua squadra. La grinta mostrata permette comunque di alzare il voto.

Edoardo Zardini (Neri-Selle Italia-KTM), 5: Tra sfortuna e difficoltà, continua il periodo difficile del corridore veronese, che non riesce praticamente mai a lasciare il segno, se non per qualche sporadico piazzamento. Quando riesce prova comunque a dare una mano alla squadra, mettendosi al servizio di capitani Visconti in alcune delle sue affermazioni più importanti di quest’anno.

Riccardo Zoidl (CCC), 5: Dopo due belle stagioni a livello continental, in extremis gli arriva l’occasione d’oro di tornare ai massimi livelli, ma questo 2019 scivola via impietoso, quasi senza che ci si accorga di lui. Qualche piazzamento in top ten, tra cui il consueto Giro d’Austria, non basta per garantirgli un’altra possibilità. Tornerà alla casella di partenza, un livello in cui si trova evidentemente più a suo agio.

Federico Zurlo (Giotti Victoria – Palomar), 6,5: Due vittorie e tanti piazzamenti, anche in corse di discreto livello, hanno permesso al 25enne padovano di dimostrare di poter ambire a qualcosa in più di una formazione continental. Purtroppo per lui, sembra essere rimasto intrappolato nella disastrata EPowers e ora il suo futuro è alquanto incerto. Dopo alcuni anni difficili, sarebbe davvero una beffa dover restare al palo dopo quella che è sembrata la miglior stagione della sua carriera.

2 Commenti

    1. Grazie per la segnalazione massimo, effettivamente sono saltati alcuni nomi con la P a causa di un aggiornamento. Abbiamo provveduto ad inserire i nomi mancanti.

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